Terrorismo ed Export – Chi e’ Preparato?

Perche’ terrorismo ed export? Perche’ si parla molto di terrorismo, ma se ne parla poco dal punto di vista di cosa comporta per l’internazionalizzazione delle aziende.
Video: Terrorismo – La UE lo Affronta Come la Brexit
IL GRANDE TABU’ AZIENDALE: IL TERRORISMO
In questo momento, estremamente fragile sia dal punto di vista politico che economico, il fattore terrorismo non puo’ assolutamente essere trascurato. Tanto vale accettare la realta’: terrorismo ed export non vivono su due galassie separate.
Molto raramente il terrorismo – ad esempio quello dell’Isis – viene considerato dalle aziende nei loro calcoli e nelle loro analisi. Quest’ultime sono quasi esclusivamente economiche, come ho avuto spesso modo di sottolineare.
Per dirla tutta, si sente parlare molto raramente di imprese che richiedono consulenze geopolitiche, che magari includano il rischio terrorismo.
Quello che al massimo viene fatto e’ consultare la Country Risk Map della Sace – ma per questo rimando a Rischi di Internazionalizzazione nella Penisola Arabica, dove rilevo quelli che a mio avviso sono degli evidenti limiti.

COSA INSEGNANO GLI ATTACCHI TERRORISTICI DEGLI ULTIMI ANNI?
Export ed internazionalizzazione
La prima cosa che salta all’occhio e’ che ogni mese vi sono decine di attacchi terroristici. Molti degli attacchi avvengono in paesi appetibili per l’export e l’internazionalizzazione. Spesso questo non e’ un caso, perche’ nel mondo moderno uno dei metodi piu’ efficaci di colpire una nazione e’ colpire la sua economia.
Alcuni gruppi terroristici prendono di mira anche dipendenti o consulenti delle imprese – in questo caso, lo scopo va dall’esecuzione pubblica alla richiesta di riscatto. E’ superfluo specificare che entrambi gli eventi sarebbero catastrofici per un’azienda?

Dove colpisce il terrorismo?
La seconda cosa che e’ evidente: il terrorismo puo’ colpire in ogni momento e quasi ovunque, perfino nel cuore dell’Europa – anche se il numero di attentati che avvengono in Occidente e’ insignificante a fronte del numero totale. O meglio:
- Anche a seguito di notizie di stampa, nutro seri dubbi sul numero reale di attentati in Europa
- Considerato il numero esremamente elevato di attacchi classificati come opera di individui instabili, comincio a nutrire seri dubbi sulle statistiche ufficiali.

Geopolitica
Un singolo attentato puo’ cambiare totalmente la situazione geopolitica e quindi le condizioni per esportare ed internazionalizzare.
Vedi ad esempio come quelli di Perigi, o l’attacco alle torri gemelle di New York.
Probabilmente non vi sono mai stati tanti terroristi – ed aspiranti tali – come in questo momento. Inoltre, mai il terrorismo e’ stato cosi’ organizzato e ben equipaggiato.

L‘influenza dei terroristi arriva in molti posti e settori
Ormai, le possibilita’ che un’impresa si trovi ad avere un qualche tipo di “interazione” – diretta od indiretta – con quel mondo non e’ assolutamente trascurabile.
Specifico meglio il concetto di “interazione”:
- Ricatto
- Estorsione
- Rapimento
- Offerta di “protezione”
- Utilizzo di banca attraverso cui transitano fondi in qualche modo legati ad attivita’ illegali
- Mediatori il cui cugino e’ un simpatizzante di qualche movimento, ecc.

Terrorismo o guerriglia?
Un piccolo – per modo di dire – attacco nel paese A puo’ avere enormi conseguenze sulla libera circolazione di persone e/o merci.
Per finire: il terrorismo attuale e’ ben diverso dal terrorismo di qualche lustro fa. Ora si tratta piu’ di un mix di guerriglia e terrorismo, con tutte le conseguenze.
Su quest’ultimo punto, spero di potere presto scrivere qualcosa di piu’ approfondito.

QUALI SONO I RISCHI PER LE AZIENDE?
L’elenco dei rischi legati al terrorismo sarebbe molto lungo, per cui ho deciso di trattarne solo alcuni dei piu’ significativi.
Rischi geopolitici:
- Destabilizzazione dell’area, con conseguente necessita’ di rimpatrio del personale. In caso di export, la cosa avrebbe un’influenza che si potrebbe fermare al materiale non pagato. Invece, nel caso dell’internazionalizzazione si potrebbe arrivare a personale bloccato in loco – vedi Yemen
- Rapimento e/o uccisione di dipendenti e/o consulenti
- Impossibilita’ di operazioni logistiche da/per il mercato, oppure operazioni estremamente rallentate a causa di strettissimi controlli
- Chiusura dei confini e dei voli, oppure estrema difficolta’ a viaggiare. Come esempio, a seguito dell’attentato di San Bernardino (California) gli USA hanno deciso di reintrodurre l’obbligo di visto anche per i cittadini di paesi esenti che siano stati in una serie di paesi negli ultimi 5 anni. Questo e’ un esempio di quali conseguenze mondiali possa avere il terrorismo sul business e sulle aziende che esportano
- Danni materiali e/o spese di sicurezza particolarmente elevate. Quante imprese che fanno internazionalizzazione hanno preso in considerazione quest’ultimo punto?

Rischi economici
Posto che la causa prima e’ il terrorismo e che quindi si tratta comunque di un fattore geopolitico, ecco qui una piccola scelta di rischi economici:
- Blocco/rallentamento delle transazioni bancarie, sequestro di conti, ecc.
- Il partner/acquirente commerciale subisce estorsioni, per cui non riesce piu’ a mantenere fede agli accordi
- Il prodotto che esportate viene considerato “non piu’ accettabile” per qualsivoglia motivo. Un esempio? Il paese X subisce un attentato, quindi blocca le frontiere ai cittadini del paese oggetto del vostro export; come conseguenza, i prodotti del paese X vengono boicottati dal governo o dalla popolazione. Un altro esempio? Qualcuno nel paese Y mette online una vignetta giudicata inaccettabile nel paese dove fate internazionalizzazione; il movimento B decide di colpire gli interessi commerciali del paese Y – e magari riesce a dare vita a una campagna mediatica di successo
- Gravissime perdite per il paese dove esportate, con conseguenze sull’economia e quindi su imprese, partner e consumatori/utilizzatori. Esempio? L’Egitto, dove il turismo (fonte di tanto reddito) e’ stato gravemente danneggiato dagli attacchi terroristici – l’abbattimento dell’aereo di linea russo sul Sinai e’ solo l’evento piu’ eclatante. Per chi vuole approfondire la situazione Egiziana ed il Sinai, consiglio la lettura di La Scoperta del Gas in Egitto – Le Conseguenze.

SIATE VERAMENTE PREPARATI A FARE EXPORT ED INTERNAZIONALIZZAZIONE?
Qualcuno prende in considerazione terrorimo ed export?
Ora ditemi un po’: quante imprese hanno preso in seria considerazione i rischi appena elencati – che di se’ stessi sono solo un piccolo campione?
Oserei scommettere che la maggior parte non ha nemmeno fatto un’analisi geopolitica, come dicevo all’inizio.
Parlare di terrorismo ed exportad una riunione aziendale? Vade retro!
Probabilmente, la maggior parte delle aziende ha semplicemente fatto affidamento ad un’ordinaria societa’ di consulenza e/o alla SACE. In poche parole:
- Forse vi sono state solo considerazioni economiche
- Magari le considerazioni geopolitiche non hanno preso sufficientemente in considerazione il terrorismo e/o non sono sufficienti – vedi le considerazioni all’inizio.

Country Risk Map della SACE
Recentemente, ho letto su LinkedIn quanto scritto da qualche consulente: in poche parole, si dovrebbero fare solo considerazioni economiche, per tutto il resto c’e’ la SACE.
Ma le imprese lo sanno cosa fa la SACE?
Fondamentalmente – Country Risk Map a parte – assicura il vostro investimento di internazionalizzazione.
Il problema?
Niente vi assicura contro la perdita di personale.
Inoltre, ovviamente la SACE non fa niente per niente. Anche se non doveste avere problemi nel settore personale – ma questo non dipende dalla SACE – perche’ mai dovreste rischiare di piu’ e spendere molto di piu’ solo perche’ non avete preso in considerazione il fattore terrorismo.

Che fare?
E allora, cosa dovremmo fare? – chiederete ora.
A parte cominciare a meditare sull’intera questione, magari prendendo spunto da quanto esposto, consiglierei di fare due pensieri su:
- I rischi geopolitici – quelli legati al terrorismo inclusi – includendo l’impatto sul business aziendale
- La vostra organizzazione aziendale, valutando bene se siete in grado di garantire un livello accettabile di sicurezza e sostenere i costi
- I mercati che vi interessano, rivedendo tutto alla luce di quanto avete appena letto
- Tutti vostri piani di emergenza – in particolare quelli di evacuazione – per i mercati piu’ a rischio. Cominciate col chiedervi se esistono e quanto potrebbero costare, sia nella preparazione che nell’esecuzione.

LA CARA VECCHIA GEOPOLITICA
La geopolitica ha un perche’
Il mondo sta diventando sempre piu’ pericoloso, soprattutto per chi cerca di vendere sui mercati esteri. Uno dei principali rischi, diretti od indiretti, e’ il terrorismo.
Questo non significa affatto che non si debba esportare e internazionalizzare, perche’ e’ fin troppo evidente che in questo momento storico sono spesso la strada per sopravvivere.
Si puo’ – e si deve – operare all’estero per bene, prendendo in considerazione i fattori geopolitici e segnatamente quelli terroristici.
Ovviamente, sto parlando della geopolitica seria, non di quella trendy del momento.

E quindi?
Quanto appena visto significa fare:
- Considerazioni strategiche su dove, come, e con che tempi
- Un’analisi – e gestione – dei rischi a 360 gradi
- Prendere in considerazioni i veri costi aziendali dell’operazione.
Se agirete in questo modo, scoprirete che sara’ molto piu’ facile decidere:
- Dove e come esportare
- Quali offerte fare
- A che bandi partecipare
- Come stendere un contratto adeguato.

CONCLUSIONE
Spero che queste mie righe vi siano utili per cominciare a vedere il modo di fare export sotto un’altra luce.
Saro’ felice di ricevere commenti sui risultati delle vostre riflessioni.
Ovviamente, potete contattarmi anche sulla pagina di contatto.
Se vi serve una consulenza sui temi trattati, scrivetemi. Oltre a quanto visto in questo articolo, faccio anche:
- Strategia aziendale
- Analisi geopolitiche approfondite e su misura
- Industria 4.0
- Project, risk ed emergeny management.
Trovate molta altra informazione sul canale Telegram di Export OK:https://t.me/exportok
