Social Networks per le Imprese: Difetti e Pregi per Export e Internazionalizzazione
Un’analisi dei principali social networks, basata sull’esperienza aziendale diretta e partendo dall’aspetto piu’ interessante per le aziende: la possibilita’ di raggiungere clienti e di fare networking, export ed internazionalizzazione.

SOCIALS ED AZIENDE
In questo primo articolo, parlo in modo dettagliato dell’uso dei social networks presso le imprese, in particolare per export e internazionalizzazione.
Con un secondo secondo articolo ,estendo l’analisi all’influenza che i vari social networks hanno sull’assetto geopolitico. Lo faccio sfruttando l’analisi degli strumenti fatta in questo articolo.
Come e’ ormai ben noto ai lettori dei miei articoli, la geopolitica e’ fondamentale per l’export e l’internazionalizzazione delle imprese.

PREGI E DIFETTI PRINCIPALI DEI SOCIALS
Pregi – i socials consentono, fra l’altro, di:
- Stringere contatti senza bisogno di intermediari
- Raggiungere praticamente ogni angolo del mondo
- Scoprire aziende e/o professionisti altamente qualificati
- Fare conoscere, soprattutto all’estero, aziende (soprattutto PMI) e professionisti (soprattutto piccoli studi tecnici e consulenti)
- Mettere l’impresa in contatto diretto con i clienti finali – soprattutto grandi aziende
- Sondare i mercati e valutare dove esportare o internazionalizzare
- Farsi un’idea dell’umore prevalente in un certa area, sia per l’aspetto economico che geopolitico.

Difetti dei social networks:
- Trattandosi spesso di contatti lontani, non e’ spesso chiaro con chi si ha esattamente a che fare
- Alcune aziende sanno come gestire i socials, altre no. Si rischia di rivolgersi ai – possibili – partners sbagliati o comunque di non scegliere l’impresa migliore per il nostro scopo. Una buona presenza su un social network non garantisce la qualita’ del prodotto/servizio
- I social networks mirano innanzitutto al profitto, per cui i profili aziendali devono spesso ricorrere a pubblicita’ a pagamento per raggiungere il target
- Gli algoritmi sembrerebbero privilegiare likes, condivisioni e quant’altro. Questo puo’ forse andare bene per i privati, ma non per le imprese
- Come conseguenza del punto precedente, le imprese ed i professionisti che postano materiale “orecchiabile” vedono una maggiore diffusione dei loro contenuti. Purtroppo, spesso viene postato materiale totalmente fuori tema e/o di qualita’ assolutamente scadente
- Imprese e professionisti “si bruciano” molto velocemente. Se l’eccezione o la pubblicita’ fuori tema ben fatta possono essere dei piacevoli diversivi, il costante bombardamento di posts totalmente fuori tema e/o di dubbio gusto fa scappare possibili partners/collaboratori/clienti

Ulteriori difetti dei social media:
- Molti socials sono adatti per il prodotto di massa, molto meno – o per nulla – per altri tipi di prodotto e per i professionisti
- I social networks richiedono molto tempo ed attenzione. Messaggio e modo di inviarlo vanno studiati e comunque richiedono impegno
- I vari socials sono spesso “bizzosi”: cambiano algoritmi ed addirittura filosofia spesso e volentieri. Inoltre le loro policies sono in realta’ legate a reazioni automatiche, o magari a decisioni “politically correct” spesso ben poco comprensibili
- In teoria sono a costo zero, in pratica implicano costi diretti (pubblicita’ o funzioni utili) e/o indiretti (tools, personale, ecc.)
- Ultimamente, il comportamento “bizzarro” di alcuni socials e di Google lascia parecchio a desiderare. Approfondisco questi aspetti in L’Internazionalizzazione Rapita – Le PMI, Google ed i Socials.

I PRINCIPALI SOCIAL NETWORKS
Questa breve analisi e’ rivolta a capire cosa puo’ essere utile a seconda delle necessita’.
Blog
In generale, dal punto di vista dell’impresa i socials sono spesso viziati:
- Sono di solito rivolti alla massa generica – che include tante persone interessate a condividere pensieri e foto a seconda dell’estro del momento – e quindi “superficiali”
- L’azienda e’ obbligati a pagare per ottenere qualcosa
- Sono “bizzosi” ed imprevedibili – cambiano le regole a piacimento. Quest’ultimo aspetto e’ particolarmente fastidioso per chi ha investito tempo e denaro.

I blog sono parte dell’equazione
In realta’, varie funzioni dei moderni blog – nonche’ tutti i “collegamenti” possibili con i social networks – li rendono parte dell’equazione socials.
Spesso i blog non hanno tanti visitatori, ma si tratta di visitatori selezionati che sono veramente interessati al contenuto e/o all’azienda. Spesso i visitatori arrivano tramite socials – nel caso business, LinkedIn e’ probabilmente la principale fonte.
La selezione ed il contenuto di qualita’ stanno alla base dei risultati.
Vantaggio finale: il blog lo gestite voi e nessuno verra’ a sindacare sui vostri contenuti – anche se si tratta di una piattaforma come WordPress, il contenuto deve veramente essere “strano” per portare ad azioni del gestore.
Trovo che il caro vecchio blog sia ancora il mezzo migliore per fare conoscere i propri contenuti.

Il blog e la lingua
Ovviamente, fondamentale e’ la scelta della lingua.
Ad esempio, io ho scelto di postare in italiano perche’ mi rivolgo molto al mondo domestico (Ticino) ed italiano. Si tratta di mondo dove i contenuti di qualita’ sembrano essere molto rari, per cui il mio blog viene apprezzato.
Per contro, un’impresa/professionista che vuole fare export ed internazionalizzazione scegliera’ probabilmente l’inglese e/o la lingua del mercato target.
Resta il problema del posizionamento su Google del blog. Ultimamente, non si riesce piu’ a capire bene come agisce il motore di ricerca per antonomasia.

Ci sarebbe tantissimo da dire, ma trovo che sia il social piu’ “bizzoso” ed il piu’ inutile per le aziende – anche a pagamento.
Esperimenti aziendali di ads estremamente mirati – e controllati – hanno portato ad una conclusione definitiva: l’opinione e’ che sia meglio investire quei soldi in zucchero filato.
I continui – e di forte impatto per le imprese – cambiamenti di policy sono estremamente deleteri per le aziende che ci investono.
Il giudizio sul motore di ricerca di Facebook? Fondamentalmente, non si capisce a cosa serva.

Facebook: per chi?
Facebook ha infine un qualche senso per l’azienda che produce prodotti di massa, per amplificare e richiamare il marketing tradizionale. Trovo pero’ che sia totalmente inutile per le aziende di consulenza e quasi inutile per le PMI.
A suo tempo, la mia azienda l’ha praticamente abbandonato a favore della sperimentazione su Twitter.
Viste le posizioni sempre piu’ “preconcette” di Facebook e parecchie “censure” incomprensibili nei confronti di pagine ed utenti, la magnitudo della sua reale utilita’ e’ molto dubbia anche per le organizzazioni. E’ comunque impressione comune che – per le pagine commerciali – una diffusione adeguata sia ormai vincolata alla pubblicita’ a pagamento.

L’impressione e’ che i posts degli accounts aziendali non abbiano la stessa diffusione di quelli privati – anche se non c’e distinzione tra accounts privati ed aziendali come su Facebook.
E’ utile, seppure in forma molto limitata, per contatti. Il suo punto forte consiste nell’alto contenuto di informazioni disponibili. Fra l’altro il motore di ricerca – e le opzioni disponibili – e’ buono, soprattutto se si utilizzano gli hashtags.
La mia azienda, dopo intensa sperimentazione, ha comunque deciso di dedicare il tempo a LinkedIn. Trovo che Twitter abbia ancora un elevato valore come SEO, ma solo se utilizzato in modo opportuno e non convenzionale.

Ha molte limitazioni e molti glitches, pero’ consentiva di propagare il messaggio professionale.
Devo pero’ dire che dopo l’acquisto da parte di Microsoft presenta parecchi malfunzionamenti. Inoltre, ho visto un notevole calo nella diffusione dei post di provenienza aziendale – accompagnato da una “invasione” di ads e da un feed poco soddisfacente.
LinkedIn e’ ancora una buona vetrina per il professionista di qualsiasi genere. Trovo che un buon profilo senza chilometri di CV possa dare un’eccellente idea della persona.
Per le imprese, trovo che sia abbastanza limitato. Peraltro, la mia azienda di consulenza non aveva mai provato la funzione pubblicita’ – tutt’altro che economica. L’esperienza con la pubblicita’ di LinkedIn e’ poi stata altamente negativa, sotto tutti i punti di vista.

Linkedin reloaded
Purtroppo, negli ultimi tempi Linkedin e’ stato “invaso” da persone che lo usano per fare politica e/o per attirare l’attenzione a tutti i costi. Ma questo sembra essere anche una conseguenza della nuova “policy“.
La funzione (ex) Pulse consentiva di pubblicare agevolmente – seppure con molte limitazioni – stile blog. Non solo e’ ora di una qualita’ infima; purtroppo, LinkedIn non sembra avere un algoritmo che premi gli articoli di qualita’, per cui sembrerebbero venire premiati gli articoli “piu’ di voga”.
Ho visto articoli con piu’ del 50% – sulle visualizzazioni – di likes ricevere una diffusione estremamente limitata, per cui considero il funzionamento di Pulse un qualcosa di misterioso.
Questa sembrerebbe essere anche la limitazione di LinkedIn in generale: l’algoritmo premia – come praticamente tutti i social networks – likes e simili, per cui molti postano con l’evidente (e pressoche’ unico) scopo di ricevere visibilita’.
Update: l’esperienza personale insegna che nemmeno un rapporto di likes superiore al 50% migliora la diffusione.
Tutto sommato, se si usano in modo appropriato le varie forme di filtraggio e si inseriscono post di qualita’, e’ probabilmente lo strumento migliore per un consulente di internazionalizzazione. Tuttavia, i filtraggi sembrerebbero cominciare ad avere effetto dopo un po’, ed ultimamente sembrano diventate pressoche’ inutili.

G+, ovvero Google Plus
Era un social network molto interessante, di qualita’ – contenuto – enormemente superiore a FB. Purtroppo era poco seguito.
Dava molte possibilita’ interessanti, aveva un potente motore di ricerca interno ed era di Google. Era direttamente collegato a YouTube, e questo lo rendeva prezioso.
Aveva molte funzioni estremamente interessanti; purtroppo, i piu’ non le utilizzavano. La nuova versione di G+ aveva pero’ perso molte features interessanti.
Personalmente, lo avrei utilizzerei molto di piu’ se fosse stato piu’ frequentato. Oserei dire che se Facebook e’ lo scooter, Google Plus era la fuoriserie. O meglio, lo era prima delle modifiche che avevano peggiorate pure l’interfaccia e la facilita’ d’uso.

YouTube
Ottimo per i video, non ho avevo mai rilevato censure od altro – diritti di autore o presunti tali a parte. Recentemente, vi sono state parecchie storie “dell’orrore”.
Un tempo era probabilmente il social network principale piu’ “democratico”, senza indebite “influenze” – i gruppi od altro di Facebook o LinkedIn sono piu’ in base al “primo che arriva, meglio alloggia”. Dopo l’abolizione delle cards per i piccoli canali, direi che non e’ piu’ cosi’ PMI-friendly.
Consente un messaggio “pulito”, efficace, facilmente embeddable praticamente ovunque.
La pubblicita’ e’ facilmente realizzabile – ma solo se si conosce bene come funziona – tramite AdWords. Sui risultati finali di tale pubblicita’ – sperimentata dalla mia azienda – ho pero’ seri dubbi.
Il fatto stesso che realizzare e postare un video non sia cosi’ facile ed immediato, contribuisce a ridurre la quantita’ di contenuti di infimo livello rispetto ad altri networks.
Le possibilita’ che offre sono ancora imbattute, nonostante i tentativi di Facebook nel campo video. Viste pero’ le novita’ nella policy YouTube e la prevista introduzione della piattaforma video di Facebook, se ne potrebbero vedere delle belle.

Molto interessante, e’ diffuso principalmente in Nord-America e nei settori abbigliamento, food, ecc. Vi sono iscritte principalmente donne.
La diffusione – ed i settori – limitati lo rendono di nicchia, tuttavia sta incrementando la sua fetta di mercato. E’ noto perche’ le spese per acquisti su Pinterest sono molto elevate.
La facilita’ con cui si possono postare e condividere fotografie – spesso molto belle – lo rende interessante. Lo trovo pero’ di uso estremamente poco intuitivo.

L’immediatezza – Instagram e Periscope
Instagram e’ estremamente interessante per l’immediatezza e consente l’immediata condivisione delle foto filtrate. Nonostante fosse stato previsto che strumenti come Periscope avrebbero potuto soppiantarlo, si sta dimostrando uno dei socials piu’ frequentati.
Periscope consente il video immediato, praticamente ovunque: questa possibilita’ lo rende estremamente utile per le imprese, in quanto consente di trasmettere in assenza di supporto tecnico. Tuttavia, proprio l’immediatezza potrebbe rappresentare un problema: sono ben note le conseguenze di gravi “errori” alla TV. Consiglierei quindi di non abusare del tool.
Periscope ha poi visto soluzioni alternative, soluzioni che lo hanno ormai reso secondario.

Ho incluso Watsapp per via della grandissima diffusione.
Personalmente preferisco usare Telegram, pero’ l’ampia diffusione di Whatsapp lo rende quasi un must.
E’ utile come strumento di comunicazione o per gli auguri di Natale. Puo’ diventare invasivo – ricordo che e’ legato al numero di telefono delle persone.
Il fatto stesso di potere essere iscritti ad un gruppo in base al numero di telefono lo rende un problema. Io stesso mi sono trovato iscritto ad un gruppo – ex compagni di scuola – che ho dovuto filtrare perche’ c’erano decine di notifiche ogni giorno.
Il mio consiglio e’ quindi di stare estremamente attenti a come si usa con i clienti. Come dicevo, gli auguri ogni tanto ci stanno – ma non molto di piu’.

Telegram
A suo tempo, l’ho installato sul mio smartphone prima di WhatsApp.
Al di la’ della leggerezza e della possibilita’ di comunicazioni molto protette – cosa non da poco per un’azienda che fa export ed internazionalizzazione – Telegram e’ molto pratico ed intuitivo.
Originariamente, non avevo incluso Telegram – se non en passant – nella mia analisi a causa della sua scarsa diffusione. Non solo non e’ piu’ cosi’, con molte persone che lo usano ed intere nazioni – vedi Iran – che lo preferiscono, adesso ha pure l‘interessantissima funzione dei canali. Si tratta di siti su piattaforma Telegram, raggiungibili da chiunque. Per vedere un esempio di tale funzione, visitate il canale di Export OK.
Se WhatsApp e’ l’utilitaria, Telegram e’ la fuoriserie.

CONCLUSIONI
Il social network ideale non esiste, tuttavia ci sono vari socials utili per l’export e l’internazionalizzaione, a seconda dell’occasione. Soprattutto, ci sono tools – vedi Telegram – utili, e non solo per creare comunita’.
Personalmente, preferisco LinkedIn e Telegram – guarda caso, quelli con contenuti piu’ “seri”. Anche se ultimamente LinkedIn lascia parecchio desiderare, non c’e’ ancora un’alternativa.
So di essere in contro-tendenza, ma ritengo che il caro vecchio blog seppellira’ la gran parte dei socials attuali.
Eventualmente, ci sara’ uno sviluppo dei vlogs. Ritengo quindi che YouTube sara’ ancora in giro per molto tempo, a meno che la nuova piattaforma video di Facebook non lo soppianti. Vista la nuova policy YouTube, tutto e’ possibile.
Nel frattempo, non vedo perche’ non ci possa essere sinergia tra i blogs ed i socials attualmente disponibili.
Consiglierei di fare esperimenti, possibilmente controllati: non solo cambia la situazione dell’impresa che vuole internazionalizzare, ma ogni caso e’ diverso
Da non dimenticare poi la strategia di internazionalizzazione e quella subordinata di uso dei social networks – ovvero dei tools.

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