Brexit, il Caos UE e la Democrazia
La Brexit ha gettato nel caos l’intellighenzia europea e dato slancio ai populismi in UE. Ma qual’e’ l’influenza della Brexit sull’export?

LA BREXIT ED IL CAOS IN UE
I miei articoli scritti prima del referendum vinto dal leave
Prima del referendum ho scritto vari articoli sulla Brexit, che ho poi aggiornato. Nel frattempo, i populismi in UE hanno fatto passi da gigante.
Diciamocelo: la Brexit, ha gettato nel caos la UE e nel panico l’intellighenzia europea.
Le reazioni di detta intellighenzia, o comunque degli ultras della UE, hanno talvolta toccato il ridicolo. Soprattutto, tali reazioni hanno rivelato a tutti come funziona veramente – leggi chi dirige nei fatti – l’Unione Europea ed uno spirito anti-democratico.

Le reazioni “scomposte” degli oppositori alla Brexit
Da un lato abbiamo assistito alla richiesta di un secondo referendum 24 ore dopo i risultati del primo. Le regole richieste per tale referendum sono anti-democratiche e garantirebbero l’impossibilita’ di vittoria del leave:
- Vincerebbe chi prende almeno il 60%
- Un quorum del 75%
Dall’altro lato i ministri degli esteri dei paesi fondatori – Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo – si sono incontrati a Berlino per discutere del futuro della UE.
Visto che l’Unione Europea comprende altri 27 membri oltre alla Gran Bretagna, perche’ solo i fondatori?
Fondatori che non solo hanno chiesto alla Gran Bretagna di uscire velocemente dall’Unione. Hanno pure reso palese quanto gli osservatori piu’ attenti gia’ sapevano: la UE non e’ una democrazia nemmeno a livello di stati – alcuni contano di piu’ degli altri perche’ sono arrivati prima.

LA UE E LA DEMOCRAZIA
Lo strano rapporto tra Unione Europea e democrazia
Non finisce qui: il lunedi’ dopo si sono incontrati, sempre a Berlino, il Presidente del Consiglio UE (Tusk) ed i leader di Germania, Francia e Italia – insomma dei paesi piu’ grossi tra quelli fondatori.
Del resto, Romano Prodi – ex Presidente della Commissione Europea, non aveva dubbi, come risulta dall’articolo Prodi: “decisivo il vertice di Berlino l’Ue può rinascere o fallire”:
‘… Ma ora la palla torna ai leader: il futuro dell’Europa si decide più nel vertice a quattro di Berlino o nei giorni successivi al Consiglio europeo di tutti i capi di governo?
«Non ci sono dubbi: nell’incontro di Berlino».
Lei ci crede?
«Lo spero. Confido che la nuova Europa possa nascere lunedì a Berlino. Sennò l’Europa finisce» …’

Chi decide nella UE?
E’ quindi evidente che in realta’ le decisioni importanti vengono prese da ben pochi stati. Anzi, gli altri vengono esclusi – sembra quasi che non esistano.
I fatti:
- Prima il ministro degli esteri tedesco invita sei colleghi a Berlino
- Poi il cancelliere tedesco invita a Berlino i leader di solo tre paesi e Tusk.

Risulta piu’ evidente che mai che:
- La UE non e’ un’organizzazione democratica – questo e’ uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori della Brexit. I cittadini eleggono solo il parlamento europeo. Quest’ultimo, parlamento lo e’ solo di nome, in quanto non ha assolutamente le prerogative che ha un qualunque parlamento nazionale di uno stato europeo
- Perfino a livello governativo, pochissimi stati decidono la direzione che deve prendere l’Unione Europea. Peraltro, l’iniziativa viene dalla Germania e magari le riunioni si svolgono a Berlino
- La UE, o perlomeno i suoi leader reali, era nel panico fino a poco prima dell’accordo con il Regno Unito. Rendere cosi’ palese che pochi paesi decidono senza neanche sentire gli altri e’ la ricetta sicura per l’inizio della disgregazione dell’Unione Europea
- Ancora una volta, importanti decisioni sono state prese senza consultare il Parlamento Europeo. Per quanto non abbia le prerogative di un parlamento nazionale, e’ pur sempre eletto dai cittadini.

Brexit ed il sentimento popolare in UE:
- Se il sentimento popolare, di cui ho scritto in Imprese ed Export – Il Sentimento Popolare in UE, sta tardivamente arrivando all’attenzione dell’intellighenzia europea, tutto quello che detta intellighenzia sembra capace di dire (leggi comunicare) e’ “pubblicita’ progresso”. Qualcosa del tipo la UE ha portato la pace in Europa. O magari le solite “litanie” come i populismi sono pericolosi, ecc. Parlo di “pubblicita’ progresso” perche’ chiunque conosca la storia sa che la UE e’ nata molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, cosi’ come la CEE (1956). In ogni caso, nessuno in Europa voleva nuove guerre – UE o meno
- Per essendo tutti al corrente della possibile vittoria del leave al referendum sulla Brexit, i leader della UE si sono fatti cogliere totalmente alla sprovvista. Cio’ ha portato al caos e non depone certamente a favore della percezione che l’uomo della strada ha dell’Unione. Questo e’ soprattutto vero poiche’ l’intellighenzia europea era evidentemente nel panico. In poche parole, la UE ed i suoi sostenitori hanno dato al popolo un “triste” spettacolo
- Venendo all’aspetto export ed internazionalizzazione. Mi chiedo dei famosi corsi per temporary export manager che si tengono in Italia approfondiscono questi aspetti fondamentali – ovvero la stabilita’ ed il futuro geopolitico della UE. Personalmente – visto che si tratta di argomenti non politically correct – ne dubito.
Vi pongo una domanda: secondo voi, il caos seguito alla Brexit e’ dovuto solo alla Brexit stessa, od anche alla campagna di paura fatta dai sostenitori del campo remain, dall’intellighenzia europea e da un bel po’ di leader?
Video – Il primo ministro inglese, David Cameron, da’ le dimissioni a seguito della Brexit
BREXIT O BRENTER?
Gli ultras dell’Unione Europea
Se i leader dell’Unione ed il governo inglese hanno giudiziosamente riconosciuto che la Brexit e’ un fatto, gli ultras dell’Unione Europea hanno scelto la strada del diniego e del confronto duro.
Ecco cos’e’ accaduto a sole 24 ore dal risultato del referendum:
- Contestazioni a Boris Johnson, leader carismatico del campo leave
- Proteste in strada a Londra
- Giovani della generazione Erasmus che sostenevano che gli anziani avevano rubato il loro futuro – e magari pure che gli anziani non dovrebbero avere avuto il diritto di votare al referendum
- Accuse piu’ o meno educate a chi ha votato leave
- La richiesta di un secondo referendum – delle cui regole ho gia’ scritto. In poche parole, gli ultras della UE avrebbero voluto il Brenter a poche ora di distanza da un referendum democratico che ha sancito la Brexit. Peraltro, sono pure apparsi i risultati di vari sondaggi che sostengono – sulla base di un punto percentuale di differenza – che gli inglesi non vogliono piu’ la Brexit
- Una presunta colpa della disinformazione, ed in particolare di un’informazione del campo remain che non sarebbe riuscita a comunicare la “verita’ rivelata”
- Leader di parti del Regno Unito che vorrebbero secessioni varie – perfino di Londra intesa come citta’ – per restare nella UE
- Nel Regno Unito, si assiste a continue proposte di bloccare la Brexit. Finora sono state tutte scartate perche’ il popolo si e’ espresso, ma mi aspetto che in caso di eventi inattesi tali proposte possano essere prese seriamente in considerazione.

Perche’ i populismi in UE sono in forte ascesa?
Obiettivamente, i leader europei stanno facendo errori colossali ma stanno cercando di riportare la calma.
Invece, gli ultras della UE stanno dimostrando il disprezzo piu’ totale per la democrazia. Essi sembrano in preda ad un attacco di qualche genere – in generale, si stanno ricoprendo di ridicolo.
Non c’e’ quindi da stupirsi che i populismi in UE stiano prosperando come non mai.
Sinceramente, il fanatismo che gli ultras dell’Unione stanno dimostrando mi spaventa molto.

Qual’e’ il vero nemico dell’Unione Europea?
Scusate l’onesta opinione di chi ha approfondito la storia, ma non vedo molte differenze tra il fanatismo che stanno dimostrando alcuni elementi della generazione Erasmus, e quello dei giovani di alcune organizzazioni ben note a chi ha studiato la storia.
Questo evidente fanatismo, a volte dovuto a motivi banali – tipo l’Erasmus, appunto – e’ secondo me l’aspetto piu’ preoccupante di questa UE.
L’intellighenzia europea dovrebbe preoccuparsi piu’ degli ultras dell’Unione che dei populismi.
Quando dei giovani pretendono che gli anziani non votino perche’ si tratta del loro futuro comincio a chiedermi che razza di gioventu’ e’ stata allevata in Europa. Forse e’ il caso di:
- Fare meno Erasmus
- Mandare i giovani ad imparare da chi ha una vita di esperienza ed ha visto tante cose. Magari presso un’impresa, meglio se PMI.

IL RE E’ NUDO
Casa europea o condominio?
Cosa stia rivelando in piena luce il caos in cui e’ piombata l’Europa politica, l’abbiamo gia’ visto nel capitolo La UE e la democrazia. Mi interessa qui rimarcare come la grande maggioranza dei paesi venga sistematicamente esclusa dalle riunioni di Berlino.
Gia’ c’e’ una popolazione greca altamente “arrabbiata”, adesso si aggiunge la dimostrazione che la UE non e’ la casa europea ma un condominio:
- Qualcuno occupa l’attico e fa da amministratore
- Qualcun altro occupa le cantine.

Non si costruisce una nazione con l’oro
Le enormi quantita’ di denaro (di altri paesi UE) pompate nei paesi dell’Europa Orientale potranno forse tenere buoni tali paesi – vedi il problema immigrazione. Tuttavia, come disse un famoso romano – Camillo – dei tempi della Repubblica, ‘Non con l’oro, ma col ferro, si riscatta la patria‘.
Pagare la Turchia per arginare – ma non troppo – l’immigrazione, e volerla fare entrare in Europa corrisponde a copiare le pessime scelte del tardo impero romano. Per inciso, i due fattori appena citati sono le due cause principali del risultato del referendum inglese.

In fondo, a questo si riduce tutto:
- Un’organizzazione sinceramente democratica prospera, favorisce il commercio e l’export, porta le imprese al successo
- Un impero o simile porta alla stagnazione ed, alla fine, al collasso dell’impero stesso.
Per approfondire il probabile collasso della UE, anche senza Brexit, consiglio un articolo che ho scritto in tempi non sospetti, La Caduta degli Dei – Parte 3: l’Inizio della Fine per la UE?

Se il re e’ nudo, i seguaci del re sono ridotti anche peggio
Mi interessa ora approfondire l’aspetto seguaci.
Cosa puo’ pensare l’uomo della strada vedendo il comportamento degli ultras della UE?
Magari non hanno fatto l’Erasmus, ma il concetto di democrazia e’ ben radicato negli europei.
Magari il cittadino europeo non e’ un premio nobel, ma nella sua modestia e dignita’ porta a casa la pagnotta alla sua famiglia ogni sera. Per necessita’ si cura del futuro della sua famiglia e quindi del suo paese, magari anche piu’ di economisti titolati e premi nobel.

Generazione Erasmus
All’interno di una UE poco democratica, e’ cresciuta una generazione che dimostra spesso “disprezzo” per la democrazia ed una fedelta’ allarmante ad un’ideologia. La generazione Erasmus.
Il fatto che si tratti della UE non rende meno allarmante tale aspetto. Peraltro, un aspetto di tale ideologia sarebbe probabilmente definito mondialismo dai populisti e dai nazionalisti.
Come vedete, non mi lascio influenzare da media (e socials) che stanno a tutti gli effetti creando “etichette” per chi non ama la UE.

Cosa ci si poteva aspettare da una UE lontana dai popoli?
- L’Unione Europea ha creato occasioni come l’Erasmus, ma all’interno di una cornice non democratica. Se chi da’ panem et circenses – anzi solo circenses – non e’ democratico, cosa ci si puo’ aspettare dai beneficiari delle sue attenzioni?
- L’unione ha creato occasioni come l’Erasmus, ma non ha creato vere occasioni di incontro tra i giovani e le imprese. Forse, invece di creare forme di intrattenimento – circenses – volte a rafforzare il sentimento pro-EU, era forse il caso di creare forme di formazione presso le aziende – ovvero panem?
Se invece di fare 6 mesi – o quello che sono – presso un’altra universita’, i giovani facessero sei mesi di stage presso un’azienda estera:
- Forse troverebbero piu’ facilmente lavoro
- Magari potrebbero fare i junior export manager con un minimo di esperienza reale? Forse allora il concetto di temporary export manager “formato” burocrazia italiana avrebbe piu’ senso?
E poi qualcuno si chiede il perche’ dei populismi in UE. Mah!

E L’EXPORT, L’INTERNAZIONALIZZAZIONE E LE IMPRESE?
L’intellighenzia ed il populismo
Il problema della UE: creata da un’élite politica, ha sacrificato l’economia sull’altare della politica. Vedi ad esempio l’effetto catastrofico del confronto con la Russia.
I pochi che hanno parola – leggi influenza – nell’Unione Europea appartengono all’intellighenzia. Di quest’ultima non fa certamente parte la maggioranza degli imprenditori, specie se responsabili di PMI.
Ecco quindi che, come appena visto, la UE ha puntato sull’Erasmus invece che su stage aziendali. Diciamocelo: l’Erasmus da’ piu’ l’idea di un’ occasione di “propaganda” presso i giovani, che altro.
Il risultato consiste in una marea di laureati senza lavoro – soprattutto in Italia – e nella Brexit. Inutile negarlo, i tanti che non hanno “parola” hanno votato contro i pochi che invece “parola” ce l’hanno.
In fondo, non occorre fare chissa’ che analisi per capire le ragioni dell’ascesa dei populismi in Europa. Vero?

I gilets jaunes – gilet gialli – erano prevedibili?
La UE, creata da un’élite, ha curato gli aspetti elitistici invece di quelli che contano davvero per l’uomo della strada:
- Possibilita’ di decidere del suo futuro (democrazia)
- Lavoro
- Impresa
- Poche tasse.
Vorrei fare notare che l’ultimo e’ il punto cardine dei gilet gialli in Francia. Il primo punto e’ chiaramente un obiettivo dei gilets jaunes: non starebbero in piazza, altrimenti.

Export ed internazionalizzazione delle aziende
Prendo LinkedIn come esempio.
Tanti giovani laureati segnalano che non trovano lavoro pur avendo fatto l’Erasmus. Oppure si lamentano del fatto che ben poche aziende sono disposte a far fare loro esperienza – parlo in particolare dei TEM, i Temporary Export Managers.
Sse per approfondire l’aspetto TEM consiglio il mio articolo Temporary Export Manager (TEM) e Internazionalizzazione, per l’aspetto aziendale ho alcune cose da dire:
- Se i giovani avessero fatto uno stage presso un’impresa estera, avrebbero imparato cose ben piu’ utili della teoria che hanno imparato con l’Erasmus. Tteoria che potevano imparare benissimo anche presso la loro universita’
- Un neo-laureato con esperienza presso una PMI estera avrebbe trovato molto piu’ facilmente lavoro – anche all’estero
- Un export manager senza esperienza rischia di mettere nei guai l’azienda presso cui lavora, specialmente se PMI. Fare export ed internazionalizzazione e’ ben diverso dal frequentare un corso – od andare ad una festa – con ragazzi di vari paesi.
In poche parole, l’Unione Europea, nella sua ricerca di consenso e nel suo sacrificare l’economia sull’altare della politica, ha seriamente inficiato la possibilita’ delle imprese di fare export ed internazionalizzazione. Per approfondire questo aspetto rimando a La UE sta Distruggendo l’Export delle Imprese?

TORNIAMO ALLA BREXIT
I populismi in Europa
E’ evidente a chiunque voglia vedere: il comportamento della UE e del governo inglese di Theresa May stanno soffiando sul fuoco del populismo.
Tenere un referendum e poi fare di tutto per renderlo – nei fatti – inefficace non e’ una buona idea.
Pensare di annullare il referendum stesso con voti vari e’ anche peggio.
Suggerire che il governo inglese potrebbe benissimo fermare tutto, e’ veramente un’idea poco saggia.
I queste condizioni, il populismo e’ destinato a dilagare in UE.

Brexit ed export
L’influenza della Brexit sull’export sara’ enorme. In qualsiasi caso.
In caso di hard Brexit, gli UK riprenderanno alla grande il commercio con i paesi del Commonwealth. Vorrei ricordare che l’export della Nuova Zelanda verso l’Inghilterra aveva subito un duro colpo con l’Unione Europea.
USA e Regno Unito diventeranno partner ancora piu’ di ora.
E l’export delle aziende europee?
Secondo me, la Brexit e’ un’occasione pre creare una testa di ponte fuori dalla UE, ma in Europa.
giugno 27, 2016 alle 12:57
Più disunire l’Europa, questo voto sembra aver fatto emergere le fratture interne ai singoli popoli: elettori “maturi” contro i più giovani, classe lavoratrice contro élite.
Da una fazione all’altra, accuse reciproche molto pesanti.
Purtroppo, scelte dicotomiche come quelle referendarie ci portano a dimenticare la complessità che si nasconde dietro il segno lasciato sulla scheda.
Nel campo del Brexit troviamo nazionalisti forse un po’ nostalgici; sinceri democratici disgustati dalla opacità di Bruxelles; lavoratori esasperati e feriti da vicende come quella Greca; fautori di ideologie razziste…
Dall’altra parte, oltre agli “Ultras” pro-UE, abbiamo chi – come gli agricoltori – teme l’uscita dal mercato unico; coloro che hanno collaboratori/amici/familiari provenienti da Paesi UE; oppositori dei partiti euroscettici; e infine, critici dell’Unione che però non sono convinti che il Leave sia un’alternativa efficace – e che i leader anti-UE possano mantenere le loro promesse (personalmente, mi posizionerei tra questi ultimi).
Troppi, secondo me, gli stereotipi utilizzati prima e dopo il voto – così come non ritengo i Brexiters un’accozzaglia di neofascisti ubriaconi, non penso che i giovani europeisti siano un branco di scriteriati incantati dall’Erasmus – esperienza fra l’altro non così comune, a quanto ho visto fra colleghi e amici.
Infine, vale la pena ricordare che la petizione per il “contro-referendum” è partita in realtà in maggio, dall’iniziativa di un Brexiter preoccupato per per la possibile vittoria di misura del Bremain – quindi di scarso rispetto per la democrazia se ne trova un po’ da ambo le parti, temo.
Democrazia per democrazia, a questo punto anche il volere popolare di Scozzesi e Nordirlandesi andrebbe gestito di conseguenza, penso.
Ciò detto, rispetto l’esito del voto – va detto che Londra ha sempre avuto uno status… “particolare” in Europa, ma temo che fenomeni globali quali l’ascesa dei BRICS, lo spostamento di buona parte dell’attività economica in Asia ecc. non possano essere affrontati meglio dal Regno Unito da solo che dall’UE – già con tanti problemi di suo.
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luglio 3, 2016 alle 12:09
Per l’agricoltura, in realta’ la UE l’ha trasformata da attivita’ imprenditoriale in cosa dipendente dai fondi europei – soprattutto in Italia dove i fondi vanno anche alle industrie di trasformazione; contemporaneamente, i prezzi dei generi agricoli sono crollati, ma non per l’acquirente finale.
Le conseguenze, sia economiche che geopolitiche (riavvicinamento della Turchia alla Russia) gia’ si vedono, ma sono piu’ le conseguenze della reazione secondo me poco professionale della UE: al momento, la principale causa di instabilita’ e’ la reazione “scomposta” della UE, oltre alle azioni destabilizzanti di Nicola Sturgeon in Scozia.
Per quanto riguarda la compagine del ‘leave’, e’ molto variegata ma i sostenitori (oserei dire ultras) della UE stanno chiaramente esagerando – e cosi’ allontanano ancora di piu’ dalla UE la maggioranza degli inglesi.
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