Internazionalizzazione in Asia o in Africa?

Internazionalizzazione in Asia? Il futuro dell’export sta a sud od a est, magari sfruttando l’occasione dell’Unione Economica Eurasiatica?

DOVE VI SONO PIU’ PROSPETTIVE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE?
I governi sono una cosa, le aziende un’altra
Perche’ affronto l’aspetto internazionalizzazione con questo taglio?
Soprattutto per una PMI, contano non solo i fattori economici e geopolitici, ma anche la:
- Facilita’ di fare business
- Logistica
- Facilita’ del mercato
- Concorrenza
- Cultura ed il modo di vita locali.
Se i governi spesso decidono la strategia solo in base a fattori politici, le imprese – pur tenendo in debita considerazione tali fattori – dovrebbero concentrarsi sugli aspetti geopolitici per cominciare.
E’ imperativa una strategia di export specifica per l’azienda, basata su adeguate analisi geopolitiche, strategiche, dei rischi, ecc.
Non si fa export per motivi ideologici o politici, ma per il profitto: la PMI giudiziosa dovrebbe individuare la direzione preferenziale di export.

Il futuro delle aziende sta in Africa od in Asia?
In quale direzione vi sono piu’ prospettive per l’export?
Al di la’ delle teorie e convinzioni – talvolta ideologiche – correnti, qual’e’ la scelta ideale che l’impresa europea dovrebbe fare?
Ovviamente, non e’ che le PMI italiane e ticinesi siano obbligate a scegliere, ma e’ ben ovvio che:
- L’indirizzo – se vogliamo anche politico – generale avra’ un’influenza determinante
- Non e’ che una PMI possa decidere alla leggera un piano strategico di export che comprenda sia Sud che Est.

Africa ed immigrazione
Non bisogna poi dimenticare che il fenomeno di milioni di extracomunitari africani. Moltissimi di questi arrivano via Mediterraneo.
Il fenomeno immigrazione sta cambiando il tessuto sociale – ed anche politico, vedi ultime elezioni in Europa ed il sindaco di Londra – dell’Europa.
Per considerazioni su alcune conseguenze dell’immigrazione sull’export, consiglio l’articolo Effetti dell’immigrazione sulle Imprese – PMI per Prime.

INTERNAZIONALIZZAZIONE IN AFRICA
Il mito del colonialismo ed Eurafrica
Di Eurafrica si e’ parlato spesso nel corso degli anni, fino ad arrivare al famoso libro di due studiosi svedesi, Eurafrica: The Untold History of European Integration and Colonialism.
Il libro in questione, come anche quasi tutti quelli che trattano di Eurafrica, parte dal colonialismo.
Posto che il colonialismo non interessa ad un’azienda che voglia internazionalizzare, sarebbe forse ora di realizzare che l’Africa e’ cambiata.
L‘Europa non e’ piu’ da tanto l’interlocutore privilegiato degli ex paesi coloniali. Purtroppo, paesi come l’Italia sembrerebbero non averlo ancora realizzato.

L’Africa e’ – od e’ stata – sempre piu’ cinese, americana e russa
La storica presenza dell’Unione Sovietica in Africa viene troppo spesso dimenticata, come viene dimenticata quella degli USA.
Oppure vogliamo dimenticare decenni di teoria del domino – nel caso USA – e di tentativi di portare ogni singolo paese nella propria sfera di influenza, fosse essa americana o sovietica.
Per non parlare della presenza cinese, diffusissima, e di altri paesi. Tale presenza mira sia ad assicurarsi risorse – petrolio per primo – che a garantire l’export delle aziende nazionali.

L’Italia non comprende l’export
Nonostante l’evidenza, soprattutto in Italia molti – studiosi, teorici, politici, think tank e riviste – hanno sempre avuto un occhio di riguardo per l’Africa. Magari usano il termine Mediterraneo, ma quello e’ il senso.
Mi ricordo che al tempo del trattato di Maastricht – e della discussone che lo ha preceduto – molti teorizzavano un’Italia:
- Fuori dal trattato e volta principalmente a sud ed al Mediterraneo
- Che avrebbe fatto da ponte tra l’Europa ed il Sud.
Secondo questi teorici spesso molto influenti:
- L’Italia e le sue imprese ne avrebbero tratto grandi benefici, soprattutto per l’export
- Il commercio – e quella che ora si chiama internazionalizzazione – avrebbe prosperato.

Un vantaggio per l’Europa o l’Africa?
Personalmente, non ho mai ben compreso quali vantaggi avrebbe potuto trarre un’azienda dalla soluzione apppena vista. In particolare visto e considerato che l’Italia non aveva praticamente nessuna influenza geopolitica nell’area.
Fatto sta, che il concetto di Eurafrica si e’ ora esteso: secondo molti, il futuro dell’Europa e’ strettamente legato a quello dell’Africa – e viceversa.
Alla luce dell’enorme numero di africani che stanno arrivando in Europa, questo potrebbe essere il caso nel giro di qualche lustro. Tuttavia, dubito fortemente che sia il caso delle imprese, e tantomeno delle PMI che esportano.
Per considerazioni strategiche sull’immigrazione consiglio Immigrazione – Conseguenze Strategiche ed Aspetti di Gestione.
Ovviamente, un affermarsi pratico del concetto di Eurafrica avrebbe conseguenze enormi sull’export.
Video – The Evolution of the Eurasian Union: Welcome & Opening Keynote
INTERNAZIONALIZZAZIONE IN ASIA
La storia dell’Eurasia
Di Eurasia si e’ parlato verso gli anni ’20 del XX secolo. Si trattava di un’idea di un gruppo di emigrati russi; ovviamente, allora aveva un significato diverso da quello che ha oggi.
Per Eurasia intendo un insieme di stati che vanno dall’Atlantico al Pacifico e che in qualche modo hanno sempre intrattenuto rapporti commerciali.
La Via della Seta e’ nota anche ai ragazzi. Essa toccava anche Medio Oriente ed alcune repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale ed attraverso cui esisteva un buon commercio tra Roma e Cina.
Da notare che, escludendo le aree romane in Nord-Africa, l’Africa non era certamente una meta di commercio – e tantomeno export – per le imprese antiche. Hic sunt leones – Qui ci sono i leoni, era scritto sulle mappe romane.
In poche parole, anche se il temine Eurasia e’ relativamente recente, l’Eurasia commerciale ha preceduto di secoli l’Eurafrica.

Unione Economica Eurasiatica
In fondo, con l’Unione Economica Eurasiatica (UEE) la Russia non ha fatto altro che riproporre un concetto antico. Non si tratta quindi solo di una risposta all’Unione Europea, ma anche di un differente modo di vedere il futuro economico.
Anche gli USA, negli ultimi lustri, hanno spostato moltissimo la loro attenzione all’ Pacifico – rispetto all’Europa.
Ovviamente, a causa delle ben note tensioni politiche l’Unione Economica Eurasiatica non si e’ estesa piu’ ad ovest di Russia e Bielorussia. L’Ucraina era una probabile candidata, ma poco dopo il paese ha subito un radicale sconvolgimento politico che l’ha portata nell’orbita USA-UE.

Asia Centrale
Quello che tanti tendono a dimenticare e’ che l’Unione Eurasiatica comprende anche:
- Kazakistan
- Kirghizistan
- Tagikistan
Si tratta di ben tre paesi dell’Asia Centrale. Tali paesi:
- Sono spesso ricchi di risorse energetiche ed un mercato molto appetibile per le imprese
- Presentano una concorrenza spesso ancora limitata. In poche parole, sono l’ideale per un’azienda che voglia fare internazionalizzazione.

UNA STRATEGIA DI EXPORT PER LE PMI
Le implicazioni politiche di quanto sta accadendo sono ovvie. Tuttavia, le implicazioni politiche non dovrebbero avere un’influenza determinante sull’export.
Purtroppo, la situazione reale e’ diversa. per la UE, vedi 5 Semplici Domande sull’Export per Capire la Politica Estera della UE.
I governi spesso decidono la strategia solo in base a fattori politici. Invece le imprese – pur tenendo in debita considerazione tali fattori – dovrebbero concentrarsi sugli aspetti geopolitici per cominciare. Fortunatamente, da questo punto di vista le PMI sono estremamente privilegiate perche’ sono molto piu’ libere delle grandi aziende.

Sui mercati esteri, talvolta i punti deboli possono diventare punti di forza
Le stesse limitazioni che vincolano le PMI, ovvero – come detto all’inizio – il fatto che una PMI non puo’ optare alla leggera per un piano strategico di export che comprenda sia Sud che Est, possono essere viste anche in luce positiva.
Mi spiego meglio: la PMI e’ costretta a focalizzarsi nonche’ a farle, queste benedette considerazioni geopolitiche e strategiche!

Strategia e geopolitica
Il vantaggio delle analisi geopolitiche e strategiche e’ che non richiedono grandi investimenti. Anzi, costano enormemente meno di una fiera.
Lo svantaggio e’ che in giro si sente e si legge di tutto. Personalmente, non comprendo come alcuni si possano definire esperti di geopolitica.
Presunzione da parte mia?
Forse, ma quando consulenti od esperti partono da ragioni ideologiche (alla faccia della Realpolitik), o si dimenticano totalmente dei fattori porti e vie marittime – e quindi dei principali fattori per l’export – non capisco dove stia la geopolitica. Ovviamente, in queste condizioni le analisi strategiche sono totalmente sballate.

Rischi di export ed internazionalizzazione
Vi sono rischi sia in Africa che in Asia, ma in questo momento e’ indubbio che l’Africa presenti rischi di internazionalizzazione estremamente elevati – soprattutto per le PMI.
D’altra parte, una strategia di export che privilegi – per quanto fattibile – l’asse orientale presenta rischi minori.
Fatti salvi conflitti piu’ o meno aperti – in particolare in Medio Oriente e nel Mar Nero – mi sembra che alcuni paesi siano estremamente interessanti e meno rischiosi di buona parte dell’Africa.
Un paio di esempi? Ecco qua:
- Russia – parzialmente “persa” per una miriade di PMI a causa della politica estera dell’Unione Europea
- I paesi dell’Asia Centrale.

PMI – INTERNAZIONALIZZAZIONE IN ASIA O AFRICA?
Non c’e’ una risposta univoca a questa domanda: dipende dal dove – Africa ed Asia sono molto grandi – dalle possibilita’ logistiche della PMI, dalle opportunita’, dalla concorrenza, ecc.
Oserei comunque dire che una PMI non dovrebbe decidere in base a fattori scollegati dall’internazionalizzazione – ad esempio che in Italia ed UE vi siano sempre piu’ immigrati provenienti dall’Africa – ma in base a considerazioni geopolitiche ed economiche basate sulle specifiche necessita’ dell’azienda.

E’ piu’ interessante la UE o l’Unione Economica Eurasiatica?
Ricordo ad esempio che fare internazionalizzazione in Kazakistan apre le porte a tutta l’Unione Economica Eurasiatica – Russia inclusa.
Purtroppo, questo e’ un fattore di cui si parla molto raramente – il che e’ ovvio viste le possibilita’ che apre alle aziende e l’impopolarita’ dell’Unione Europea tra le PMI.
D’altra parte, l’Africa e’ spesso sede di terribili epidemie (vedi Ebola) o comunque luogo di diffusione di parecchie malattie – vedi la fascia della meningite.

Terrorismo e logistica
Il terrorismo e’ un rischio che ormai riguarda molti paesi, ma e’ indubbio che si stia espandendo molto velocemente in Africa.
Ricordo gli attacchi terroristici continui ed anche molto gravi, come quello di questi giorni in Mali.
In generale, specie dopo le batoste in Asia, l’Isis sta investendo molto in Africa
D’altronde sono noti i timori russi per l’Asia Centrale, dove il rischio terrorismo aumenta.
Per quanto riguarda la logistica, l’Africa e’ generalmente messa male. Vi sono distanze enormi anche in Asia, ma la rete di comunicazioni e’ generalmente estesa – per quanto rada – e piu’ sicura.

Vi sono quattro grandi punti di domanda per la PMI che fa export:
- La situazione geopolitica, ed in particolare l’Isis – ma non solo – in Africa ed in Medio Oriente
- Gli sviluppi sul Mar Nero, in Asia e Medio Oriente
- Lo sviluppo delle relazioni tra Russia ed USA-UE
- La direzione che prendera’ – soprattutto a seguito dell’immigrazione – l’opinione pubblica in UE
- Il possibile collasso dell’Unione Europea a seguito della Brexit e delle conseguenze delle differenti visioni dell’immigrazione.

E l’internazionalizzazione delle PMI?
Personalmente, direi che una PMI deve pensare solo al business. Non si fa export per motivi ideologici o politici, ma per il profitto.
La PMI giudiziosa dovrebbe individuare la direzione preferenziale di export.
Consiglio quindi di fare – o delegare ad un consulente di internazionalizzazione di spessore – le opportune analisi geopolitiche, strategiche, dei rischi, ecc.
Ovviamente, ogni PMI fa caso a parte: se per Caio l’Africa potrebbe essere vantaggiosa, per Tizio l’Asia potrebbe essere il futuro.

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