La Grande Strategia Americana in Medio Oriente e Siria
Gli eventi in Siria, ed in particolare le azioni degli USA, sono una diretta conseguenza della grande strategia americana in Medio Oriente.
LA GRANDE STRATEGIA AMERICANA
La Siria e’ una conseguenza
Molti parlano della strategia USA in Siria, ma in realta’ cio’ che e’ accaduto – e sta accadendo – discende direttamente dalla strategia americana in Medio Oriente.
L’intervento russo in Siria ed il drastico calo di fiducia negli Stati Uniti – non solo in Medio Oriente – in Siria sono una diretta conseguenza della strategia americana.
Il punto piu’ basso e’ probabilmente stato raggiunto quando gli USA hanno abbandonato i curdi del YPG.
In ogni caso, la vicenda siriana:
- E’ lontana dalla conclusione
- Avra’ ancora pesanti ripercussioni in tutto il Medio Oriente.

Stati Uniti – Un quadro geopolitico molto vasto
Tutto si puo’ dire degli Stati Uniti, ma non che non abbiano una grande strategia a livello globale.
E’ da tanto che voglio scrivere della grande strategia americana. Visto pero’ c’e’ molto da dire, aspetto un periodo di tranquillita’.
Intanto comincio con una piccola analisi di un caso piu’ circoscritto: la Siria ed il quadro medio-orientale.
Ma andiamo per ordine e cominciamo con alcuni elementi che non riguardano certamente solo la Siria od il Medio Oriente. E’ infatti impossibile parlare di grande strategia limitandosi solo ad un’area specifica.

LA GRANDE STRATEGIA USA – ELEMENTI IMPORTANTI
Cambiano le amministrazioni, non la grande strategia americana
Quanto gia’ scritto in La Strategia Politico-Economica Russa della UE e’ in larga parte applicabile anche agli Stati Uniti, perche’ non vi sono molte differenze apprezzabili.
Inoltre, non si notano particolari discontinuita’ nella grande strategia americana in Medio Oriente tra le amministrazioni Obama e Trump. Semmai, Trump ha abbandonato ogni tentativo di riavvicinamento all’Iran.
Le conseguenze della politica estera degli USA verso l’Iran saranno molto pesanti per le aziende europee che pensano di esportare ed internazionalizzare in quel paese. Gia’ i vincoli sui passaporti – chi e’ stato in Iran deve seguire una procedura prima di potere entrare in USA – stanno scoraggiando molte imprese dal seguire la via iraniana.

Cosa fa l’Unione Europea?
Il fatto che fondamentalmente non esista – come spiegato nell’articolo sopra citato – una strategia UE, implica che l’Unione Europea deve andare “a rimorchio”.
L’ovvia domanda a questo punto sarebbe: Perche’ la UE non si concentra quindi sull’aspetto economico – in cui era molto brava – e fa meno politica?
La risposta? Sembra che l’Europa sia ben lontana dall’abbandono delle velleita’ politiche.
E’ anche vero che sull’Iran la UE ha dato segni che vanno nel senso di smarcarsi dagli Stati Uniti, ma gli effetti pratici sono praticamente nulli. Questo nonostante gli effetti negativi sull’export delle imprese europee delle azioni dell’amministrazione Trump.
Mi riprometto di analizzare questo aspetto – di cui ho scritto a lungo – in futuro.

La Russia come nemico mortale
Dall’ascesa di Putin in poi, gli Stati Uniti hanno sempre considerato la Russia un antagonista.
Dopo l’elezione di Donald Trump, si e’ scatenato un clima di caccia alle streghe – definizione russa.
Che la Russia abbia interferito o meno nelle elezioni americane, il paese e’ diventato una sorta di “sfogo” per tantissimi problemi.

Le conseguenze del pericolo russo:
- La continua espansione della NATO verso est, nonche’ il recente rafforzamento delle forze NATO nell’area. Sembra quasi di assistere alle fasi iniziali che hanno portato alla prima guerra mondiale: nessuna delle due parti si fida dell’altra, ed ogni azione dall’una porta a reazioni dell’altra – e cosi’ via
- L’appoggio USA e della UE alle varie “rivoluzioni” ucraine. Non mi soffermero’ qui oltre sull’aspetto ucraino, se non per sottolineare che l’affaire ucraino e’ stato il vero spartiacque nei rapporti tra Occidente e Russia
- Il ritorno della Crimea alla Russia, frutto dell’ovvio desiderio russo di mantenere il controllo navale – soprattutto delle linee marittime – nel Mar Nero
- Il progressivo avvicinamento, anche economico, tra Russia e Cina. A questo proposito, e’ ben noto che gli Stati Uniti considerano la Cina una potenziale minaccia. Gli sviluppi nel Mar Cinese Meridionale hanno aggravato il clima di tensione, mentre le conseguenze dell’affaire Corea del Nord sono tutte da valutare.

La grande strategia: contenimento
In poche parole, e‘ evidente che la grande strategia americana implica un “contenimento” di quello che una volta veniva chiamato l’orso russo.
Cio’ viene percepito dai russi come un tentativo di accerchiamento della Madre Patria.
Sembrerebbe che gli USA e l’Europa siano incapaci di comprendere le percezioni russe.

LA STRATEGIA AMERICANA IN MEDIO ORIENTE
Strategia? ‘Andove?
In questo caso, mi sembra evidente che non esiste una vera strategia. A meno che le amministrazioni USA siano veramente convinte di potere cambiare l’assetto politico di parecchi paesi favorendo – anche in forma molto forte – il nascere di democrazie sulla falsariga di quelle occidentali.
Soprattutto, tale fallace strategia deriverebbe dalla convinzione che le “nuove” democrazie medio-orientali sarebbero sempre e comunque dalla parte americana, o comunque occidentale. Questo, nelle intenzioni dei decisori, sarebbe l’aspetto di grande strategia: una serie di paesi stabili e ben disposti verso gli Stati Uniti.
La fallacia di quanto appena visto risulta evidente. Se anche funzionasse, le popolazioni di parecchi paesi dell’area – gia’ favorevoli agli USA – pretenderebbero di avere forme analoghe di governo.

L’Egitto e l’affare Mubarak
La videnda Mubarak ha avuto effetti terrificanti.
Volendo che un fidato alleato di lungo corso dell’occidente se ne andasse immediatamente, l’America ha mandato un chiaro segnale: Non importa quanto fedeli – ed importanti per la stabilita’ della regione – siate; un semplice cambio di amministrazione od anche solo di idee significa che vi scarichiamo.
Le conseguenze dell’affare Mubarak sono peraltro state la salita al potere per qualche tempo della Fratellanza Musulmana, con tutte le implicazioni del caso. Dell’importanza strategica dell’Egitto ho gia’ scritto in La Scoperta del Gas in Egitto – Le Conseguenze.
Fatto sta, che con la deposizione di Morsi – e le reazioni americane a tale deposizione – l’Egitto ha cominciato a riavvicinarsi alla Russia.

Irak ed Afghanistan
Della catastrofica condotta americana in Irak e’ inutile parlare, se non per sottolineare il gravissimo errore – dopo il relativo successo del famoso surge – di volere elezioni che non potevano non consegnare il potere agli sciiti. In poche parole, i sunniti appena “riavvicinati” si sono allontanati di nuovo – e dall’altra parte c’era l’Isis. Per chi vuole approfondire, rimando ad un lungo articolo in inglese: la recensione di un libro scritto da un generale americano.
In generale, i ritiri – parziali o meno – dall’Afghanistan e dall’Irak hanno dato un chiaro segnale.
Nel primo la presenza USA era legata direttamente all’attacco alle torri gemelle. Soprattutto nel secondo caso, gli Stati Uniti:
- Hanno deposto un governo ma non hanno stabilizzato il paese
- Agli effetti pratici, hanno creato – senza averne ovviamente l’intenzione – un’instabilita’ di cui hanno approfittato altri attori.

Isis e Penisola Arabica
Il ritardo della reazione americana all’attacco dell’Isis in Irak:
- Ha portato alla caaduta nelle mani degli integralisti di enormi quantita’ di equipaggiamento militare intatto di produzione americana
- Non ha dato un buon segnale, soprattutto agli sciiti – iracheni o meno.
Indipendentemente da ogni altra considerazione, le operazioni militari – di vari paesi medio-orientali sunniti, Arabia Saudita in testa – in Yemen contro gli sciiti non hanno certamente aumentato il senso di sicurezza dei paesi in maggioranza sciiti della regione.
Cosa ancora piu’ importante, anche tanti paesi – in maggioranza – sunniti temono l’Isis e le altre organizzazzioni terroristiche.
Infine:
- Tutti ricordano la catastrofe vietnamita, con il ritiro degli Stati Uniti e la caduta del Vietnam del Sud
- L’abbandono dei curdi ha avuto effetti devastanti sul prestigio americano.

LA STRATEGIA USA IN SIRIA
Una conseguenza diretta della strategia americana in Medio Oriente
Il problema siriano, visto dagli USA, e’ semplice. Si tratta di un governo che:
- Non e’ favorevole agli Stati Uniti
- Rappresenta l’ultimo baluardo russo in Medio Oriente ed in Mediterraneo.
Come nasce il problema? Nasce perche’ l’America ha deciso che deve esserci un cambio di regime in Siria, cui seguirebbero con ogni probabilita’ elezioni dopo la deposizione di Assad.
Ora, come conseguenza della grande strategia americana in Medio Oriente tale ragionamento fila. O meglio, fila a quando si considerano il modo e gli attori.

Le amministrazioni americane e la politica estera
Come abbiamo gia’ visto, il sistema delle elezioni stile occidentale non funziona in Medio Oriente. Eppure, le amministrazioni americane paiono incapaci di realizzare cio’.
Il motivo? Forse perche’ i vari presidenti e/o consiglieri e/o segretari di stato sembrerebbero avere pochissima dimestichezza con la materia foreign policy. Viene anzi da chiedersi se la provenienza degli attori – raramente il servizio diplomatico/esteri – non sia una delle cause principali di cio’.
Fatto sta, che appare una incapacita’ americana di comprendere che il modello americano non e’ perfetto per ogni altra realta’.

Quali esecutori della politica estera americana?
Per quanto riguarda gli attori scelti, si e’ verificata la stessa situazione dell’Afghanistan: sono stati aiutati coloro che volevano deporre Assad. Come in Afghanistan:
- Non c’era unita’ di intenti
- Erano – e sono – presenti elementi i cui fini appaiono poco chiari.
D’altronde, questa e’ una costante americana fin dalla seconda guerra mondiale: chi e’ nemico del mio nemico, e’ mio amico.
Ecco l’errore fatto dagli USA ai tempi del Terzo Reich: continuare ad armare gruppi – magari di ispirazione comunista – che combattevano i tedeschi ed i giapponesi anche quando la guerra era ormai vinta. Questo errore ha avuto nel dopoguerra le conseguenze che tutti sappiamo.

Chi dovrebbe mettere in atto la strategia USA in Siria?
Un Isis fortissimo poteva essere fermato od arginato solo da:
- Assad, assieme ad attori esterni
- Un intervento militare sul terreno Occidentale e/o Russo. Come tutti sanno, la Russia e’ poi intervenuta, ribaltando le sorti della guerra.
Tuttavia, anche di fronte all’evidenza gli USA hanno:
- Continuato a supportare una “coalizione” – piu’ un coacervo – di gruppi armati che combatteva contro Assad
- Anteposto considerazioni puramente geopolitiche a livello di grande strategia globale.
Mi sembra ovvio che la Casa Bianca continua a seguire i dettami della grande strategia americana: la Siria di Assad e’ l’ultimo baluardo russo in Mediterraneo e nel Medio Oriente, quindi va abbattuta.

IL GRANDE NEMICO – LA RUSSIA
Io non ti sento, tu non mi parli
La Russia si sente “aggredita” dall’Occidente, cerca di:
- Spezzare quello che percepisce come un accerchiamento
- Cerca di assicurarsi gli accessi al mare e le rotte marittime.
Il problema e’ che l’Occidente percepisce ogni mossa russa come un’aggressione.
Comunque sia, i russi:
- Non si limitano alla difensiva e contrattaccano
- Essendo russi, prendono l’iniziativa ogniqualvolta e’ possibile e cercano di “colpire” dove meno prevedibile.
Come gia’ visto, gli USA hanno:
- Distrutto la fiducia che tanti paesi avevano nell’America
- In Medio Oriente, hanno messo su di un piatto d’argento la loro stessa “testa”.

La Russia ha colto l’occasione ed ha:
- Portato dalla sua parte i paesi sciiti dell’area. Stiamo parlandoa di Medio Oriente e di risorse petrolifere
- Dato un chiaro segnale all’Egitto, che come abbiamo visto si e’ riavvicinato alla Russia a causa dell’affare Mubarak: noi non vi abbandoneremo
- Dimostrato che non abbandona gli alleati, come invece hanno fatto gli USA – vedi Mubarak e lo YPG curdo
- “Arruolato” l’Irak – un colpo terribile per gli americani. Peraltro, l’appoggio USA alle operazioni militari irachene contro l’Isis e la riconquista di Mosul dopo mesi di combattimenti hanno riavvicinato i due paesi
- Rimesso piede alla grande in Medio Oriente
- Messo in sicurezza la sua base navale in Mediterraneo – a Tartus, in Siria
- Ottenuto il favore dell’opinione pubblica mondiale, inclusa quella Occidentale
- Dato un chiaro segnale anche ai paesi sunniti.
Soprattutto, la Russia e’ tornata alla grande sulla scena diplomatica e politica internazionale.

LE CONSEGUENZE
La strategia degli Stati Uniti in Medio Oriente lascia a desiderare
Al di la’ di quanto gia’ visto, gli USA hanno evidentemente dimenticato che un governo od un regime mira innanzitutto a mantenere lo status quo.
Con la Siria, Putin ha lanciato un messaggio chiaro: la Russia significa stabilita’.
La Russia era fondamentalmente sparita dal medio oriente. Gli americani l’hanno fatta rientrare alla grande.
Del resto, sentendosi aggredita, la Russia ha risposto dove gli USA sono deboli. Se la grande strategia russa consiste nello spezzare l’accerchiamento, la strategia consiste nel “colpire” gli americani la’ dove sono deboli.
L’America e’ stata colta totalmente alla sprovvista, tanto da reagire in modo scomposto e disastroso per la percezione da parte dell’opinione pubblica.

Aspetti della strategia USA in Siria
Il ritiro delle truppe americane ha lasciato i curdi dello YPG alla merce’ della Turchia.
Per quanto cio’ sia stato utile per cercare un riavvicinamento alla Turchia:
- La perdita di prestigio e di fiducia e’ stata enorme
- Dare il via libera alle ambizioni di Ankara – Grande Turchia – e’ la ricetta per il disastro geopolitico
- I paesi del Medio Oriente temono le ambizioni Turche, per cui un loro ulteriore avvicinamento alla Russia e’ inevitabile
- La Russia sta raccolgiendo enormi vantaggi diplomatici. Prevedo che presto i vantaggi saranno anche strategici.
In quanto all’opinione pubblica, il disastro di immagine e’ gravissimo: la gente pretende azioni contro il terrorismo, che percepisce come minaccia suprema. Per quanto gli USA stiano ancora appoggiando operazioni contro l’Isis, il danno e’ ormai stato fatto.

Per quanto riguarda le considerazioni di carattere militare:
- Come gia’ visto, solo il governo in carica poteva fermare l’Isis. Appoggiare i ribelli che combattono tale governo non ha molto senso
- Ovviamente, a chiunque sorge spontanea la domanda: tali gruppi che fini hanno?
- Seconda domanda: a seguito del drastico ridimensionamento dell’Isis nell’area, tali gruppi hanno per caso cambiato obiettivi?
- Obiettivamente, gli USA sembrano quasi fuori dalla realta’. La realta’ e’ che se oggi Assad cadesse, l’intera Siria cadrebbe probabilmente nelle mani turche. Se anche non cadesse in mani turche, cadrebbe in quelle dell’integralismo – con tutte le ovvie conseguenze per tutto il Medio Oriente ed oltre.

Il futuro della grande strategia americana
In poche parole, le conseguenze della grande strategia americana in Medio oriente sono state disastrose – per gli USA in primis.
Resta da vedere se gli americani cambieranno rotta o persisteranno.
Personalmente, ritengo che gli Stati Uniti non cambieranno rotta. Si tratta di un paese che ha sempre teso a persistere negli errori di politica estera.
Se sara’ cosi’, l’esempio della petroliera iraniana bloccata a Gibilterra potrebbe essere un indizio, di cosa potrebbe accadere: guerra o comunque sanzioni, embarghi, blocchi navali ed aerei, ecc. Le conseguenze economiche sarebbero disastrose, quelle politiche incalcolabili.

ASPETTI ECONOMICI
Instabilita’ geopolitica
Mi sembra evidente che se la situazione continua cosi’, l’instabilita’ generale aumentera’:
- In Africa ed in Medio Oriente la situazione peggiorera’
- L’Isis potrebbe riprendere la sua avanzata, sia fisica che psicologica
- Una specie di rivoluzione iraniana in qualche paese – anche importante – della regione e’ tutt’altro che da escludere
- Una guerra tra Stati Uniti ed Iran – magari su scala ridotta in Siria – non e’ da escludere.
In queste condizioni, l’export ne risentira’ pesantemente. Non parliamo dell’internazionalizzazione.
Una simile situazione potrebbe essere un colpo fatale per le imprese europee ed italiane.

Rischi di internazionalizzazione in Medio Oriente
Alla luce di quanto visto, sono molto critico di chi parla dell’Iran come del nuovo Eldorado per l’Italia. Se sara’ un Eldorado, mi aspetto che sara un Eldorado russo e cinese piu’ che Occidentale.
In generale, tutto il Medio Oriente sta diventando una polveriera. Ne’ e’ certamente tutta colpa degli americani. La Turchia sta diventando una forte sorgente di instabilita’ nella regione e nel Mediterraneo – vedi gli accordi con la Libia.
In generale, consiglio:
- Un’attenta analisi dei rischi a qualunque impresa che pensi di operare nella regione
- La preparazione di pieni di emergenza, in caso di sconvolgimenti geopolitici.

L’importanza dell’economia
Ritengo che gli USA, e soprattutto la UE, dovrebbero essere molto piu’ attenti agli aspetti economici – e meno a quelli puramente politici.
In fondo, tanta parte del malcontento in tanti paesi del Medio Oriente e’ dovuta alla situazione economica.
Forse bisognerebbe ricordare ai decisori che le storia insegna che senza soldi non si fanno ne’ guerre, ne’ politica estera, ne’ altro. E qui rimando al mio articolo Un Mondo Capovolto: L’Unione Europea Sempre piu’ Globalista e Statalista, la Russia Sempre Meno.

LEZIONI?
In questa situazione c’e’ una sola via di uscita: bisogna trovare una soluzione globale che sani una volta per tutte i contrasti tra Russia ed Occidente – per cominciare.
Fra l’altro, l’appianamento dei contrasti porterebbe fine alle “assurde” sanzioni che tanti danni stanno causando alle aziende europee ed italiane, quelle venete per prime.
Una volta sanati tali contrasti, si potrebbe procedere a cercare di stabilizzare la Siria ed il Medio Oriente. Senza dimenticare il Qatar e l’Arabia Saudita.
La Russia ha dimostrato tatto politico.
In quanto agli Usa – ed all’Occidente: mi sembra che ora debbano dimostrare una volta per tutte di comprendere che “puntigli” come l’Ucraina e la Siria non valgono la candela. La candela e’ una situazione geopolitica disastrosa.
In quanto ad Ucraina e Siria: penso che una volta trovato un accordo generale si possano trovare delle soluzioni che salvino la capra del Signore e l’erba del senatore, come dicevano in Don Camillo.

EXPORT ED INTERNAZIONALIZZAZIONE
Come d’uso, aggiungo alcune considerazioni per chi esporta od internazionalizza.
In breve:
- Un po’ in tutto il Medio Oriente, i rischi sono comunque elevati
- Anche posti come Dubai presentano rischi. Ricordatevi di cosa e’ accaduto in Iran con la rivoluzione islamica
- Export ed internazionalizzazione sono possibili, tutto dipende da cosa, dove e quanto a lungo
- Una buona analisi dei rischi e’ necessaria ma non basta. Occorre anche un’eccellente gestione dei rischi
- Senza una seria strategia aziendale ed un’approfondita analisi geopolitica, e’ meglio rinunciare ad internazionalizzare.
In poche parole: tutto – o quasi – si puo’ fare. Servono pero’ i dovuti modi – ovvero un consulente di internazionalizzazione di spessore.

PER SAPERNE DI PIU’
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gennaio 6, 2016 alle 12:19
Una situazione estremamente difficile e intricata:
1) Le aspirazioni di parte delle popolazioni locali a governi più “democratici” (non necessariamente fotocopie di quello USA) e più attenti ai loro bisogni economici;
2) I vari movimenti mussulmani pronti a cavalcare le proteste;
3) Le rivalità fra gruppi sunniti e sciiti, tra Arabia Saudita e Iran, tra USA-UE e Russia;
4) Il percepito “disimpegno” americano (ai quali con la corsa all’autosufficienza energetica, forse il Medio Oriente interessa di meno, mentre l’attenzione si sposta sul Pacifico?);
5) Il rinnovato attivismo russo (forse anche per compattare un’opinione pubblica “depressa” da un’economia in difficoltà)…
C’è persino chi sostiene che gli USA siano più che disposti a passare il testimone ai Russi, confidando in un loro progressivo e fatale overstretching (come avvenne all’URSS in Afghanistan negli anni ’80).
A perderci, in ogni caso, sono per la maggior parte i cittadini comuni di tutti i Paesi coinvolti: nei casi più tragici, la vita; negli altri, redditi e tranquillità (difficile mandare avanti un’attività nel fuoco incrociato delle sanzioni).
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gennaio 7, 2016 alle 12:09
Grazie per il contributo, mi fa sempre piacere riceverne!
Purtroppo, la situazione in Medio Oriente era gia’ complicata prima – e diventa sempre piu’ complicata.
Le sanzioni sono ben poco condivisibili, perche’ equivalgono (parafrasando Von Clausewitz) alla continuazione della politica con altri mezzi; soprattutto in questo momento di crisi globale, non bisognerebbe dimenticare che la causa principale della caduta dell’Unione Sovietica fu proprio la rovina dell’economia per perseguire scopi politici.
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gennaio 10, 2016 alle 22:55
Sicuramente: quando i governi mettono a repentaglio il benessere dei cittadini per questioni di prestigio e rivalità internazionali, il risultato non può che essere negativo.
Per quanto riguarda la questione delle sanzioni, poi, non hanno certo ammorbidito la Russia, anzi: hanno compattato ancora di più leadership locale e cittadini contro l’Occidente…
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