La Scoperta del Gas in Egitto – Le Conseguenze
L’ENI ha scoperto un enorme giacimento di gas in Egitto. Cio’ potrebbe portare ad importanti risvolti geopolitici per il paese, con la stabilizzazione della situazione politica ed economica.
Video – Supergiant natural gas field discovered off Egypt coast
IL GIACIMENTO OFFSHORE E LA GEOPOLITICA
Gas e geopolitica
In base ad una stima prudenziale, il mega giacimento di gas in Egitto avrebbe una capacita’ di fino a 850 miliardi di mc. L’area del giacimento fa parte di una concessione ENI.
Il giacimento diventa ancora piu’ interessante dopo l’incidente (?) avvenuto in Austria e l’evidenza di una grave carenza energetica di tanti paesi europei. Vedi Senza Gas e Senza Petrolio si Muore – il Mondo delle Favole dell’Europa.
Questo non potra’ non avere notevoli conseguenze geopolitiche, nonche’ effetti sulle quotazioni delle fonti energetiche.

Export ed internazionalizzazione
La scoperta dovrebbe interessare anche le imprese che fanno export ed internazionalizzazione, perche’ i benefici della scoperta sono previsti a breve termine. L’Egitto potrebbe diventare un eccellente mercato, tra l’altro a poca distanza dall’Italia.
Pero’ ci sono alcuni ma, ovvero:
- Il primo e’ che la politica Occidentale nell’area deve cambiare radicalmente
- Il secondo e’ l’affaire Regeni, che ha guastato i rapporti governativi tra Italia ed Egitto.

IL GIACIMENTO DI GAS E LE SUE POTENZIALITA’
Le caratteristiche
Il giacimento si trova nel prospetto esplorativo Zohr, di cui l’ENI detiene il 100% del permesso.
Con una superficie di 100 Km. quadrati, la sua capacita’ viene prudenzialmente stimata a 850 miliardi di mc, ovvero 5,5 miliardi di barili equivalenti.
Nello specifico, si tratta di gas di ottima qualita’ e facilmente estraibile: ‘… è metano, povero di condensati, di anidride carbonica e di zolfo …’
L’ENI prevedeva quindi tempi rapidi per l’inizio dello sfruttamento (con qualche mese necessario per le licenze), nonche’ di sfruttare a pieno regime l’impianto di gassificazione di Damietta, attualmente fermo. Questo, prima dell’affaire Regeni.

Mediterraneo ed Italia
Sottolineo un aspetto fondamentale, ovvero che il giacimento si trova nel Mediterraneo. Quindi per arrivare in Italia – ed in Europa – il gas non deve passare per aree altamente instabili o stretti rischiosi e/o infestati dai pirati.
La relativamente breve distanza implica inoltre la rapidita’ di tutti gli aspetti pratici, dalla logistica alla spedizione.
Infine, le rotte marittime sono facilmente difendibili. Oltretutto, al momento non vi sono minacce marittime rilevanti nel Mediterraneo.

CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA SCOPERTA
La situazione in Egitto
La scoperta ha cambiato totalmente le prospettive dell’Egitto, fino ad allora noto solo per la:
- Grande popolazione – e’ il paese arabo piu’ popoloso, con circa 100 milioni di abitanti reali stimati
- La non adeguatezza delle risorse energetiche. Sottolineo che l’Egitto aveva firmato – pochi mesi prima – contratti per importare gas da Israele ed altri paesi.
Con un’altissima percentuale di giovani, il 40% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno.
Come in altri paesi, si e’ fatto ampio ricorso alle sovvenzioni alimentari per la popolazione.
La situazione economica e’ quindi estremamente delicata, tanto piu’ che una popolazione in forte crescita implica necessita’ di grandi fonti energetiche.

Le conseguenze economiche della scoperta del giacimento di gas in Egitto
Un simile giacimento potrebbe garantire non solo l’autonomia energetica del paese, ma anche le esportazioni di gas.
Ovviamente, il Qatar potrebbe essere tutt’altro che felice di cio’. Ma questa e’ un’altra storia – o forse non lo e’.
Ovviamente:
- Energia a sufficienza implica sviluppo economico
- Maggiori entrate significano un migliore tenore di vita ed un’espansione del mercato interno.
E’ prevedibile che il governo egiziano cerchera’ di prendere la palla al balzo e trasformare la realta’ economica del paese.
Tutto cio’ significhera’ inevitabilmente un notevole incremento dell’import. La precedenza sara’ probabilmente data al settore agroalimentare – e meccanico. Questo avverra’:
- Per via delle necessita’ alimentari gia’ viste
- Perche’ il 57% della popolazione non e’ urbanizzato.

CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
La scoperta cambia radicalmente la situazione geopolitica
L’Egitto potrebbe:
- Raggiungere una stabilita’ finora inimmaginabile
- Diventare un attore di primo piano.
Ricordo:
- L’importanza fondamentale del canale di Suez, raddoppiato da non molto
- Che l’Egitto era caduto nelle mani dei radicali.
Un Egitto piu’ stabile e prospero garantirebbe la sicurezza delle rotte marittime verso i paesi produttori di petrolio e l’Asia.
Invece di una possibile “miccia” accesa, potrebbe diventare un elemento stabilizzante per l’intera regione – oltre che un nuovo mercato per le imprese.
Prima della deposizione – con la “benedizione” occidentale – di Mubarak, il paese era un baluardo di stabilita’ ed una potenza militare di tutto rispetto. Ora potrebbe diventare un baluardo di prima grandezza – aspetto tutt’altro che trascurabile vista la continua espansione del radicalismo e del jihadismo.

UE e Russia
Dal punto di vista europeo, si tratta di:
- Una nuova fonte energetica a (relativamente) breve distanza e sita in un paese certamente non nemico nonche’ – si spera, nel futuro – stabile
- Uno stato con un forte esercito ed in grado di combattere l’ondata radicalista – una volta raggiunta la stabilita’, beninteso.
Ovviamente, la scoperta rende meno necessari altri fornitori; e magari si tratta di paesi instabili o comunque non proprio amichevoli – un esempio in questo senso e’ la Russia, che la UE ha molto incautamente trasformato in antagonista.
A questo proposito, restano da chiarire le conseguenze dell’avvicinamento tra Russia ed Egitto causato dall’incauta politica occidentale verso i due paesi, avvicinamento che ha visto manovre navali congiunte.
Infine, un Egitto indipendente da sovvenzioni di altri paesi – come Kuwait, Emirati Arabi ed Arabia Saudita – renderebbe quei paesi meno necessari per l’Occidente.

IL SINAI ED IL VICINO SCOMODO – LA LIBIA
Sinai, Isis, Fratellanza Musulmana
L’Egitto si trova ad affrontare due questioni molto spinose:
- I radicali nel Sinai (ovvero a breve distanza dal canale di Suez) che si sono affiliati all’Isis
- La presenza dell’Isis, Al Qaeda, ecc. in Libia. Anche se l’offensiva del generale libico Haftar nel sud delle Libia ha colpito duramente l’Isis, la formazione terroristica resta molto forte in Ciad.
Fino al 2012 l’Egitto esportava gas in Israele per mezzo di un oleodotto che attraversa il Sinai. L’oleodotto e’ stato chiuso a seguito di una serie di attentati.
In poche parole, il paese si trova tra due aree di attivita’ del jihadismo. E’ fin troppo ovvio che i jihadisti mirano probabilmente alla destabilizzazione o peggio dell’Egitto, tanto piu’ che la parentesi Morsi – e Fratellanza Musulmana – e’ un fatto.
Ora che l’Egitto dispone di questo grande giacimento, e’ probabilmente diventato un bersaglio primario. Questo, sia per le motivazioni viste nei capitoli precedenti che per la possibilita’ di mettere le mani sul gas.
Un Egitto stabile sarebbe una minaccia inaccettabile per i piani dei radicali.

Libia
La Libia e’ una polveriera, come dimostrato da quanto sta accadendo.
Se una Libia perennemente instabile e’ un rischio, una Libia totalmente od in parte in mano ai radicali e’ una seria minaccia per l’Egitto. Ricordo che quest’ultimo era caduto nelle mani della Fratellanza Musulmana senza seri interventi esterni – a parte la presa di posizione senza senso dell’Occidente, ovviamente.
La storia recente insegna che l’Europa, e l’Occidente in generale, non si oppongono seriamente (o non piu’ di tanto – vedi Irak) ai radicalismi nemmeno quando questi assumono proporzioni nazionali; nemmeno quando minacciano le loro stesse fonti energetiche.
E’ ovvio che l’Egitto si fosse rivolto al Consiglio di sicurezza dell’ONU per chiedere un intervento internazionale il Libia, o che conducesse raid aerei.
Alcune fonti avevano scritto di ammassamenti di truppe egiziane al confine.
Quello che si puo’ dire e’ che, se l’influenza dell’Isis ed altre formazione salafi in Libia continuera’, potrebbero esserci conseguenze interne in Egitto. In fondo il giacimento e’ stato scoperto da poco ed i suoi effetti pratici devono ancora venire.
Per concludere, la sorte della Libia e’ di fondamentale importanza, non fosse solo perche’ dalla Libia e’ relativamente facile condurre operazioni contro le infrastrutture egiziane.

COME DI DOVREBBE MUOVERE L’OCCIDENTE?
E’ fin troppo ovvio che l’Occidente dovrebbe darsi una mossa in Libia, indipendentemente dal gas egiziano.
La Libia, cosi’ com’e’, e’ gia’ un grave pericolo per le fonti energetiche europee, per la Tunisia e per l’Egitto. Inoltre, un ulteriore diffondersi del radicalismo non potra’ non avere conseguenze in tutto il mondo musulmano – e tra le comunita’ musulmane in Europa ed altrove.
L’Occidente dovrebbe intervenire con piu’ decisione e favorendo la riunificazione del paese. Solo cosi’ contribuirebbe a dare un po’ di normalita’ alla Libia ed a salvaguardare l’Egitto – ed il suo gas.
Un simile intervento stabilizzerebbe l’intera area. Tuttavia, le scelte (o piuttosto non-scelte) occidentali non vanno certo in quella direzione.
Senza una Libia normalizzata, non solo il nuovo giacimento sara’ a rischio, la stessa possibilita’ di uno sviluppo dell’Egitto (di cui ho scritto sopra) sara’ gravemente compromessa.
Inoltre, le imprese europee si guarderanno bene dall’iniziare serie operazioni di internazionalizzazione nel paese; ma qui rimando al capitolo che segue.

E LE IMPRESE ITALIANE E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE?
Il governo italiano e la non-geopolitica
Come scritto nel capitolo Conseguenze economiche della scoperta, energia a sufficienza implica sviluppo economico e quindi import, innanzitutto nel settore agroalimentare – e meccanico. Posso aggiungere che il grande sviluppo di tali settori si sta gia’ verificando in altri paesi musulmani in fase di sviluppo.
L’Italia aveva ottimi rapporti con l’Egitto, e non bisogna dimenticare che l’ENI e’ italiana.
Non a caso il CEO di Eni, Claudio Descalzi, e’ subito andato personalmente dal presidente egiziano. Ora si tratta di vedere se il governo italiano sapra’ ricucire i rapporti e fare proposte di collaborazione al paese africano. Personalmente, visto l’affaire Regeni e la posizione italiana sulla Libia, ne dubito molto.

Il mondo economico e le aziende
Indipendentemente dalle iniziative governative, il mondo economico italiano sara’ abbastanza veloce da prendere l’occasione al balzo?
Ma veniamo all’ultimo (ma piu’ importante) anello della catena: le aziende.
Niente impedisce alle aziende di cominciare ad intrecciare contatti. In questo modo, quando la situazione geopolitica – e gli eventuali rischi – sara’ chiara potranno partire con un grande vantaggio sulla concorrenza.
Una seria proposta di internazionalizzazione, che faccia seguito ad una frequentazione ed a qualche operazione limitata di internazionalizzazione o – meno limitata – di export, potrebbe dare grandi risultati. Questo, soprattutto se le intenzioni di partire piano per poi andare lontano vengono manifestate fin dai primi incontri.

Internazionalizzazione, aziende ed apparato statale
Come in tutte le cose, si tratta di cominciare a muoversi subito. L‘internazionalizzazione delle imprese richiede comunque tempo, per cui perderlo significa arrivare dopo dei concorrenti piu’ “sgai”.
Purtroppo, come ho scritto in Perche’ sono stati Ignorati i Dati di Export ed Import? Le Conseguenze della Crisi Cinese:
‘… Invece, in Italia (forse a causa dell’elevata abitudine alla burocrazia che pervade ogni aspetto) si tende ad aspettare la prossima fiera od altro; il problema e’ che alla fiera ci saranno anche i concorrenti, per cui se si e’ deciso di internazionalizzare – dopo i dovuti calcoli – in un certo paese e’ inutile aspettare per mesi. Specie la PMI, dovrebbe fare leva sulla sua agilita’, agilita’ che la grande azienda non ha…’
L’apparato statale e/o “para-statale” italiano ha quasi sempre dimostrato un’inerzia notevole, inerzia che male si accorda con la concorrenza spietata e la velocita’ di comunicazioni e spostamenti del mondo odierno. Nel caso dell’Egitto, la situazione e’ pure complicata dall’affaire Regeni.

Come internazionalizzare?
Quanto appena visto non significa che l’impresa che voglia fare internazionalizzazione in Egitto non possa cominciare a muoversi subito, ovviamente con le dovute cautele: Se son rose fioriranno, ma anche Chi prima arriva meglio alloggia.
Un’azienda che sappia muoversi sulla base di opportune valutazioni geopolitiche, di strategia aziendale e di analisi (e gestione) dei rischi, potrebbe ricavarsi un bell’angolino indipendentemente dalle iniziative – o meno – a livello statale e/o “para-statale”.
Come visto, molto dipendera’ da come si muovera’ il governo italiano, ma anche l’Europa e – piu’ in generale – l’Occidente.