Dopo la Brexit il Regno Unito Vola – Quali Lezioni per le Imprese dell’Export?
Come avevo previsto molto prima della Brexit, le cose sono andate ben diversamente da quanto ipotizzato dai piu’. L’Inghilterra potrebbe essere un’occasione per le imprese italiane che fanno export ed internazionalizzazione.

EXPORT ED INTERNAZIONALIZZAZIONE NEL REGNO UNITO?
Dopo la Brexit
Come previsto molto prima dal referendum, le cose sono andate ben diversamente da quanto ipotizzato dall’intellighenzia e dalle élites europee. Parlo di Brexit ed export delle imprese in Inghilterra.
Il Regno Unito potrebbe effettivamente essere un’occasione per le aziende italiane – soprattutto le PMI – che vogliono fare export ed internazionalizzazione.
Al di la’ della soddisfazione professionale e personale di avere predetto la tendenza con parecchi mesi di anticipo – fra l’altro quando praticamente tutti prevedevano l’Armageddon – vediamo un po’ qual’era la situazione a sei mesi di distanza dal referendum che ha visto la vittoria del leave.
Per inciso, attualmente l’Inghilterra sta crescendo tantissimo.

Geopolitica ed export
Mi interessa analizzare la cosa non solo dal punto di vista economico e geopolitico, ma soprattutto da quello delle imprese dell’export.
E’ evidente che quanto sta accadendo in UK ha implicazioni colossali, non solo geopolitiche ma anche per le imprese – nel senso che e’ stato ampiamente dimostrato che la libera iniziativa prevale sulla burocrazia e le regole UE.
Cio’, a dispetto di tante societa’ di consulenza internazionale che hanno teso a trascurare l’Inghilterra.

Cosa avevo previsto per l’export delle imprese in Inghilterra?
Per le considerazioni in merito che ho fatto subito dopo la pubblicazione dei primi dati economici post-Brexit – considerazioni che consiglio caldamente di leggere – rimando a Imprese – Export ed Internazionalizzazione nel Post Brexit.
Fra l’altro, nell’articolo citato riportavo le parole che avevo detto ad un amico imprenditore – spaventato dalla campagna “terroristica” in atto – subito dopo la Brexit:
‘… Al di la’ del fatto che per almeno due anni (finche’ la Gran Bretagna resta in UE) niente cambia, secondo me potrebbe invece essere un’occasione per le imprese che fanno export ed internazionalizzazione – pensa solo alla possibilita’ di costituire una filiale in un paese extra UE, ovvero senza i 10.000 vincoli imposti dall’Unione Europea e con la possibilita’ di esportare piu’ facilmente in molti paesi, e magari di non ritrovarsi “vittime” di embarghi o sanzioni assurde. Anzi, secondo me molte aziende sgaie si trasferiranno in Inghilterra …’

ANALISI DELLE NEWS
Perfino le societa’ di consulenza internazionale
Sapete tutti cosa sostenevano praticamente tutti gli esperti e gli analisti – nonche’ tutto il mondo che ruota attorno alle élites europee. In poche parole: la vittoria del leave portera’ ad un disastro senza precedenti.
Quando si parla di societa’ di consulenza internazionale ed Inghilterra, non ho visto alcuna posizione in contro-tendenza.
Dopo i primi dati positivi – riportati nell’articolo che ho citato – la posizione di tali esperti e’ diventata: vedrete cosa succedera’ in seguito. Fra l’altro, i dati in questione sono stati riportati da pochissime fonti.

I dati economici dopo la Brexit
Oltre a constatare che l’Inghilterra persiste nel non affondare [ironia], vediamo un po’ quali erano i dati sei mesi dopo la Brexit.
Ancora una volta, devo ricorrere ad un tabloid inglese per inserire un link:
- L’indice FTSE era salito di 5.57 punti, arrivando a 7195.32. Un guadagno del 13.5% dal giorno del referendum, ovvero 216 miliardi di sterline
- L’economia era cresciuta dello 0.5% nel quarto trimestre del 2016 – era cresciuta dello 0.6% nel secondo trimestre, ovvero subito dopo il referendum. Il Daily Mail ricorda che il Tesoro aveva invece previsto una recessione, con un calo fino al 1.4% nei sei mesi dopo la Brexit – come abbiamo appena visto, l’economia e’ invece cresciuta del 1.1%
- A dicembre 2016, l’indice di attivita’ di IHS Markit era salito al massimo degli ultimi 17 mesi, per un valore di 56.4 – i punteggi superiori a 50 significano crescita
- L’attivita’ manifatturiera aveva raggiunto il massimo degli ultimi 30 mesi
- Le societa’ di servizi avevano avuto il mese migliore dal luglio 2015
- Le imprese di costruzioni avevano avuto i risultati migliori dei nove mesi precedenti
- La vendita di auto nuove aveva raggiunto un nuovo record – 2.69 milioni nel 2016.

La Brexit e’ positiva o negativa?
I dati appena visti parlano chiaro: come previsto, la Brexit e’ stata finora positiva per l’economia del Regno Unito.
Di sicuro non si sono verificate le previsioni apocalittiche dei sostenitori del remain.
Per essere piu’ precisi: si sono verificate le previsioni di un ridotto numero di specialisti – personalmente, ho avuto la soddisfazione di avere previsto i lati positivi della Brexit.

I VANTAGGI DEL REGNO UNITO
Perche’ la Gran Bretagna?
Forse corro il rischio di ripetermi, ma Londra e’ la piu’ grande borsa merci del mondo.
Ci sono molti altri aspetti positivi per le aziende italiane e ticinesi dell’export e dell’internazionalizzazione. Ne elenco alcuni:
- La Gran Bretagna e’ un paese civilissimo
- Non mancano sicuramente le infrastrutture – aeroporti con collegamenti per tutto il mondo per primi
- L’inglese e’ la lingua franca mondiale
- Si trova a 1-2 ore di volo ed i costi logistici sono piu’ che accettabili
- Ha una situazione fiscale che lo rende molto appetibile per le imprese.

L’inghilterra dopo la Brexit
Alcuni vantaggi dell’internazionalizzare in Inghilterra dopo la Brexit sono:
- Uscendo dalla UE, il Paese non sara’ piu’ vincolato dalle mille regole burocratiche della UE – nonche’ dal primato assoluto della politica sull’economia. Per approfondire questi aspetti, consiglio la lettura di Export ed Internazionalizzazione – La UE ha Altro per la Testa
- Uscendo dalla UE, il Regno Unito non sara’ piu’ obbligato a partecipare agli schemi di sanzioni voluti dall’Unione Europea
- Potra’ stilare gli accordi commerciali piu’ convenienti per il paese, non per la UE o per chi ha piu’ influenza in UE
- Moltissimi italiani e ticinesi vivono e lavorano gia’ in Inghilterra
- Vi e’ una miriade di imprese italiane che gia’ lavorano con/in UK
- Il Regno Unito e’ un’ottima base logistica
- La mentalita’ d’impresa non e’ stata “corrosa” dalle sovvenzioni – o voucher per l’internazionalizzazione od altro – come in Italia. L’Italia e’ un paese dove, onestamente, il concetto di impresa e’ stato dimenticato da troppe persone e societa’ di consulenza internazionale.
In uno dei precedenti articoli sulla Brexit ho parlato dell’enorme vantaggio che avrebbe un’azienda che decide di aprire un ufficio in Inghilterra: si ritroverebbe con un’eccellente base da cui fare export ed internazionalizzazione – senza tutte le limitazioni derivanti dall’appartenenza alla UE.
Per finire: un mercato in crescita e’ un mercato profittevole per l’export.

LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE
La figuraccia dei sostenitori del remain
Non e’ un caso che i dati citati siano a conoscenza di ben pochi, perche’ dimostrano che la Brexit e’ finora stata un vantaggio per la Gran Bretagna.
Se anche le cose dovessero cambiare, i sostenitori del remain ci hanno guadagnato – con le loro previsioni modello Armageddon – una figuraccia epica.
Non si e’ trattato solo del messaggio “apocalittico”, che aveva funzionato bene in occasione del referendum sull’indipendenza della Scozia. In quest’ultima era pero’ stato usato solo nell’ultima settimana prima del voto – non per mesi.

Articoli apocalittici
Si e’ trattato anche del tono usato (in infiniti appelli) dalle élites; come ho scritto in Terrorismo, Immigrazione e Brexit – Questione di Marketing, ‘… l’intellighenzia europea e’ principalmente costituita dalle élites politico-economiche: basta leggere uno dei numerosi appelli contro la Brexit per avere conferma di cio’; per inciso, tali appelli hanno normalmente il carattere di Io sono uno che sa, tu popolano segui il mio consiglio – c’e’ da stupirsi se dopo tali appelli i sondaggi vedevano una crescita del leave? …’
Sempre dallo stesso articolo:
‘… Dopo la reazione scomposta ed, obiettivamente, poco professionale dell’Unione Europea alla Brexit, si e’ assistito ad un qualcosa che puo’ essere frutto solo di qualche bizzarra idea di marketing – la cara vecchia propaganda mai verrebbe utilizzata in questo modo: qualsiasi problema che attanagli la UE, uno stato membro o Joan di Marte – un po’ di ironia non guasta mai – e’ dovuto alla Brexit …’

Brexit – il fallimento delle élites europee e della UE
Ma se la Brexit sta avendo successo, con gran detrimento per le reputazione di schiere di economisti, attori e quant’altro, la cosa non si ferma li’.
Ci sono anche i risultati delle elezioni americane e la vittoria del no al referendum costituzionale italiano.
In poche parole, le élites europee hanno fallito su tutta la linea – hanno fallito alla grande e (se mi e’ permesso dirlo) con una buona dose di supponenza.
In quanto alla UE, la sua linea e’ fondamentalmente quella delle élites. Anche l’Unione Europea ha quindi fallito.

Conseguenze della Brexit?
Quanto segue e’ esattamente cosa avevo scritto nella prima versione di questo articolo:
I populismi continueranno la loro avanzata, mentre c’e’ da prevedere un calo di fiducia non solo nelle élites e nell’intellighenzia europea, ma anche nei governi nazionali che si sono schierati apertamente contro il populismo in occasione delle votazioni.

LE LEZIONI PER LE AZIENDE DELL’EXPORT E DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
Perche’ la geopolitica?
Perche’ ho preso in considerazione gli aspetti geopolitici nel capitolo precedente?
Al di la’ delle motivazioni che i miei lettori conoscono ormai molto bene, vorrei ricordare un fattore – in Brexit, il Caos UE e la Democrazia ho scritto:
‘… Il problema della UE: creata da un’elite politica, ha sacrificato l’economia sull’altare della politica – vedi ad esempio l’effetto catastrofico del confronto con la Russia. I pochi che hanno parola (leggi influenza) nell’Unione Europea appartengono all’intellighenzia – di cui non fanno certamente parte la maggioranza degli imprenditori, specie se responsabili di PMI …’

Una UE lontana dalle imprese
Al di la’ del progressivo e sempre piu’ marcato allontanamento dell’intellighenzia UE – ma anche USA – dalla gente, vi e’ un baratro sempre piu’ profondo tra detta intellighenzia e le imprese. Quando si parla di PMI, il baratro e’ ormai enorme.
Le élites europee sono inoltre concentratissime sugli aspetti politici europei. Al di la’ dell’evidente scarsa conoscenza pratica del resto del mondo, non si tratta certamente della situazione ideale per esportare ed internazionalizzare.
Le conseguenze – come ho piu’ volte rimarcato – sono che l’azienda dovrebbe tornare al concetto originale di fare impresa. Certamente non deve fare export solo perche’ ci sono i voucher. Anzi, dovrebbe ricordarsi che i voucher per l’internazionalizzazione sono probabilmente piu’ uno svantaggio che altro.
Video: Voucher per l’Internazionalizzazione o Fiducia Personale?
Le lezioni della Brexit per le aziende
Visto che vorrei concentrarmi proprio sulle lezioni che derivano dall’esperienza inglese della Brexit, rimando a Internazionalizzazione di Impresa – Una Nuova Era per approfondimenti sul tema generale.
In breve, e limitandomi ad alcuni punti, direi che queste sono le lessons learned:
- Non e’ vero che il grande prevale sempre sul piccolo. Anche se questo e’ riferito ad interi stati ed alla UE, e’ perfettamente applicabile alle PMI.
- Senza infrastrutture adeguate non si fa ne’ export ne’ internazionalizzazione. Non sono certamente i mercati finanziari od il loro sentimento che possono darvele
- Le imprese italiane hanno un gap linguistico colossale. Perfino a livello dell’inglese c’e un gap di non poco conto. Potere lavorare dove l’inglese lo parlano tutti e’ un vantaggio enorme
- In Inghilterra, ed in particolare a Londra, e’ facile trovare personale italiano preparato – o comunque persone con lunga esperienza estera in UK.

Le lezioni specifiche per le imprese sono:
- Le aziende dovrebbero pensare a fare impresa, senza prestare troppa attenzione ai fattori politici. Non sono i politici a dovere stabilire – sbagliando in pieno le previsioni – il futuro economico. L‘economia e’ fatta dalle imprese, non dalla finanza o dai personaggi dello spettacolo – quindi, care imprese, datevi da fare!
- Le aziende devono guardare al proprio vantaggio. Se tale vantaggio consiste nell’operare in un paese che sta uscendo dalla UE, che importa? Le aziende devono fare impresa e business. Che cio’ avvenga nella UE, in Inghilterra o nell’impero del dottori Fu-Manchu, che importanza ha?
- Non sempre la via diretta e’ quella migliore per l’export e, soprattutto, l’internazionalizzazione
- Sul mercato del lavoro di Londra si puo’ trovare praticamente qualunque competenza serva per internazionalizzare
- Non e’ assolutamente necessario rivolgersi ad una societa’ di consulenza italiana. Quest’ultima e’ di solito fortemente vincolata da 1.000 lacciuoli UE – cui si aggiunge l’enorme “complicazione” legislativa e burocratica italiana
- Perche’ non usare come base per l’internazionalizzazione un paese che sia anche un buon mercato di se’ stesso?

E la UE?
Per concludere dopo questa breve carrellata, carrellata certamente non esaustiva, consiglierei alle imprese di non badare troppo alle mosse politiche della UE. L’impresa deve pensare a fare business, trovare mercati profittevoli, ecc.
L’esempio della Brexit e’ chiaro. Chi pensa a fare impresa e si scrolla di dosso organizzazioni con una burocrazia mastodontica e piu’ regole che buon senso … beh, fa business.

GLI ULTIMI SVILUPPI
Brexit senza accordo?
Le dimissioni di parecchi membri del governo di Theresa May – e la probabile mozione di sfiducia all’interno dei Tories – fanno pensare ad una hard Brexit.
Le condizioni trattate con la UE sono obiettivamente la somma del peggio delle due possibilita’ – restare nella UE od una hard Brexit.
A questo punto, una Brexit senza accordo diventa sempre piu’ probabile.
D’altronde, negli ultimi mesi l’economia della Gran Bretagna ha dimostrato una vitalita’ ben superiore a quella media dell’Unione Europea.

Considerazioni geopolitiche
C’e’ inoltre da considerare il fattore USA. Con l’amministrazione Trump, e’ molto probabile che un’Inghilterra totalmente libera dai vincoli europei diventi un partner commerciale super privilegiato degli Stati Uniti.
Ritengo inoltre che gli effetti di una Brexit senza accordo possano essere molto peggiori per la UE, che non per il UK. Oltretutto, la crescita dei populisti e le elezioni in Italia ed Austria hanno fortemente indebolito l’Unione Europea.
Penso quindi che una Brexit senza accordo possa essere un colpo letale alla UE. Da questo punto di vista, fare export ed internazionalizzazione nel Regno Unito potrebbe essere la strada giusta.