Rischi di Export ed Internazionalizzazione: Rapporto su Penisola Arabica e Dintorni
Un rapporto sui rischi nella Penisola Arabica, senza dimenticare i rischi di export e l’internazionalizzazione in Arabia Saudita. La situazione geopolitica e’ instabile.

RISCHI DI EXPORT ED INTERNAZIONALIZZAZIONE
Cedo alle richieste e faccio un esperimento: un rapporto condensato, relativo a quelle che appaiono le aree piu’ a rischio per export ed internazionalizzazione. Comincio dai rischi nella Penisola Arabica – quindi anche Arabia Saudita.
Non si tratta di cercare di includere tutti i rischi in giro per il mondo, ma solo di fare uno snapshot di un’area che al momento appare come quella piu’ meritevole di un’analisi geopolitica. Una scelta personale, insomma.
Visti i recenti fatti, per questo primo esperimento ho scelto la Penisola Arabica e dintorni. Ho aggiunto considerazioni sul prezzo del petrolio e conseguenze per le imprese.

LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE
Un’area a rischio
Come gia’ scritto a suo tempo in Rischi di Internazionalizzazione nella Penisola Arabica – cui rimando per gli approfondimenti – non si possono escludere disordini anche gravi o perfino situazioni stile quella iraniana nel 1979.
Anche senza gli avvenimenti degli ultimi mesi, si tratta di un’area che non si puo’ assolutamente definire tranquilla. Sotto la superficie di stabilita’ sono in atto – da tanto – dei sommovimenti che non vanno trascurati.

Arabia Saudita
L’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr in Arabia Saudita, cui sono piu’ recentemente seguite le operazioni contro gli sciiti nell’est del paese, ha indubbiamente aggravato la situazione di scontro tra sunniti e sciiti. Per approfondire questo aspetto rimando a Rischi di Internazionalizzazione in Iran?, ed in particolare al capitolo Il problema sciita.
Secondo l’Iran, vi sarebbero addirittura state rivolte nell’est dell’Arabia Saudita. Sta di fatto che le forze saudite hanno condotto operazioni nelle aree ad est del paese.

La Penisola Arabica e le minoranze religiose
C’e’ da aggiungere che, nonostante parecchi paesi siano abbastanza omogenei dal punto di vista religioso, praticamente in ogni stato della regione vi sono minoranze sciite o sunnite – a seconda del paese.
Nimr al-Nimr era una sorta di capo morale degli sciiti sauditi. Fra l’altro, secondo molte fonti indipendenti era un fautore della lotta civile non violenta.
E’ quindi evidente che, anche senza considerare le dichiarazioni di vari esponenti – iraniani per primi – della regione, questa esecuzione implica un aumento notevole del livello di rischio per le imprese che vogliono esportare ed internazionalizzare nella regione. La cosa non si ferma qui – vedi ad esempio proteste nel Kashmir indiano.
Al di la’ degli attacchi alle sedi diplomatiche saudite del tempo, la morte dello sceicco al-Nimr ha allargato drammaticamente il solco tra sciiti e sunniti in tutto il mondo. Si tratta di un solco religioso prima che politico, per cui le passioni si infiammeranno sempre di piu’.

Golfo Persico – USA ed Iran ai ferri corti
A tutto cio’ vi e’ da aggiungere la tensione sempre piu’ palpabile tra Iran e Stati Uniti nel Golfo Persico. O meglio, in tutto il Medio Oriente.
Ricordo che:
- Il famoso incidente navale – navi da guerra iraniane nei pressi della portaerei Truman avrebbero lanciato dei razzi in mare – e le posizioni della amministrazione USA di Donald J. Trump non contribuiscono a diminuire. Anzi
- Non importa che l’incidente sia avvenuto (come sostengono gli USA) o meno (come sostengono gli iraniani). E’ comunque evidente che la guerra fredda tra i due paesi e’ restata in atto
- Dopo che gli USA hanno “stracciato” il trattato sul nucleare ed imposto nuove sanzioni, tutto e’ possibile.

LA SITUAZIONE NELLA PENISOLA ARABICA
La guerra in Yemen
Se l’Occidente ha assunto una posizione critica sull’evento, alcuni paesi della penisola arabica supportano quanto avvenuto in Arabia Saudita, in particolare il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti (EAU). Entrambi sono alleati del’Arabia Saudita nella guerra contro gli huti (sciiti) in Yemen.
La situazione dello Yemen e’ ben nota:
- Guerra civile tra sciiti e sunniti
- I primi appoggiati dall’Iran – che nega di fornire aiuto materiale
- I secondi aiutati militarmente dalla coalizione a guida saudita
- Le incursioni dell’aviazione saudita in Yemen stanno rendendo altamente impopolari per Arabia Saudita, i loro alleati, il Regno Unito e gli USA. Gli ultimi due forniscono armi e/o supporto logistico.

Bahrein, EAU e Qatar
Faccio notare che, secondo il censo del 2010, il 70,2% della popolazione del Bahrein e’ sciita – invece la monarchia e’ sunnita. Il Bahrein, dove si sono verificate proteste sciite gia’ prima dell’esecuzione di al-Nimr e dove ci sono stati scontri con la polizia dopo tale esecuzione, e’ quindi ad alto rischio.
Nell’EAU ci sono circa un 15% di sciiti ed un 85% di sunniti.
Per quanto riguarda il Qatar e l’esplosiva situazione tra il Qatar stesso e l’Arabia Saudita – ed alleati – rimando al mio articolo Geopolitical Aspects of the Crisis between Qatar and Saudi Arabia.

Dubai
Per quanto riguarda Dubai – che fa parte degli Emirati Arabi Uniti – la divisione della popolazione e’ importante:
- 71% asiatici
- 25% di origine iraniana – e presumibilmente in maggioranza sciiti
- 3% occidentale
- Un 15% della popolazione nativa e’ sciita.
Risulta evidente che a Dubai la popolazione autoctona di religione sunnita e’ probabilmente un’esigua minoranza.
I rischi in caso di sollevazioni o simili sono quindi elevati – un simile evento porterebbe probabilmente a:
- Un bagno di sangue
- Una situazione di non operabilita’ per le imprese.

LA SITUAZIONE NEL GOLFO PERSICO
Irak ed Iran
L’Irak – sciita se si trascura la parte che era principalmente sotto controllo dell’Isis – ha condannato l’esecuzione dello sceicco Nimr al-Nimr.
Il primo ministro ha parlato di ripercussioni sulla sicurezza della regione. Parecchi esponenti sono stati estremamente critici.
L’Iran (sciita) ha detto, attraverso lo speaker del parlamento Ali Larijani, che l’Arabia Saudita sara’ sconvolta da un maelstrom. In generale, e’ chiaro che l’Iran non intende lasciare passare fatti come questi senza reagire.

Isis, terrorismo
L’Isis prendera’ l’occasione per cercare di allargare ancora di piu’ il solco tra sunniti e sciiti.
In generale, e’ prevedibile un aumento dei disordini nei paesi sunniti e della penisola arabica, nonche’ del terrorismo – non solo Isis. Il tentativo di colpire la Grande Moschea di La Mecca conferma la tendenza.

Turchia
C’e’ poi l’incognita Turchia. In caso di grossi problemi nella Penisola Arabica, che fara’ la Turchia di Erdogan?
Alcuni tipi di problemi prevedibili:
- Un governo che rischia di cadere od una sorta di rivoluzione orange
- Scontri aperti – o quasi – tra Iran e paesi sunniti
- Un intervento iraniano od appoggio aperto agli Huti in Yemen.

L’Occidente
L’Occidente si trova in una posizione alquanto scomoda.
Le critiche sollevate all’esecuzione dell’imam ed al principe ereditario saudita Mohamed bin Salman (MBS) indicano che l’Arabia Saudita – alleato fondamentale – e’ diventato un “alleato” scomodo.
L’appoggio al paese rischia di diventare un serio problema di immagine.
Torna alla memoria il rapporto del BND (intelligence tedesca) che ha definito l’Arabia Saudita un rischio per la stabilita’ del mondo arabo. Tale rapporto e’ stato consegnato alla stampa.
E’ quindi evidente l’estrema preoccupazione dell’Occidente per la situazione della penisola arabica. Le imprese che fanno export ed internazionalizzazione dovrebbero prenderne nota.
Video – Geopolitical Aspects of the Crisis between Qatar and Saudi Arabia
CONCLUSIONI – IL LIVELLO DEI RISCHI DI EXPORT ED IL PREZZO DEL PETROLIO
I rischi nella Penisola Arabica e l’internazionalizzazione in Arabia Saudita:
- Il livello di rischio in tutta la Penisola Arabica e’ aumentato notevolmente, sia a causa della situazione geopolitica che del prevedibile aumento di atti terroristici
- Per quanto riguarda l’Iran, resta una meta appetibile (ancorche’ impegnativa) di internazionalizzazione, in particolare per le imprese italiane e svizzere. Tuttavia, ed al di la’ delle sanzioni USA, e’ evidente che il montare della tensione non contribuisce a diminuire i rischi – semmai il contrario
- Le possibili conseguenze sulla navigazione nel Golfo persico sono prevedibili. Per inciso, questo avra’ probabilmente conseguenze sul prezzo del petrolio.

Petrolio
Al di la’ di possibili problemi nel Golfo Persico – fino all’eventuale blocco del traffico – oserei dire che quanto sta accadendo non potra’ non avere conseguenze sul prezzo, soprattutto se si verificano disordini e/o attentati terroristici.In caso la situazione dovesse precipitare, il prezzo del petrolio schizzera’ in alto.
Le imprese dovrebbero tenere presente questo rischio perche’ export ed internazionalizzazione significano trasporti.

CONCLUSIONI – NON SOLO RISCHI NELLA PENISOLA ARABICA
Se questa analisi sperimentale e’ piaciuta, potrei dedicare un articolo ogni tanto ad una serie di analisi geopolitiche: Rischi di export ed internazionalizzazione nel mondo.
Che ne pensate?
gennaio 5, 2016 alle 10:47
Bell’articolo, continua a scrivere! L’unica mia osservazione è che per il prezzo del petrolio parlerei di imprevedibilità più che di possibilità di grossi rialzi. Certamente non è pensabile un calo dei prezzi cospicuo, ma in ogni caso il petrolio è l’unica possibile fonte di finanziamento di molti dei paesi citati e tutti hanno bisogno di venderne, eventualmente facendosi un po’ di concorrenza. Se ci sarà un rialzo repentino sarà perché qualche paese sarà impossibilitato a vendere, ovvero in una situazione di guerra aperta.
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gennaio 7, 2016 alle 12:03
Grazie mille per i tuoi contributi, continua che mi fa piacere!
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gennaio 6, 2016 alle 17:29
Continua a scrivere Dave! Sono solo un po’ perplesso sul possibile schizzare in alto dei prezzi del pertolio… Aumenti di sicuro potrebbero esserci, ma se non scoppia una aperta lo scenario mi pare rivolto al ribasso. Infatti nel frattempo va così (poi tutto potrebbe succedere):
http://www.repubblica.it/economia/2016/01/06/news/iran-arabia_alla_guerra_del_petrolio_maxi_sconti_di_riad_per_l_europa-130699624/?ref=HREC1-3
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