Qual’e’ il grado di discrezione che il social network per eccellenza applica al materiale postato dagli utenti? Quanto puo’ il social media Facebook essere ritenuto affidabile per un’organizzazione?
Qual’e’ il rapporto tra i social media – Facebook in primis – e le aziende che ne fanno uso?
SOCIAL MEDIA E FACEBOOK
Tutti parlano di social media e Facebook. Pochi si chiedono quale sia il loro valore reale per l’azienda o l’organizzazione. Quasi nessuno analizza un case study Facebook.
Vi chiedete mai se e’ desiderabile investire sforzi e denaro in un solo social.
E l’influenza geopolitica che Facebook e gli altri socials possono esercitare?
Un’organizzazione interviene (con i suoi post) sul dibattito politico in vista di elezioni – come potrebbe fare chiunque non partecipa alle elezioni
Prima del silenzio elettorale decide – in accordo con le leggi locali – di non postare piu’ niente che possa avere anche la piu’ lontana attinenza con la materia elettorale
Il giorno dopo (giorno 2), ad un certo punto la diffusione di tutti i suoi post precedenti subisce uno stop pressoche’ totale, mentre i nuovi post vedono una piccola diffusione per un po’ di tempo.
Il giorno successivo (giorno 3), lo stesso. Il post che piu’ si e’ “mosso” consiste in un commento ad un articolo di un quotidiano. Questo sembrerebbe confermare una certa priorita’ data da Facebook ai media. Update: tale priorita’ sembrerebbe confermata dalle ultime analisi
Una conferma indiretta: se fino al giorno prima dell’inizio dei “problemi” (giorno 1) il sito dell’organizzazione aveva ricevuto una certa percentuale di visioni attraverso Facebook, a meta’ del giorno 3 risultavano solo visite attraverso ricerche – nessuna tramite Facebook.
Cosa rivela un case study Facebook?
CONSIDERAZIONI SUL CASE STUDY FACEBOOK
Se nessuno vede i post su un social network …
Direi che e’ evidente che qualcosa e’ accaduto.
Se i post precedenti erano comunque legati al dibattito politico, i nuovi non vi avevano niente a che fare.
L’organizzazione in oggetto non ha postato niente che possa comportare penalizzazioni da parte di alcuno.
Tornando a noi, cio’ che conta e’ una limitata diffusione dei nuovi post all’inizio, ma la diffusione e’ in realta’ bloccata o quasi.
E’ opportuno che un algoritmo possa limitare i post di un’azienda od un’organizzazione, senza una verifica umana?
L’algoritmo di Facebook?
Tutto cio’ porta a molte domande, la prima delle quali e’: si tratta di una situazione generalizzata?
Non so se in seguito Facebook abbia migliorato il suo algoritmo.
Fatto sta che – nella pratica – un’organizzazione (un’utente del social) non ha potuto fare affidamento su Facebook.
Si potrebbe trattare di un “attacco” organizzato da esterni che hanno segnalato – peraltro senza fondamento – massicciamente l’organizzazione? Ma se anche fosse cosi’, mi chiedo:
Perche’ la limitatissima diffusione iniziale dei nuovi posts?
E’ opportuno paralizzare un’organizzazione senza una verifica umana?
I padroni del proprio vapore sono le organizzazioni e le imprese, od i social networks?
INVESTIRE IN FACEBOOK E NEI SOCIALS?
Investire in Facebook?
Personalmente, tendo ad usare Facebook – ed ancora di piu’ WhatsApp – in modo molto limitato. Non solo lo trovo troppo arbitrario, trovo che permetta tanto contenuto che andrebbe rimosso all’istante.
Come non bastasse, mi sembra che talvolta l’algoritmo limiti organizzazioni e messaggi perfettamente leciti.
Resta pero’ il social piu’ diffuso ed influente – ma lo e’ davvero?
Diffuso lo e’ indubbiamente, perche’ ormai tutti lo usano. Ma qual’e’ la vera influenza dei messaggi che le organizzazioni – ed i privati – affidano a Facebook?
I social media e Facebook vengono dipinti come degli arcobaleni. Ma lo sono veramente?
Tutti sui social media, Facebook in primis!
E le aziende, tra cui alcune aziende di consulenza?
Queste ultime che magari offrono servizi di internazionalizzazione via social networks. Lanciano continui messaggi sui socials stessi, senza apparentemente porsi il problema delle possibilita’ di diffusione in casi specifici (ogni azienda od organizzazione e’ un caso a se’).
Se i privati hanno indubbiamente un’influenza sugli amici, le organizzazioni appaiono sempre piu’ sottoposti a limitazioni arbitrarie ed automatiche.
In poche parole, un’azienda multinazionale decide cosa e come deve ricevere diffusione. Immagino che tale diffusione che potrebbe anche calare molto, magari nel momento su cui l’organizzazione – immaginate il caso di un partito politico – aveva investito tanto.
Non e’ un mistero: Facebook sta spingendo perche’ aziende ed organizzazioni facciamo pubblicita’ a pagamento.
Oltre a Facebook esistono altri social networks, i blog e Google
Torniamo al case study Facebook
Il case study che abbiamo visto sembra chiaro: alla fine, probabilmente il messaggio dell’organizzazione arriva piu’ agli “utenti” di Google (e fratelli) che a quelli di Facebook.
Cio’, a meno che per qualche motivo Google non abbia deciso di penalizzare voi e/o il vostro messaggio.
Il SEO non e’ l’argomento di questo articolo, ma troppi non sanno che il SEO non si fa certamente (solo) con Facebook. Troppi non sanno che esistono molti altri social media, socials magari anche settoriali o poco diffusi, ma che veicolano il vostro messaggio senza tante “storie”.
Social networks – opportunita’ o pietra al collo?
Facebook e’ (ancora) necessario?
Si’, ma le organizzazioni e le aziende sanno bene quali “miracoli” devono fare, quali spese devono sostenere, per fare arrivare il loro messaggio. Salvo che a Facebook o a qualcun altro non piaccia e quindi venga limitato, ovviamente.
Direi che:
L’investimento va fatto soprattutto in alternative a Facebook
l’intera strategia di comunicazione online di imprese ed organizzazioni dovrebbe cambiare radicalmente.
In poche parole: non solo diversificazione, non solo social networks meno conosciuti – ma con possibilita’ notevoli gia’ ora – ma pure il ritorno al sito internet, al blog ed al caro vecchio SEO. Che poi anche quest’ultimo stia diventando sempre piu’ difficile a causa delle decisioni apparentemente arbitrarie su cio’ che e’ ok o meno, e’ un altro discorso da fare a parte.
I messaggi da inviare trovano sempre piu’ limiti, perche’ Facebook e’ sempre piu’ “bizzoso”, e quindi sempre meno affidabile per le organizzazioni
Alternative a Facebook?
Secondo me il social network e’ solo un tool “bizzoso”, da usare come tale e da scartare ogni volta che sia possibile.
Vi sono socials notevoli che consentono messaggi completi e di un’efficacia che Facebook si scorda. Se le organizzazioni – ed il personale che vi lavora – cominciassero a diffonderli, non solo le organizzazioni stesse ne beneficerebbero grandemente, ma Facebook dovrebbe cambiare politica.
Un esempio? Tumblr. Per inciso, non ho alcun rapporto professionale con Tumblr.
Per concludere con considerazioni di qualita’: se si guarda oltre le miriadi di nuove proposte, la qualita’ della piattaforma Facebook e’ ormai sempre piu’ “bassa”. Parere mio, ovviamente.
Il mio messaggio finale?
Chi vi legge – direttamente od indirettamente – sul vostro sito/blog riceve il messaggio chiaro e forte. Inoltre, il vostro sito/blog e’ sotto il vostro controllo.
Case Study – Il Social Network Facebook e’ Affidabile per un’Organizzazione?
Postato il Aggiornato il
Qual’e’ il grado di discrezione che il social network per eccellenza applica al materiale postato dagli utenti? Quanto puo’ il social media Facebook essere ritenuto affidabile per un’organizzazione?
SOCIAL MEDIA E FACEBOOK
Tutti parlano di social media e Facebook. Pochi si chiedono quale sia il loro valore reale per l’azienda o l’organizzazione. Quasi nessuno analizza un case study Facebook.
Vi chiedete mai se e’ desiderabile investire sforzi e denaro in un solo social.
E l’influenza geopolitica che Facebook e gli altri socials possono esercitare?
Se per per chi vuole approfondire i socials come tools per le aziende, consiglio la lettura di Social Networks – Difetti e Pregi per le Imprese, l’Internazionalizzazione e l’Export. In questo articolo tratto altri aspetti della questione.
FACEBOOK – UN CASE STUDY
Dal mio punto di vista, Facebook e’ innanzitutto un campo sperimentale.
Nel corso dei miei esperimenti e delle mie osservazioni, ho notato che talvolta Facebook agisce in modo “bizzarro”.
Si tratta di un caso non legato ad aspetti aziendali, per cui consiglio la lettura propedeutica di Social Media e Facebook – Aspetti Geopolitici.
In poche parole:
CONSIDERAZIONI SUL CASE STUDY FACEBOOK
Se nessuno vede i post su un social network …
Direi che e’ evidente che qualcosa e’ accaduto.
Se i post precedenti erano comunque legati al dibattito politico, i nuovi non vi avevano niente a che fare.
L’organizzazione in oggetto non ha postato niente che possa comportare penalizzazioni da parte di alcuno.
Tornando a noi, cio’ che conta e’ una limitata diffusione dei nuovi post all’inizio, ma la diffusione e’ in realta’ bloccata o quasi.
L’algoritmo di Facebook?
Tutto cio’ porta a molte domande, la prima delle quali e’: si tratta di una situazione generalizzata?
Non so se in seguito Facebook abbia migliorato il suo algoritmo.
Fatto sta che – nella pratica – un’organizzazione (un’utente del social) non ha potuto fare affidamento su Facebook.
Si potrebbe trattare di un “attacco” organizzato da esterni che hanno segnalato – peraltro senza fondamento – massicciamente l’organizzazione? Ma se anche fosse cosi’, mi chiedo:
INVESTIRE IN FACEBOOK E NEI SOCIALS?
Investire in Facebook?
Personalmente, tendo ad usare Facebook – ed ancora di piu’ WhatsApp – in modo molto limitato. Non solo lo trovo troppo arbitrario, trovo che permetta tanto contenuto che andrebbe rimosso all’istante.
Come non bastasse, mi sembra che talvolta l’algoritmo limiti organizzazioni e messaggi perfettamente leciti.
Resta pero’ il social piu’ diffuso ed influente – ma lo e’ davvero?
Diffuso lo e’ indubbiamente, perche’ ormai tutti lo usano. Ma qual’e’ la vera influenza dei messaggi che le organizzazioni – ed i privati – affidano a Facebook?
Tutti sui social media, Facebook in primis!
E le aziende, tra cui alcune aziende di consulenza?
Queste ultime che magari offrono servizi di internazionalizzazione via social networks. Lanciano continui messaggi sui socials stessi, senza apparentemente porsi il problema delle possibilita’ di diffusione in casi specifici (ogni azienda od organizzazione e’ un caso a se’).
Se i privati hanno indubbiamente un’influenza sugli amici, le organizzazioni appaiono sempre piu’ sottoposti a limitazioni arbitrarie ed automatiche.
In poche parole, un’azienda multinazionale decide cosa e come deve ricevere diffusione. Immagino che tale diffusione che potrebbe anche calare molto, magari nel momento su cui l’organizzazione – immaginate il caso di un partito politico – aveva investito tanto.
Non e’ un mistero: Facebook sta spingendo perche’ aziende ed organizzazioni facciamo pubblicita’ a pagamento.
Torniamo al case study Facebook
Il case study che abbiamo visto sembra chiaro: alla fine, probabilmente il messaggio dell’organizzazione arriva piu’ agli “utenti” di Google (e fratelli) che a quelli di Facebook.
Cio’, a meno che per qualche motivo Google non abbia deciso di penalizzare voi e/o il vostro messaggio.
Il SEO non e’ l’argomento di questo articolo, ma troppi non sanno che il SEO non si fa certamente (solo) con Facebook. Troppi non sanno che esistono molti altri social media, socials magari anche settoriali o poco diffusi, ma che veicolano il vostro messaggio senza tante “storie”.
Facebook e’ (ancora) necessario?
Si’, ma le organizzazioni e le aziende sanno bene quali “miracoli” devono fare, quali spese devono sostenere, per fare arrivare il loro messaggio. Salvo che a Facebook o a qualcun altro non piaccia e quindi venga limitato, ovviamente.
Direi che:
In poche parole: non solo diversificazione, non solo social networks meno conosciuti – ma con possibilita’ notevoli gia’ ora – ma pure il ritorno al sito internet, al blog ed al caro vecchio SEO. Che poi anche quest’ultimo stia diventando sempre piu’ difficile a causa delle decisioni apparentemente arbitrarie su cio’ che e’ ok o meno, e’ un altro discorso da fare a parte.
Alternative a Facebook?
Secondo me il social network e’ solo un tool “bizzoso”, da usare come tale e da scartare ogni volta che sia possibile.
Vi sono socials notevoli che consentono messaggi completi e di un’efficacia che Facebook si scorda. Se le organizzazioni – ed il personale che vi lavora – cominciassero a diffonderli, non solo le organizzazioni stesse ne beneficerebbero grandemente, ma Facebook dovrebbe cambiare politica.
Un esempio? Tumblr. Per inciso, non ho alcun rapporto professionale con Tumblr.
Per concludere con considerazioni di qualita’: se si guarda oltre le miriadi di nuove proposte, la qualita’ della piattaforma Facebook e’ ormai sempre piu’ “bassa”. Parere mio, ovviamente.
Il mio messaggio finale?
Chi vi legge – direttamente od indirettamente – sul vostro sito/blog riceve il messaggio chiaro e forte. Inoltre, il vostro sito/blog e’ sotto il vostro controllo.
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