Rischi di Internazionalizzazione in Iran?
Quali sono i rischi di internazionalizzazione in Iran? La domanda dipende anche dalla nazione di appartenenza dell’impresa che vuole internazionalizzare. In ogni caso, dopo l’eliminazione del generale Soleimani la situazione e’ insostenibile.

IRAN: RISCHI GEOPOLITICI ELEVATI
Rischi di internazionalizzazione
In realta’, i rischi di internazionalizzazione in Iran non sarebbero poi cosi’ elevati in se’ stessi. Tuttavia, l’elemento geopolitico pesa ora moltissimo.
Non ascoltate quindi gli oracoli che dicono di correre subito in Iran senza fare opportune considerazioni in merito ai rischi.
Ovviamente, i rischi sono legati anche la paese dell’azienda. Ad esempio:
- La Svizzera ha sempre intrattenuto eccellenti relazioni con l’Iran, fra l’altro rappresentando gli USA nel paese fin dal 1980
- Sempre la Svizzera e’ stato il primo paese a decidere di togliere le sanzioni contro l’Iran nell’agosto 2015.

USA e rischi geopolitici in Iran
Se veniamo ai rischi geopolitici, le cose cambiano radicalmente:
- L’amministrazione Trump aveva dato via ad un attacco aereo contro l’Iran – salvo bloccarlo poco prima dell’inizio
- Le sanzioni americane sono moto efficaci – stavano provocando sommose nel Paese
- I rapporti con l’Arabia Saudita restano estremamente tesi.
I recenti finanziamenti cinesi ed i prestiti russi dovrebbero alleviare la situazione. Pero’ ll’eliminazione del generale Soleimani in Irak da parte degli americani prelude ad una probabile guerra
C’e’ da supporre che la Russia e la Cina beneficeranno grandemente della situazione geopolitica. Visti i precedenti, mi sapetto che anche le imprese svizzere godranno di favore. Per gli altri paesi, la cosa non e’ cosi’ automatica.
Ma andiamo per passi, cominciando dalla geopolitica.

IL PROBLEMA SCIITA
Come ho scritto in La Grande Strategia Americana in Medio Oriente e Siria, nell’area vi sono due blocchi:
- Sunnita – che comprende la maggioranza dei paesi
- Sciita, guidato dall’Iran.
Ovviamente, trattandosi di una divisione su linee religiose, vi sono minoranze sciite o sunnite in vari paesi.

Sciiti
Il blocco sciita comprende grossomodo:
- L’Irak
- La Siria – anche se la situazione e’ complicata
- I ribelli yemeniti
- L’Iran.
La Russia e’ chiaramente schierata con gli sciiti.

Sunniti
La nazione leader del blocco sunnita e’ l’Arabia Saudita. Il blocco sunnita e’ chiaramente appoggiato dagli USA e da vari paesi europei.
Fra l’altro, i paesi sunniti sono un mercato di prima grandezza per l’export bellico dei paesi occidentali – si parla di parecchi miliardi di dollari.
Poi c’e’ l’Isis, chiaramente sunnita. Essa non solo controllava vaste aree:
- Genera instabilita’ al massimo grado
- E’ presente praticamente in ogni area sunnita.

Turchia
C’e’ infine da considerare la Turchia, con una popolazione al 68% sunnita ed al 30% sciita.
Il presidente turco Erdogan, il cui partito islamista AKP ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni e che dopo il fallito tentativo colpo di stato.
Erdogan:
- E’ il padrone praticamente assoluto del paese
- Sta cercando di cambiare la costituzione in senso presidenziale
- E’ sunnita
Gli “attacchi” di Erdogan all‘Iran sono ben noti.

Curdi
Per quanto riguarda i curdi, la maggioranza appare costituita da musulmani sunniti, con una forte presenza sciita e parecchie minoranze.
E’ interessante notare che l’Isis aveva dichiarato che la guerra che conduceva contro i curdi era una guerra religiosa, ovvero con lo scopo di combattere gli infedeli tra i curdi.
E’ quindi evidente che la religione – sia che si tratti della vera motivazione, sia che si tratti di una scusa – e’ un fattore fondamentale negli equilibri del Medio Oriente.

CHI STA CON CHI?
Trattandosi di un confronto – od addirittura guerra aperta – che affonda le sue radici nella religione, l’aspetto ‘Sei con me o conto di me?’ assume un ordine di grandezza enorme.
Come assume importanza il fattore chi appoggia chi.

Le sanzioni USA
Da questo punto di vista, e’ fin troppo evidente che le aziende americane od inglesi – giusto per fare un esempio – avrebbero comunque ben poche possibilita’ di internazionalizzare in Iran. Questo non riguarderebbe le imprese che operano nel campo oil & gas, perche’ spesso si tratta di tecnologia non facilmente reperibile.
In ogni caso, le sanzioni USA – e poi la recente crisi – hanno tagliato la testa al toro:
- Miriadi di aziende non hanno piu’ l’opportunita’ di fare affari con l’iran
- Le sanzioni finanziarie/bancarie ed i vincoli sugli affari con gli Stati Uniti hanno tolto ogni possibilita’ per imprese di molti paesi.

Il nodo siriano
Dato che il fulcro del conflitto e’ ora la Siria. I tale paese combattono od hanno combattuto – con perdite elevatissime – forti contingenti iraniani o comunque sciiti legati all’Iran (Hezbollah per primi).
E’ fin troppo evidente che l’atteggiamento dei vari paesi relativamente al problema siriano sara’ un fattore fondamentale per capire quali imprese saranno ben accette in Iran.
Come deve essere ormai ben ovvio a chi legge: se la Siria e’ il fulcro, il conflitto e’ ben piu’ vasto e riguarda gli equilibri di tutto il Medio Oriente. Peraltro, tale equilibrio e’ stato sconvolto dall’Isis.
A questo riguardo, e segnatamente per la penisola arabica, rimando al mio articolo Rischi di Internazionalizzazione nella Penisola Arabica.

RISCHI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE – IRAN
I rischi
Posto che il Medio Oriente e’ comunque un’area instabile e che quindi e’ necessario muoversi rapidamente quando si internazionalizza per ridurre i rischi, e’ evidente che i rischi per un’impresa svizzera od italiana sono estremamente minori di quelli per un’azienda di altri paesi.
Fino all’eliminazione di Soleimani, l’Iran presentava un livello di rischio minore di tanti altri paesi dell’area. Trascurando il terrorismo interno – talvolta collegato a fazioni sunnite e di cui poco si parla ma tutt’altro che trascurabile – pareva essere un paese relativamente stabile.
In effetti, la minaccia principale per l’Iran potrebbe essere la Turchia. D‘altra parte, e come visto, l’Iran ha ottimi rapporti con la Russia – i cui rapporti con la Turchia stavano migliorando prima dell’intervento di Ankara in Libia.

E dopo l’eliminazione del generale Soleimani?
Il rischio maggiore di fare internazionalizzazione in Iran appare ora un conflitto generalizzato – o giu’ di li’ nell’area. Resta ovviamente da vedere come agiranno gli USA, viste le dichiarazioni del presidente Donald Trump.
A suo tempo, l’inclusione del’Iran tra i partecipanti ai colloqui di Vienna – cui hanno partecipato tutte le parti in causa – aveva costituito un:
- Riconoscimento dello status iraniano
- Buon segno per il futuro di tutto il Medio Oriente.
Ora tutto e’ stato gettato alle ortiche.

RISCHI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE – TERRORISMO
Isis
E’ noto l’impegno dell’ Iran contro l’Isis in Irak – oltre che in Siria. Ovviamente, se l’Isis dovesse minacciare di nuovo l’Irak – od anche solo avanzare nuovamente in Kurdistan – la situazione peggiorerebbe.
In occasione delle elezioni turche, gli aerei dell’aviazione della mezzaluna hanno bombardato l’Isis invece dei curdi. L’atteggiamento attuale dei turchi verso l’Isis e’ ben noto a tutti, come e’ noto quello verso i curdi.

Guerra tra Iran e Turchia?
Anche se vi sono enormi rapporti commerciali tra Iran e Turchia – qualcosa come 14 miliardi di dollari, oltre all’export del 90% del gas iraniano – un conflitto non e’ del tutto da escludere.
Se l’Isis dovesse riprendersi in Iraq e Kurdistan, l’Iran si troverebbe grandemente indebolito e la Turchia potrebbe cominciare a fare un pensiero alle risorse iraniane – ed in generale a tutta l’area. Tuttavia, il messaggio russo, con le operazioni in Siria, e’ ben chiaro: la Russia non abbandonera’ i suoi amici.
Per quanto riguarda la strategia russa, rimando al mio articolo Perche’ Russia ed USA non si Capiscono – Geopolitica e Difesa.
Resta comunque un rischio molto elevato per l’internazionalizzazione delle imprese: l’Isis sta operando, direttamente o per procura, un po’ in tutto il Medio Oriente. Le imprese occidentali dovranno quindi prevedere accurate misure di sicurezza.

INTERNAZIONALIZZAZIONE – LE IMPRESE SVIZZERE DEL TICINO E DELL’ITALIA
Aziende ticinesi ed italiane
Dato che scrivo in italiano, mi concentro sulle previsioni di internazionalizzazione delle aziende ticinesi ed italiane.
Per quanto riguarda le prime, e per quanto visto nell’introduzione, e’ ovvio che sarebbero in pole position per esportare in Iran.
Per quanto riguarda le imprese italiane, prevedevo – per quanto gia’ visto – rosee possibilita’ per le imprese che operano nel settore tecnologico dell’ oil & gas. Per le altre, direi che molto dipende dall’atteggiamento governativo italiano, nonche’ dell’UE.
Per quanto riguarda la UE, era ben noto il forte desiderio di fare entrare la Turchia nell’Unione Europea. Secondo me, un simile evento favorirebbe le aziende turche ma danneggerebbe quelle europee ed italiane.

Turchia ed Iran
Per quanto riguarda la UE, era ben noto il forte desiderio di fare entrare la Turchia nell’Unione Europea. Secondo me, un simile evento favorirebbe le aziende turche ma danneggerebbe quelle europee ed italiane.
Come visto, la Turchia intrattiene gia’ proficui scambi commerciali con l’Iran – e si trova li’. D’altronde l’ormai evidente desiderio di Grande Turchia rendera sempre peggiori i rapporti dei due paesi.
Inoltre, la Turchia ha gia’ provato a giocare la carta della NATO – di cui fa parte – in occasione dell’inizio delle operazioni russe in Siria. Una Turchia membro anche della UE potrebbe diventare un rischio ancora maggiore per l’Iran.

Europa e Turchia
Le imprese italiane hanno sempre intrattenuto buoni rapporti con l’Iran. Inoltre, c’e’ sempre stata un buona predisposizione iraniana verso l’Italia.
Direi quindi che:
- Se il processo di entrata della Turchia in Europa non dovesse accelerare – eventualita’ ormai molto probabile – ci sono ottime possibilita’ per le imprese ticinesi (e Svizzere) ed italiane, nonche’ per l’export russo
- Se il processo di entrata di Ankara in Europa continuasse, le imprese italiane si troverebbero ad affrontare un’agguerrita concorrenza.
Tanto dipende dalla politica estera italiana. Una posizione che si dimostri aperta verso gli sciiti – e quindi possibilista sul permanere al potere di Assad – e non troppo favorevole alla Turchia, farebbe capitale degli ottimi rapporti gia’ esistenti.

Il fattore terrorismo
Per concludere, il fattore di rischio piu’ grande per l’internazionalizzazione: il terrorismo.
Come abbiamo visto, se l’avanzata – internamente ai vari stati arabi – dell’Isis riprendera’, si assistera’ ad una destabilizzazione di buona parte del Medio Oriente. In simili condizioni, si potrebbe assistere allo scatenarsi delle tante tensioni – quella tra sciiti e sunniti per prima.
In poche parole, ed i colloqui di Vienna indicano che tutti gli attori lo hanno capito, l’intera regione rischia di trasformarsi in una polveriera – con il possibile coinvolgimento di USA, Russia, Turchia e NATO.
