Il Crollo dell’Export in Russia, Meccanica per Prima – Perche’?
A causa delle sanzioni, l’export in Russia della meccanica made in Italy ha subito dei duri colpi. Eppure, le macchine utensili italiane sono apprezzate all’estero.
IL CROLLO DELL’EXPORT ITALIANO
Non solo meccanica e macchine utensili
Tempo fa, su questo blog, avevo parlato le previsioni delle conseguenze sull’export delle sanzioni verso la Russia. Le conseguenze sull’export in Russia si sono poi fatte sentire in tutta la loro portata, non solo per la meccanica e le macchine utensili.
In alcuni settori – quelli di tante PMI venete – le conseguenze sono semplicemente devastanti. Il crollo dell’export secondo i dati ICE di maggio 2015:
- Macchine utensili: -66.3%
- Agroalimentare: -43.2%
- Arredamento: –35.8%
- La media dell’export italiano in Russia: -24.7%.
E’ pur vero che recentemente la situazione e’ migliorata, ma i danni fatti sono pressoche’ irrecuperabili.

La mancanza di analisi delle lezioni dell’esperienza
C’e’ un pero’: anche la Germania e’ interessata da sanzioni e contro-sanzioni, ma non ha subito lo stesso colpo alla meccanica nazionale.
Temo che la situazione italiana sia dovuta anche ad altri fattori – tra i quali includerei:
- Lo “statalismo” ad un grado eccezionale. Vedi ad esempio i voucher per l’internazionalizzazione
- La mancanza di iniziativa. Leggi spirito di impresa.

LA PERDITA DEFINITIVA DI MERCATO RUSSO
Come distruggere un fiorente mercato estero
Purtroppo, quanto rilevato non e’ tutto.
Se prima delle sanzioni l’export verso la Russia era in salita costante, il risultato finale e’ stato:
- Un – 12.4% nel 2014
- L’appena citato – 24.7% nel maggio 2015.
In poche parole, la situazione e’ peggiorata a vista d’occhio.
La UE nel suo insieme ha perso ben il 33.1%.

Nel frattempo, altri fanno export in Russia
Ma c’e’ di peggio di queno appena visto.
Come gia’ rilevato in questo blog, lo spazio lasciato libero dalle aziende italiane ed europee in Russia a causa delle sanzioni e contro-sanzioni viene riempito da altri attori. Questi attori che non hanno alcuna intenzione di mollare la manna piovuta dal cielo.
Ed infatti: a fronte di un –66.3% italiano nel settore delle macchine utensili, si e’ registrato un +90.4% della Cina.
Inoltre, si ha la conferma di quanto gia’ rilevato: le sanzioni hanno dato grande impulso alla produzione nazionale russa come alternativa all’importazione.
Altri paesi che sono molti attivi nell’occupazione dello spazio lasciato libero dalla UE sono l’India ed il Vietnam. Ma non sono gli unici.
L’Unione Europea ha regalato un mercato enorme alla concorrenza.

COLPITI NON SOLO I SETTORI SOTTOPOSTI A SANZIONI E CONTRO-SANZIONI
L’Unione Europea “uccide” le esportazioni
Visto che le sanzioni economiche non sono altro che un’arma politica, era prevedibile che avrebbero sortito effetti ben piu’ vasti di quanto supposto dall’Europa.
Come ho scritto precedentemente, l’Unione Europea sta utilizzando l’economia come continuazione della politica con altri mezzi.
Il problema sta nel fatto che non avendo una vera strategia politica ed economica russa, la UE non ha idea degli effetti delle sue azioni. Tali azioni stanno uccidendo l’export.

Un clima da guerra di sanzioni
In breve:
- Il clima creato da questa assurda guerra di sanzioni non e’ certamente favorevole alle imprese occidentali che vogliano internazionalizzare in Russia
- Peggio ancora, le aziende che sono gia’ li’ – senza avere previsto simili complicazioni – si trovano a gestire una situazione delicata. Per non parlare delle PMI che magari avevano acceso dei mutui per potere investire all’estero.
In generale, il clima in Russia e’ certamente meno favorevole alle aziende europee. Se tale clima dovesse influire molto sull’atteggiamento della popolazione, la situazione non diventerebbe certamente il massimo.
Ricordo che vendere all’estero ed internazionalizzazione richiedono un mercato ben disposto verso i prodotti proposti.

Un problema per i produttori di macchine
Se non fosse per il Piano Nazionale Industria 4.0:
- Le imprese italiane starebbero acquistando molte piu’ macchine utensili usate
- Le aziende produttrici di macchine avrebbero ulteriori problemi.
Ricordo che l’Italia e’ uno dei principali paesi produttori di macchine utensili al mondo.

IL CASO DELLE MACCHINE UTENSILI RIVELA QUALCOSA DI IMPORTANTE
Italia, Germania e Cina
La cosa strana e’ che:
- L’Italia ha avuto un calo del 66.3%
- La Germania ha subito un calo del 1.2%. Si tratta del principale concorrente dell’Italia sul mercato russo prima delle sanzioni
Si sa da tanto che i russi hanno una predilezione per i prodotti italiani. Tale gusto “italiano” era molto evidente nella meccanica, giudicata piu’ adattabile di quella tedesca.
E’ evidente che l’Italia e’ stata totalmente spiazzata dalla Cina, che ha realizzato un +90.4%.
Non si capisce, visto il dato tedesco, come cio’ sia potuto accadere.
L’unica interpretazione che mi viene in mente e’ che le imprese italiane siano state giudicate meno affidabili di quelle tedesche. O meglio, che sia stato giudicato in modo negativo l’apparato di internazionalizzazione ed export di tali imprese.
Qual’e’ il motivo?

Perche’?
Difficile dire. Tuttavia, e’ evidente che il sistema italiano – piuttosto “ingessato” e forse giudicato troppo legato ad organizzazioni o para-organizzazioni governative – non ha saputo riscuotere la fiducia russa in questo frangente.
I temporary export manager Italian style non sono certamente il tipo di risposta dinamica, espressione della libera iniziativa, che l’impresa al passo coi tempi si poteva aspettare.
Mi sembra pero’ che nessuno in Italia si stia interessando a questo fenomeno. In poche parole, prosegue – senza alcuna apparente forma di analisi/miglioramento – questa forma di internazionalizzazione che vede un export fortemente “istituzionalizzato”.

I VOUCHER PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE PMI
La via italiana per l’internazionalizzazione
Penso sia il momento opportuno per ricordare i voucher per l’internazionalizzazione. Essi definiscono:
- Chi ricevera’ un aiuto
- Quali aziende di consulenza saranno titolate a seguire le (poche) imprese fortunate.
Obiettivamente, questo mi sembra quanto di piu’ distante dal concetto di Impresa si possa concepire. Internazionalizzare significa agire rapidamente e secondo i migliori aspetti dell’impresa commerciale, non introdurre burocrazia e vincoli.
Senza parlare di cosa viene a tutto gli effetti “imposto” assieme ai voucher per l’internazionalizzazione, ovvero i gia’ citati temporary export manager.
Obbligare l’azienda a scegliere tra le societa’ di consulenza inserite in un elenco di un ministero – il MISE – e’ obiettivamente un obbligo che vincola fortemente l’impresa. Tale obbligo rappresenta l’antitesi del concetto stesso di impresa.

Internazionalizzare, soprattutto di questi tempi, significa dinamicita’
Il gran vantaggio delle PMI sta nel fatto che sono libere dagli attriti che impastoiano le grandi aziende. Rinunciando a tale liberta’, perdono il loro vantaggio piu’ importante.
Per dire le cose come stanno, quei 7.000 E sono accompagnati da delle limitazioni fondamentali – tipo a chi si deve rivolgere la PMI. Si tratta di un chi stabilito da un apparato burocratico.

Perche’ 7.000 E?
Perche’ facendo i conti della serva, la PMI riceve 10.000 E e ne impegna almeno 3.000. Nella cucina della serva, questo significa 7.000 E di liquidita’.
Sono 7.000 E che pero’ – a tutti gli effetti – tolgono alla PMI la liberta’ di scegliersi un export manager temporaneo in completa liberta’. Saro’ all’antica, ma per me si tratta di un’intollerabile intromissione del pubblico nel privato.
Possibile che ci sia ancora chi ritiene di imporre vincoli burocratici e liste ad una PMI che sta per intraprendere un’operazione come l’internazionalizzazione? Tale operazione comporta tantissima presa di responsabilita’ ed un export manager che gode della fiducia personale dell’azienda.
Perche’ la PMI dovrebbe rinunciare a scegliere sulla base delle sue esigenze? Fossero almeno chissa’ quanti soldi!

MECCANICA, AGROALIMENTARE ED ARREDAMENTO – IL DISASTRO PER IL VENETO
Il Veneto e’ la patria non solo di aziende meccaniche, ma anche di PMI del settore arredo e di tante aziende agricole che producono ortaggi.
Come ricordato all’inizio, i dati sono rivelatori: agroalimentare, – 43.2%; arredamento, – 35.8%.
Quello che i dati sull’export verso la Russia non dicono e’ molto semplice: quante PMI venete si ritrovano nelle peste a causa delle sanzioni e del clima che ne e’ conseguito?
Un’impresa che avesse discretamente investito – a ragione commercialmente ben veduta – in Russia, ben facilmente potrebbe ora trovarsi in crisi o peggio. Ricordo che in questo momento una perdita di fatturato notevole puo’ rivelarsi fatale.

Il caso della meccanica veneta
Ma c’e’ di peggio: il Veneto e’ la patria della sub-fornitura, ovvero delle piccole imprese che lavorano per altre imprese. Si tratta di una catena molto lunga, che arriva ai sub-sub-fornitori ed oltre.
Molto si parla dell’indotto delle grandi aziende, ma mai si parla dell’indotto delle PMI.
Eppure, di fronte al disastro evidente la UE continua a rinnovare le sanzioni contro la Russia.

L’Unione Sovietica e la UE
Evidentemente, l’Unione Europea non ha mai compreso la lezione della caduta dell’Unione Sovietica: la salute dell’economia di una nazione e’ fondamentale, anche e soprattutto piu’ di quella politica.
L’aspetto peggiore e’ che il mercato perso non e’ piu’ recuperabile; fondamentalmente, si tratta di una catastrofe commerciale.
Nonostante la situazione, l’Unione Europea continua ad antagonizzare Mosca.
Le aziende venete avevano puntato molto sulla Russia. Purtroppo, decisioni di stampo puramente politico hanno posto fine alle speranze di tante PMI.

STRATEGIA ED INTERNAZIONALIZZAZIONE
Se nel caso di puro export il danno per le imprese e’ grave, nel caso dell’internazionalizzazione lo e’ ancora di piu’:
- Investimenti notevoli rischiano di sparire come neve al sole
- Come ricordato, il sentimento russo verso i prodotti europei non e’ certamente al massimo.
Le imprese avevano fatto le loro valutazioni, ma e’ evidente che le considerazioni strategiche non avevano preso in considerazione eventuali concorrenti di altri paesi.

Perche’ dico cio’?
Perche’ disfatte come quella nel campo delle macchine utensili rivelano una chiara mancanza di un contingency plan, di una soluzione per rilanciare il prodotto in caso di congiunture negative.
Al di la’ dell’effetto scatenante (le sanzioni), un calo del valore del rublo o del prezzo del petrolio non poteva essere escluso.
La crescente vicinanza tra Russia e Cina non era una novita’, ed e’ ben noto l’effetto di una svalutazione della moneta nazionale rispetto a quella dei fornitori; del resto, la penetrazione del mercato russo da parte di India e Vietnam la dice lunga.

LESSONS LEARNED?
Una certa superficialita’ quando si va all’estero
Tutto cio’ pone in risalto quelle che gli inglesi chiamano lessons learned: le lezioni che l’esperienza ci insegna.
Purtroppo – come gia’ rilevato nel capitolo sulle macchine utensili – pare che in Italia:
- Nessuno stia analizzando tali lezioni
- Non ci sia segno di un’inversione di tendenza in quella che oserei definire superficialita’ nell’internazionalizzare.
Senza le opportune considerazioni geopolitiche e strategiche, certi errori sono inevitabili. Inoltre, non si puo’ prescindere da considerazioni politiche (e sociologiche) quando si va ad esportare o produrre in un altro paese. Questo e’ ancora piu’ vero quando si opera in un paese extra UE.
Ma devo dire che molto raramente ho sentito parlare di cio’.

Geopolitica, strategia aziendale ed analisi dei rischi
Ma forse, alcuni aspetti vanno oltre l’esperienza di tanti. Ad esempio:
- Fare considerazioni di geopolitica
- Sviluppare una strategia aziendale di alto livello
- Analizzare e gestire i rischi
- Rilevare ed analizzare le lezioni impartite dall’esperienza – (anche e sopratutto altrui
- Porre rimedio agli errori
- La flessibilita’ e la dinamicita’.

Le societa’ di consulenza
Infine, sono sempre piu’ convinto che troppe societa’ di consulenza per l’internazionalizzazione siano molto lontane dal mondo della meccanica, ed in particolare delle PMI.
Questo e’ un po’ il punto debole di dette societa’, specialmente se si sono gettate nel mondo dell’internazionalizzazione perche’ trendy – come accade purtroppo spesso nel mondo della consulenza.
Un minimo di competenza, non dico strettamente meccanica, ma perlomeno ingegneristica, e’ a mio avviso necessaria. Senza tale competenza non si possono comprendere i problemi che un’azienda meccanica deve affrontare se vuole internazionalizzare.

EXPORT IN RUSSIA E MECCANICA
Gli attori extra UE
Negli ultimi anni, Mosca si e’ sempre piu’ avvicinata all’Asia.
E’ ovvio che – vista la situazione geopolitica – vari paesi asiatici abbiano incrementato notevolmente l’export in Russia. Parliamo di meccanica in primis.
Tra i paesi in questione vi sono:
- Cina
- India
- Vietnam.
Vista la politica estera europea, e’ ormai evidente che la Russia di Putin ha cambiato priorita’ geopolitiche.

E l’Italia?
Nel frattempo, l’Italia sembra volta soprattutto all’Africa – invece che all’Asia.
Per quanto questo non abbia senso, e’ evidente che Roma preferisce coltivare sogni finiti da tanto in Libia – invece di coltivare il mercato russo.
E poi diciamocelo: forse in Libia ci saranno – chissa’ quando – opportunita’ nel campo delle infrastrutture e quello energetico, ma:
- La parte del leone la faranno altri paesi. Alcuni di questi paesi potrebbero essere: Turchia, Russia, ecc.
- Finche’ l’Italia persistera’ nel vano tentativo di farsi dare “privilegi” da altri paesi, non penso che finira’ bene
- In ogni caso, non credo proprio che la Libia sia un mercato estero prioritario per le aziende meccaniche.

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