Perche’ sono stati Ignorati i Dati di Export ed Import? Le Conseguenze della Crisi Cinese
Perche’ molte societa’ di consulenza per internazionalizzazione hanno spinto – e spingono – a favore della scelta a priori della Cina come mercato per l’export da parte delle imprese italiane?

LA CINA E LE SOCIETA’ DI CONSULENZA PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE
Borse ed economia reale
Perche’ molte societa’ di consulenza per l’internazionalizzazione spingono a priori in favore del mercato cinese?
Gia’ ad aprile 2015 era stato rilevato il pessimo andamento di export ed import cinesi, nonche’ lo scollamento tra le borse e l’economia reale.
Inoltre, quanto e’ accaduto con il crollo delle borse cinesi non era imprevedibile, perche’ vari analisti avevano sottolineato le fragili basi della crescita cinese. Forse era imprevedibile il quando, ma una buona analisi dei rischi che avesse compreso il fattore prossimita’ non avrebbe assolutamente potuto escludere questo lasso di tempo.

PMI e Nuova via della seta
Al di la’ delle previsioni, e’ evidente che quanto sta accadendo non potra’ non avere effetti di prima grandezza sulle aziende che stanno facendo export verso la Cina. L’effetto sara’ massimo su chi sta internazionalizzando, specie se PMI.
In quanto alla mitica Nuova via della seta, davvero le PMI pensano di potere competere sul mercato cinese? Si tratta di un mercato che richiede quantita’ enormi di tutto – a meno che si tratti di extra-lusso. Piuttosto, e’ prevedibile che grazie alla Via della seta l’export cinese scalzi sempre di piu’ le PMI europee – in Europa, intendo.

RAGIONIAMO SUI DATI DI EXPORT ED IMPORT CINESI
In un articolo del 13 aprile 2015, In Cina crollano l’import e l’export. Le borse ignorano i dati, veniva rilevato che a marzo 2015 l’import era calato del 12.7% e l’export del 15%.
Si tratta di una piccola catastrofe commerciale, eppure sembrerebbe essere stata passata in silenzio dai piu’; inoltre, come scritto nell’articolo, le borse non ne hanno risentito.
Fatto sta che se le previsioni di Reuters erano di una crescita del 12% dell’export cinese, la realta’ e’ stata un – 15%. Fa una differenza del 27%.
Invece l’import e’ restato quasi nelle previsioni – 12.7% invece di -12%.

Ora, alcune considerazioni:
1) Un simile calo dell’import e dell’export rivelava gia’ mesi fa che il sistema Cina stava rallentando, e di brutto.
Tuttavia, le borse non hanno reagito … allora.
Fatto sta che i nodi sono arrivati al pettine, ma nel frattempo varie societa’ di consulenza hanno continuato a consigliare alle imprese di esportare ed internazionalizzare in Cina senza tenere conto dei dati citati. Quali potranno essere le conseguenze, specie per le PMI, si potra’ dire solo nei prossimi mesi od anni.
Chiaramente, l’azienda che si trova ad avere fatto forti investimenti e che magari ha gia’ un piede li’ … beh, potrebbe forse operare in un settore che non risente della crisi e scamparla se e’ fortunata. Fatto sta che una cosa e’ entrare in un mercato conoscendo bene la situazione, un’altra internazionalizzare sulla base di presupposti sbagliati. Un esempio in questo senso e’ il settore del lusso, che praticamente tutti avevano previsto avrebbe goduto di un boom, specie se made in Italy: pare che sia il settore che piu’ subira’ il contraccolpo della crisi.

2) Perche’ le borse non hanno reagito?
La domanda che sorge spontanea e’: perche’ il mondo finanziario non ha cominciato a prendere le misure necessarie gia’ allora?
Forse sperava che si trattasse di un fenomeno provvisorio?
Forse gia’ allora era stato ravvisato il terremoto che poteva arrivare e si era preferito nascondere la testa sotto la sabbia?
Fatto sta che ancora una volta il mercato finanziario si e’ dimostrato lontano dalla realta’; sembrerebbe che si sia perfino disinteressato dei fatti.

3) Dove esportare ed internazionalizzare
Quante volte ho scritto che i fattori finanziari e commerciali non dovrebbero mai essere gli unici ad essere considerati?
Ci sono una miriade di altri fattori da prendere in considerazione. A parte la geopolitica e la strategia aziendale, dovrebbe essere evidente – ma chiaramente non lo e’ – a qualunque consulente od export manager che serve un’analisi approfondita del paese target.
Tuttavia, in questo caso e’ totalmente incomprensibile perche’ varie aziende di consulenza abbiano continuato a suggerire fortemente la Cina come meta di internazionalizzazione: i dati di marzo 2015 erano fin troppo chiari.
Posso solo supporre che avessero gia’ dei solidi contatti in loco. Pur tuttavia, un consulente dovrebbe sempre rivalutare la situazione, e rivalutarla per la specifica impresa che si rivolge a lui.

4) I pacchetti di export e/o internazionalizzazione
Quante volte si e’ sentito di sistemi – o diciture simili – di internazionalizzazione?
Non mi stanchero’ mai di dire che l’internazionalizzazione “a pacchetto” facilita le aziende di consulenza ma non e’ certamente un bene per l’impresa che internazionalizza.
L’internazionalizzazione e’ come il lavoro di un sarto: va fatta su misura.

L’EFFETTO BORSE ASIATICHE
Giusto per fare un esempio, lunedi’ 24.08.2015 si e’ verificata ancora una volta una situazione che ha visto la fuga degli investitori asiatici; tale situazione rivela la fragilita’ del sistema cinese: Shanghai – 8.5%, Tokyo – 4,6%, Shenzhen – 7.8%, Hong Kong – 5.2%, Taiwan -4.8%, Sydney – 4.3%, Mumbai (Bombay) – 4%, Asia Pacific Index – 4.9%.
E naturalmente ci sono state conseguenze in Europa e Stati Uniti: Dow Jones (New York) -2.9%, Francoforte e Londra – 4.7%, Parigi – 5.4%, Milano – 6%.
Se il giorno dopo e’ andata meglio per le borse europee, per quelle cinesi e’ stato un altro crollo: Shanghai – 7.62%.
Questo rivela chiaramente quali effetti globali possa avere l’ormai evidente crisi cinese.
Sinceramente, consiglierei – come del resto ho sempre fatto – di fare delle serie considerazioni prima di internazionalizzare in Cina, e non solo per via delle borse.
Del resto, sono sempre stato un po’ restio a consigliare a qualcuno di internazionalizzare in Cina; questo, per via di una serie di fattori su cui poi mi soffermero’ piu’ a lungo. Decidere dove fare internazionalizzazione e’ una questione tutt’altro che banale.
Fatto sta che la crisi manifatturiera cinese ha raggiunto la borsa; da li’, le conseguenze si possono sentire in Occidente nel giro di poche ore.
Quali e quanto grandi possano essere queste conseguenze, penso che lo sappiano tutti.

LE CONSEGUENZE DELLA CONTRAZIONE DEL MERCATO CINESE
Un’analisi dei dati cinesi
Al di la’ dei devastanti effetti finanziari che questa crisi potrebbe avere, vorrei parlare del mercato interno cinese: un indice Pmi sotto i 50 punti per il manifatturiero rivela chiari segni di contrazione.
Secondo Moody’s la crescita percentuale del PIL sarebbe scesa al 6.8 % nel 2015, al 6,5% nel 2016 ed al 6% nel 2020.
Ma c’e’ di piu’: il sospetto che i dati ufficiali rilasciati dalla Cina siano gonfiati.
Ora, e’ ben ovvio che un mercato in contrazione non e’ l’ideale come scelta, soprattutto se si prendono in considerazione gli altri problemi cinesi. Una contrazione della richiesta interna, unita alla svalutazione dello Yuan, promette molto male per l’export Occidentale.
La situazione diventa ancora meno rosea se si considera la svalutazione del rublo. Questa, assieme all’effetto delle sanzioni e contro-sanzioni UE verso la Russia, fa prevedere un ulteriore crollo dell’export europeo verso la Russia.

La UE ha “regalato” parecchio mercato Russo alla Cina?
Come ho scritto in Il Crollo dell’Export Italiano verso la Russia, Meccanica per Prima – Perche’?,
‘… come gia’ rilevato in questo blog, lo spazio lasciato libero dalle aziende italiane ed europee in Russia a causa delle sanzioni e contro-sanzioni viene riempito da altri attori, attori che non hanno alcuna intenzione di mollare la manna piovuta dal cielo.
Ed infatti, a fronte di un – 66.3% italiano nel settore delle macchine utensili, si registra un + 90.4% della Cina…’
C’e da supporre che le aziende cinesi, da sempre commercialmente molto aggressive con l’export, faranno esattamente come le imprese italiane: punteranno sempre piu’ sull’internazionalizzazione.
Con alcune differenze: una moneta meno forte dell’euro e l’enorme potere politico ed economico della Cina.

LA SVALUTAZIONE DELLO YUAN E DEL RUBLO, LA RIVALUTAZIONE DELL’EURO
Oltre all’effetto della svalutazione del rublo sulle importazioni russe dall’Italia, c’e’ da considerare l’effetto sulle importazioni dalla Cina.
Ovviamente, i russi cercano di comprare da paesi la cui moneta e’ meno forte dell’euro, euro che al momento si sta rivalutando in quanto considerata moneta rifugio.
Intanto i cinesi svalutano lo Yuan per cercare di porre rimedio al crollo dell’export.
In poche parole, le imprese europee si trovano a competere con una concorrenza estremamente aggressiva, con un supporto eccezionale dello stato e con una moneta con un valore molto minore dell’euro.
Molte aziende svizzere hanno gia’ potuto vedere gli effetti di un franco forte: enormi difficolta’ a competere internazionalmente ed un calo dell’export.
Per quanto riguarda il mercato interno cinese, come abbiamo visto e’ in deciso calo: e’ prevedibile un grosso calo del volume dell’export occidentale in Cina, tanto piu’ che le aziende cinesi lotteranno con le unghie ed i denti – e badate bene che sono del posto.
Soprattutto nel caso della PMI che vuole internazionalizzare, e’ il caso che tutto cio’ venga valutato approfonditamente; se l’impresa e’ gia’ presente in Cina, e’ il caso che faccia una rivalutazione completa della sua posizione – nel caso peggiore, meglio saperlo subito se e’ consigliabile tirare i remi in barca.

FATTORI GEOPOLITICI, STRATEGICI E STRUTTURALI CHE CONSIGLIANO CAUTELA NELL’INTERNAZIONALIZZARE
Partiamo dai problemi piu’ noti che affliggono la Cina:
1) Il grande boom economico
Esso e’ stato pagato con poca o nulla attenzione agli aspetti ambientali, Inoltre, e’ indubbio che in Cina non vengano applicate norme di sicurezza come quelle cui siamo abituati in Europa.
L’esempio dello spaventoso incidente di Tianjin di qualche tempo fa, con il rilascio di consistenti quantita’ di cianuro di sodio, e’ esemplificativo. Pochi giorni dopo si e’ verificata un’esplosione in un impianto chimico di Shandong.

2) L’inquinamento dell’aria
Esso e’ la causa del superamento del limite di sicurezza per il 90% delle citta’ cinesi.
Tempo, fa una fonte governativa aveva ammesso che circa 1.000.000 di cinesi muore ogni anno di malattie respiratorie.
E’ immaginabile lo sforzo che il sistema sanitario deve sostenere.

3) L’inquinamento delle fonti idriche
Esso ha fatto si’ che la riserva pro-capite sia tra quelle piu’ basse al mondo; non a caso i cinesi hanno superato gli americani nel consumo di acqua imbottigliata. Generalmente, l’acqua del rubinetto deve essere sterilizzata.
E’ stato stimato che oltre 100 citta’ cinesi subiscano una grave scarsita’ di acqua.
Ricordo che l’acqua viene definita l’oro del XXI secolo, e che molti prevedono conflitti legati al controllo delle fonti – fonti di cui la Siberia e’ ricca e la Cina povera.

Passo ora ad una brevissima (e certamente non esaustiva) disanima dei fattori geopolitici e strategici:
1) La stretta cooperazione tra Cina e Russia
Come accennato poco sopra, e’ piu’ una innaturale conseguenza della politica occidentale verso la Russia che non di considerazioni strategiche.
La Russia cerca di evitare l’isolamento e si rivolge alla Cina.
La Cina sarebbe un naturale antagonista della Russia, perche’ la Siberia possiede tutte le risorse di cui la Cina e’ carente. Del resto, la penetrazione di persone cinesi in Siberia e’ molto sviluppata; ricordo che la Siberia e’ poco popolata.

2) I fattori strutturali visti, la crisi che sta avanzando e la fine del “sogno” cinese.
Potrebbero portare a gravi problemi interni in Cina.
Ultimamente si e’ assistito a proteste – di stampo non politico – fino a poco tempo fa inimmaginabili.
Non sarebbe la prima volta nella storia che un governo in difficolta’ decide di reclamare un territorio dove sono gia’ presenti un gran numero di suoi cittadini.

3) L’antagonismo tra USA e Cina e’ ben noto.
Paromenti ben noto il problema delle isole Spratly, problema che interessa vari paesi dell’area e che potrebbe dare vita a conflitti, aperti o meno.
In generale, il controllo del Mar Cinese Meridionale e del Pacifico occidentale e’ motivo di contrasto con molti paesi. Purtroppo, praticamente nessuna azienda di consulenza valuta nel modo opportuno – ammesso che li valuti – i fattori appena visti.
E LE IMPRESE ITALIANE?
Una mentalita’ sbagliata e la fissazione per le fiere
Le imprese italiane hanno un ulteriore grave handicap: tendono a muoversi troppo lentamente.
Sono sempre stato un sostenitore della preparazione dell’operazione di internazionalizzazione con tutti i crismi – addirittura partendo da considerazioni di geopolitica, di grande strategia aziendale e di analisi e gestione dei rischi. Pero’ tutto cio’ va fatto senza perdite di tempo, per poi muoversi alla massima velocita’ possibile una volta stabilito come muoversi.
Invece, in Italia – forse a causa dell’elevata abitudine alla burocrazia che pervade ogni aspetto – si tende ad aspettare la prossima fiera od altro.
Il problema e’ che alla fiera ci saranno anche i concorrenti, per cui se si e’ deciso di internazionalizzare – dopo i dovuti calcoli – in un certo paese, e’ inutile aspettare per mesi. Specie la PMI, dovrebbe fare leva sulla sua agilita’, agilita’ che la grande azienda non ha.

La pesca delle sovvenzioni – aspetta la burocrazia invece di muoverti
D’altronde, molti stanno aspettando gli effetti pratici dei voucher per l’internazionalizzazione delle PMI o delle reti d’impresa del MISE, che vengono con bandi e relativi carriaggi.
Come ho sottolineato nell’articolo cui porta il link sopra, ‘… Nel frattempo, la concorrenza “sgaia” e’ partita subito, servendosi di un export manager di grande esperienza internazionale, ed ha gia’ occupato il mercato che vi interessa – e magari la vostra situazione vendite era tutt’altro che rosea per cominciare …’
Inoltre, ‘ … voi vi giochereste il futuro della vostra amata PMI scegliendo un temporary export manager non di vostra fiducia, il tutto per 7.000 E? …’
Posso aggiungere solo quello che la saggezza popolare ripete da millenni – eppure e’ ancora una volta inascoltata: Il tempo e’ denaro.
Video – China’s Stock Market Collapse Explained
ottobre 14, 2015 alle 22:44
Import della Cina crolla del 20.4% rispetto all’anno scorso.
Questo conferma quanto sostenuto in questo post, nonche’ sul fare export ed internazionalizzazione in Cina: non e’ tutto oro cio’ che luccica; inoltre, bisogna valutare i mercati con la propria testa e non con il criterio del trendy.
China September imports plunge in new sign of weakness
"Mi piace""Mi piace"