Rischi di Stabilita’ Geopolitica in USA?
Un’analisi geopolitica sugli USA ed i rischi di stabilita’ del Paese, che aveva previsto la crescente instabilita’ americana, la possibilita’ della vittoria di Donald Trump alla primarie e la sua vittoria parecchi mesi prima delle elezioni presidenziali americane.

UN’ANALISI GEOPOLITICA CHE HA PREVISTO L’ELEZIONE DI DONALD J. TRUMP
Il fatto che abbia previsto e motivato la diminuzione di stabilita’ degli USA, lo scontro tra l’America tradizionale ed i rischi che gli Stati Uniti si trovano ora ad affrontare, dimostra che un’analisi geopolitica ben fatta e’ estremamente importante.
Nota sull’articolo
Ho deciso di non aggiornare la gran parte di questo articolo:
- Da una parte l’analisi e’ ancora pienamente attuale
- Dall’altra questo articolo dimostra che gia’ parecchi mesi prima delle elezioni presidenziali americane del novembre 2016 era prevedibile il risultato sia delle primarie che delle elezioni vere e proprie. Ed infatti lo avevo previsto.
Non si tratta di supponenza da parte mia, e’ invece soddisfazione per avere dimostrato con i fatti che eventi capitali – che cambiano la storia del globo – possono essere previsti in anticipo.
Perche’ fare analisi geopolitiche di spessore?
I vantaggi di una buona previsione geopolitica a livello di relazioni internazionali, interesse nazionale e business internazionale sono evidenti. Pensate anche solo alle aziende che:
- Hanno deciso di pensarci su un momento prima di lanciarsi nel mercato americano
- Si sono poste l’interrogativo di cosa sarebbe cambiato con la politica economica di Donald J. Trump e di cosa avrebbe comportato un incremento della instabilita’ negli Stati Uniti. Ma per il secondo aspetto rimando all’articolo The USA After Charlottesville – A New Civil War?

Non solo Trump – Anche internet ed i social media
Resto stupito dal fatto che nessuno – che io sappia – abbia fatto un’analisi geopolitica come la mia: le analisi seguite alla vittoria di Trump hanno poi evidenziato molti aspetti gia’ analizzati da me in questo articolo.
Per quanto riguarda l’aspetto internet, la reazione dei colossi del web come Google/YouTube, Facebook e Twitter dimostrano che anche quella parte della mia analisi era corretta.
All’inizio del 2016, dopo l’analisi geopolitica europea, ho pensato di scrivere un articolo sugli Stati Uniti d’America – un’analisi sul lungo periodo che avevo in mente da tanto.
Cio’ che segue e’ fondamentalmente quanto ho scritto ben prima delle elezioni presidenziali americane.

GLI USA SONO VERAMENTE STABILI?
Instabilita’
Gli USA sono attualmente tra le aree piu’ stabili del pianeta, ma lo saranno ancora tra 5, 10 o 20 anni? O magari anche solo due?
Non si tratta di lassi di tempo cosi’ grandi, sicuramente non per l’impresa che voglia fare internazionalizzazione negli States – ovvero investire risorse preziose.
Ci sono fattori che portano ad ipotizzare una possibile instabilita’ – o minore stabilita’ – interna. Tali fattori si sono gia’ palesati in piu’ occasioni.

Donald Trump presidente degli Stati Uniti d’America?
La sola possibilita’ che Donald Trump sia il prossimo candidato presidenziale repubblicano, e forse il prossimo presidente, dimostra che tali fattori di rischio sono reali: una simile possibilita’ rivela che negli USA vi sono forze profonde all’opera [previsione originale del febbraio 2016].
Finora avevo evitato di scrivere questo articolo, perche’ molti lo avrebbero giudicato fantascienza. Ebbene, molti avrebbero considerato fantascienza anche un Donald Trump presidente degli Stati Uniti [previsione originale del febbraio 2016].
Per inciso, gia’ vari mesi fa davo per “spacciato” Jeb Bush negli stati del Sud, a favore di Donald Trump: anche questa era fantascienza per molti.

GLI STATI UNITI SONO DIVISI IN DUE
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
Gli Stati Uniti senza filtri
Per chi non segue i meccanismi profondi del paese, il titolo del capitolo potrebbe apparire bizzarro; eppure, negli USA vi e’ una frattura profonda, una frattura che si sta allargando sempre di piu’.
Purtroppo, i media europei ci hanno abituato ad una visione idilliaca degli Stati Uniti, una visione che tra l’altro tende sempre a dipingere a colori brillanti il Partito Democratico, i suoi candidati ed i suoi “valori” – personalmente non ho mai capito il perche’ di tale partigianeria.
Voglio essere chiaro: personalmente non parteggio ne’ per i Repubblicani ne’ per i Democratici – del resto, si tratta di affari interni americani; a me interessano i meccanismi e le previsioni geopolitiche.

Quali sono allora queste due parti del paese?
In realta’ si tratta di una divisione non facile da descrivere e dai confini tutt’altro che netti, ma la definirei cosi’:
- Da una parte i liberals (termine tutt’altro che positivo per i loro antagonisti), gli ambienti che qui definiremmo progressisti o paladini dei diritti, coloro che si ritengono “internazionali”, coloro che vorrebbero limitare le armi, l’America “laica”, ecc.
- Dall’altra gli Stati Uniti tradizionali, l’America di coloro che ritengono di conservare il vero spirito americano, che considerano la famiglia e la comunita’ locale dei pilastri americani, l’America a favore delle armi, coloro che vedono di malocchio ogni “interferenza” del governo federale, l’America “religiosa”, ecc.

La divisione appena delineata e’ talvolta anche geografica, tanto che:
- Da una parte potremmo inserire la California, New York, ecc.
- Dall’altra, molte zone rurali, gli stati del Sud, alcuni stati del Nord ed il Mid-West, ecc.
Come accennato, il termine liberals e’ considerato negativo nel mondo tradizionale; invece il termine rednecks viene usato in senso negativo dal mondo liberal nei confronti soprattutto degli abitanti del Sud (ma non solo) – per inciso, i rednecks si “gloriano” di tale termine.

I mandati di Barack Obama
Le politiche di Obama – non a caso cresciuto lontano dagli Stati Uniti continentali od addirittura dagli Stati Uniti – hanno contribuito grandemente ad allargare la frattura tra le due americhe. Ma anche altre persone influenti di entrambi i partiti hanno contribuito.
In poche parole, anche gli Stati Uniti dovrebbero essere soggetti ad analisi geopolitiche tese ad individuare i rischi.

RED STATE, TEA PARTY, NRA, ECC.
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
Red State e Tea Party
Un Red State e’ uno stato dove prevalgono i voti repubblicani, ma e’ anche un termine usato da quelli che qui verrebbero definiti l’ala oltranzista del partito. Nell’ambiente Red State, i liberals sono visti come fumo negli occhi, quasi come le cavallette bibliche.
Il Tea Party e’ un fenomeno ben conosciuto, fenomeno non sempre ben visto in campo repubblicano – fra l’altro e’ riuscito ad imporre vari candidati al partito. Si tratta di una sorta di “ribellione” alle tasse ed a quello che viene percepito come uno strapotere del governo federale.

Un Paese molto diverso dall’Europa
Tutti sanno per sommi capi la storia degli Stati Uniti, pochi comprendono che il centralismo europeo – e soprattutto quelli francesi ed italiano – sono inconcepibili per la maggior parte degli americani.
Negli Stati Uniti vi sono poi:
- Una marea di chiese – anche di poche centinaia di aderenti – di solito di ispirazione cristiana/biblica
- Moltissimi gruppi di pressione
- Associazioni culturali
- Ecc.
Questi gruppi hanno un’importanza molto grande nella vita degli americani.

NRA
La NRA (National Rifle Association) non e’ solo una lobby delle armi come viene lasciato trasparire dai media europei: per gli americani “tradizionali”, ogni “attacco” al diritto di portare armi viene percepito come un “attacco” alle liberta’ individuali, al loro modo di vita, un esercizio di strapotere del governo federale, ecc.
E qui veniamo ad Obama: nel corso dei suoi mandati ha cercato di attuare una serie di politiche che sono state percepite dai “tradizionalisti” come un attacco ai loro valori ed alla vera America – al loro stesso modo di vita.

OBAMA, I LIBERALS E L’AMERICA TRADIZIONALE
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
Liberals ed americani “tradizionali”
Non e’ un segreto: negli ambienti liberal i valori tanto cari alle piccole comunita’, degli Stati del Sud, ecc., sono visti con malcelato disprezzo; disprezzo evidentemente spesso ricambiato.
Pero’, fino a qualche anno fa tutti si sentivano parte di un’America che consentiva a tutti di vivere la loro vita. Ben raramente un’amministrazione cercava di imporre cambiamenti impopolari tra la fascia “tradizionale” della popolazione, anche perche’ la gran parte delle Amministrazioni e’ stata Repubblicana.

Negli ultimi anni si e’ assistito ad un’accelerazione delle politiche liberal, fino:
- Al dichiarato tentativo di limitare le armi
- Ai gay apertamente nelle forze armate – invece della politica Io non chiedo, tu non dici
- Ad una progressiva espansione dei poteri federali ed all’incremento del possesso diretto di proprieta’ da parte federale, ecc.
Contemporaneamente, anche grazie a delle politiche che oserei definire incaute, si e’ assistito al rinascere di tensioni razziali un tempo sopite.
Comunque sia, un fatto e’ evidente: l’America tradizionale si sente ora sotto attacco, non solo da parte dei liberals ma spesso anche da parte del partito Repubblicano – partito che ha cominciato ad adottare molti degli atteggiamenti democratici.
Ma qui veniamo a cio’ che, evidentemente non a caso, avevo previsto mesi fa.

LA “FINE” DI JEB BUSH E L’ASCESA DI TRUMP ERANO STATE PREVISTE
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
Gli stati del sud
Essendo questo un blog personale, non vedo perche’ non dovrei scrivere di fatti rilevanti al fine di questa analisi.
Voi sapete che mi “diletto” con i social networks; ebbene, se si sanno usare in modo opportuno, i socials sono una fonte di informazione preziosa – specie in combinazione con le fonti tradizionali.
Primo fatto
Nessun presidente americano – perlomeno degli ultimi decenni – ha mai vinto le elezioni senza vincerle anche negli stati del Sud.
Secondo fatto
A seguito di un evento in cui la bandiera “confederata” non aveva parte, Obama ha fatto dichiarazioni molto forti nei confronti della bandiera “confederata”. Ne sono seguiti problemi infiniti e … la perdita del Sud da parte di tanti possibili candidati.

Il significato della bandiera confederata
Non entrero’ certamente qui nel merito della storia della bandiera “confederata”, fra l’altro nata nel 1862 ovvero dopo l’inizio della Guerra Civile. Mi limito a rimarcare che:
- Le sono state attribuite “proprieta” che non ha mai avuto
- Qualcuno ne ha talvolta abusato
- E’ diventata un simbolo di orgoglio culturale al Sud – ma non solo
- E’ spesso diventata simbolo dei valori tradizionali un po’ dovunque.
In poche parole: attaccare la bandiera in questione significa andare in cerca di “guai” negli stati del Sud, dove sventola da molte abitazioni.
Per inciso, perfino la famosa Guerra Civile, al di la’ di quanto raccontato nei libri di scuola, fu il risultato di:
- Il tentativo degli stati del nord di imporre i loro prodotti industriali al Sud
- Un vero e proprio scontro di culture e modi di vita.
Tutti i candidati presidenziali di successo sanno che al Sud bisogna assumere atteggiamenti molto diversi che al Nord.

L’attacco alla bandiera confederata
Purtroppo, alle parole di Obama sono seguiti:
- Tutta una serie di azioni – anche di privati e grandi aziende come Amazon – tese alla “cancellazione” stessa della bandiera e di ogni altro elemento legato alla Confederazione
- Una lunga serie di reati da parte di cittadini che si ritenevano moralmente autorizzati – dal clima imperante – a violare la legge.
Si e’ arrivati alla cancellazione totale delle ritrasmissioni della ancora popolarissima serie ‘The Dukes of Hazzard‘, la quintessenza dello spirito del Sud – per inciso, perfino alcuni liberals hanno criticato questa evidente assurdita’. Sono pure stati ritirati i modellini del Generale Lee.
Gli attacchi in questione sono arrivati un po’ da tutte le direzioni, inclusi parecchi repubblicani e … Jeb Bush.

L’America tradizionale perde fiducia nel partito repubblicano, ne acquista in Donald Trump
In quelle settimane, l’America tradizionale – e soprattutto quella degli Stati del Sud – si e’ sentita sotto attacco nei suoi valori piu’ profondi. Ma i liberals e perfino tanti repubblicani erano convinti che assumere una posizione contro la bandiera fosse politicamente “pagante”.
In quelle settimane, le dichiarazioni su internet dei rednecks erano chiarissime: perdita di fiducia nel partito Repubblicano, profonda avversita’ per Jeb Bush, fiducia in Donald Trump.

La prevedibile “fine” di Jeb Bush
Per inciso, la vendita di articoli “confederati” ha assunto proporzioni bibliche, e non solo negli stati del Sud.
L’importanza del fattore bandiera e’ cosi’ importante, che recentemente un gruppo che supporta Cruz ha dato il via ad una pubblicita’ che accusa Trump di essere stato a favore della rimozione della bandiera in Columbia.
Sono anni che seguo gli andamenti dell’opinione pubblica “tradizionale”. Non saro’ forse americano, ma non ci potevano essere dubbi: Jeb Bush era “finito” e Trump era diventato il beniamino dell’America tradizionale.

DONALD TRUMP E LE ELEZIONI PRESIDENZIALI
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
La nomination a Donald J. Trump e’ una possibilita’ molto reale
Ricordo che Donald Trump corre si per il Partito Repubblicano, ma come outsider: come potrebbero tanti repubblicani, spesso scontenti della deriva “liberal” del partito, non scegliere Il Donald alle primarie?
A meno che Rubio e Cruz si accordino (come sembra abbiano gia’ fatto), e magari propongano una soluzione alla Reagan – Bush senior (presidente e vice-presidente), la nomination di Trump e’ una possibilita’ molto reale.
Il voto in South Carolina, stato povero e del Sud, ha dato un chiaro segnale. Vi ricordate quanto ho scritto all’inizio? Che nessun presidente americano ha mai vinto le elezioni senza vincerle anche negli stati del Sud.
A quel punto, e’ risultato evidente a tutti che Jeb Bush non aveva alcuna possibilita’.

Uno scontro Trump – Clinton vedrebbe probabilmente il primo presidente
Hillary Clinton? A seguito dell’affaire “confederato” non e’ certamente popolare al Sud, non solo per le sue prese di posizione recenti, ma soprattutto perche’ otto anni fa aveva sovrapposto il suo nome alla bandiera “confederata” per ottenere voti per la sua nomination – in poche parole al Sud l’hanno presa molto male.
In caso di scontro Trump – Clinton, il primo ha buone probabilita’ di diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America [previsione del febbraio 2016].

Tutti contro Trump?
C’e’ da presumere che entrambe le parti cercheranno di portare alle urne (negli USA la percentuale di votanti e’ molto bassa) quanti piu’ sostenitori possibili, ma soprattutto che le campagne elettorali diventeranno estremamente spiacevoli – gia’ lo stanno diventando ora.
Sara’ probabilmente uno coro di attacchi a Trump, con il conseguente affiorare di tutte le pulsioni non evidenti della popolazione.
Ovviamente, cio’ potrebbe portare ad instabilita’, in tutti gli Stati Uniti oppure in aree piu’ circoscritte – un’nalisi e’ comunque d’uopo.

CONCLUSIONI
Nota: analisi non modificata rispetto all’articolo originale.
Due Americhe
Il fenomeno Donald Trump dimostra che l’America tradizionale sta reagendo a quello che considera un attacco ai suoi valori. Gli avversari di Trump reagiscono attaccandolo o ridicolizzandolo – azione molto incauta perche’ significa attaccare l’America tradizionale, che in questo momento non si sente rappresentata ne’ dal partito democratico ne’ da quello Repubblicano.
Mai come ora e’ evidente che vi sono due Americhe che coesistono grazie agli enormi spazi americani.
I fatti dell’Oregon – consiglio di approfondire per bene, ed indipendentemente dagli articoli superficiali, la questione – hanno portato alla luce la profonda incomprensione esistente tra le due Americhe ed il senso di profondo disagio dell’America piu’ tradizionale per la direzione che il paese ha preso.

L’America tradizionale si sta contando
Negli USA, la gente si sente sempre piu’ svincolata dai due partiti storici: Donald Trump non e’ l’unico caso di candidato indipendente che ha cambiato le carte in tavola – in altre elezioni, tali candidati hanno talvolta vinto.
Ricordiamoci che per quanto molti (ed in particolare i commentatori europei) considerino quelle di Trump guasconate, molti lo stanno votando …. stanno votando per una visione degli Stati Uniti totalmente in contrasto con quella che gli europei considerano un dogma.
La divisione c’e’ ed esiste da molto, ma ora sta venendo alla luce, anche grazie ad internet ed alle nuove tecnologie. L’America tradizionale si sta contando.

L’immigrazione ed il muro di Trump
Comunque vada, l’eredita’ di Obama sara’ probabilmente un’America divisa da due visioni incompatibili.
A cio’ si aggiunge l’immigrazione, soprattutto “ispanica”, immigrazione che ha gia’ contribuito a cambiare le posizioni elettorali dei candidati degli ultimi lustri. Il peso elettorale degli immigrati sta crescendo sempre di piu’, un peso che fa gola a molti, Hillary Clinton per prima.
Va da se che l’immigrazione massiccia sta anche cambiando il volto del paese, in un senso che l’America tradizionale non condivide e di cui ha chiaramente paura. Il famoso muro di Trump non e’ quindi cosi’ assurdo come vorrebbero i commentatori.

Quanto stabili saranno gli USA dopo le elezioni?
E fra 5 anni? E fra 20?
Consiglierei alle aziende di fare delle operazioni di valutazione dei rischi – anche a livello locale – prima di investire in operazioni di internazionalizzazione a lungo termine negli States. Come minimo, dovrebbero cercare di individuare le aree a rischio geopolitico piu’ elevato.

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Se ti interessa un’analisi geopolitica approfondita e professionale, scrivimi.

aprile 27, 2016 alle 09:39
Buongiorno Dave, bella analisi!
Tempo fa, un amico che conosce bene gli States mi ha spiegato qual’è il bacino elettorale di Trump, cioè quell’enorme massa di americani rurali che crede solo in 3 cose: Dio, Il proprio fucile e il proprio pickup (l’ordine può essere cambiato invariabilmente). Persone che, spesso, non hanno mai messo piede fuori dai confini del proprio stato ma che avendo accesso al web, è molto più raggiungibile di qualche anno fa.
A differenza della Clinton, che parla al modello americano più conosciuto da noi.
Inoltre, come ben sottolineato nel suo post, l’immagine di paese stabile e senza scossoni non è una rappresentazione corretta del paese, le tensioni culturali, religiose e razziali emergono spesso nelle news, e le frequenti sparatorie di massa non sono casi eccezionali di scarsa rilevanza.
Il prossimo presidente dovrà affrontare queste spaccature, e c’è un modo per farlo che mi spaventa: usare scenari internazionali per compattare l’opinione pubblica interna.
In fondo è già successo.
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aprile 27, 2016 alle 15:30
Grazie Andrea!
Il fattore web ha completamente cambiato le carte in tavola: ora anche le persone delle zone piu’ isolate possono accedere all’informazione mondiale, esprimere il loro pensiero e partecipare al dibattito.
Penso che nei prossimi mesi se ne vedranno delle belle – di sicuro, l’America (o meglio la visione che ne avevano quasi tutti, americani per primi) cambiera’.
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