L’Influenza del Petrolio Arabo sull’Immigrazione in Europa e la Russia
Nonostante l’Europa non abbia vere fonti energetiche, si e’ inimicata la Russia – che di petrolio e gas ne ha in quantita’ – e si sta rendendo dipendente da altri produttori, solitamente arabi o comunque musulmani. Questo implica una forte influenza di tali paesi, soprattutto dell’Arabia Saudita, sulle decisioni dei paesi europei – politica dell’immigrazione per prima.

IMMIGRAZIONE IN EUROPA, PETROLIO E GAS RUSSI
Molti non collegano l’immigrazione in Europa, l’Arabia Saudita ed il petrolio e gas russi.
Tre punti fondamentali
Partiamo da tre fatti evidenti – peraltro il secondo ed il terzo vengono pubblicamente e convenientemente dimenticati dall’intellighenzia europea:
- L’immigrazione e’ il principale problema politico – e non solo – europeo. Si tratta di un fattore che non viene mai analizzato in modo distaccato, e tantomeno gestito in modo opportuno. E’ anche il principale fattore che potrebbe portare al collasso della UE
- L’Europa non ha fonti energetiche. E’ di fatto “ostaggio” dei paesi produttori – soprattutto arabi. Si tratta di paesi lontani ed in perenne subbuglio.
- La Realpolitik, o perlomeno la geopolitica, consiglierebbero amicizia con la Russia – il piu’ grande produttore di petrolio del mondo e con enormi riserve di gas. La UE ha preferito farsela nemica ed essere cosi’ altamente vulnerabile ai desiderata degli altri paesi produttori – generalmente arabi.

La UE mette a rischio le forniture di petrolio e gas russi
E’ quindi evidente che
- Le scelte dell’Unione Europea sono “sciagurate”, in quanto si inimicano un vicino strapieno di petrolio e gas
- Tali scelte mettono la UE nell’impossibilita’ di una posizione netta e decisa sulla immigrazione, come anche di altre azioni politiche e/o economiche che impattino i paesi produttori – per lo piu’ arabi e/o africani.
Se per assurdo la UE od un governo, ad esempio Francia o UK o Germania, assumesse una – molto improbabile – posizione dura sull’immigrazione, le reazioni dei paesi musulmani produttori di gas e petrolio la potrebbero mettere in ginocchio.
Del resto, senza i proventi della vendita di petrolio molti di tali paesi non avrebbero piu’ enormi quantita’ di denaro per comprare in Occidente. Parliamo degli enormi contratti per armi per primi.
Video: l’Arabia Saudita ha iniziato ad inviare petroliere in Polonia, con l’obiettivo di creare un hub che serva l’Europa Orientale vendendo petrolio ad un prezzo minore di quello russo – Saudi Arabia starts oil supplies to Poland
L’IMMIGRAZIONE, L’EUROPA ED I PAESI PRODUTTORI DI PETROLIO
Immigrazione in Europa ed Arabia Saudita
Che vi sia una forte parte di immigrazione musulmana e’ ovvio. Che il proselitismo presso la popolazione immigrata – e perfino quella europea, anche autoctona – sia grande, e’ un fatto di cui poco si parla.
Fatto sta, che paesi come l’Arabia Saudita finanziano largamente la costruzione di moschee in Europa. E’ quindi evidente che l’interesse in Europa di tali paesi va ben oltre la vendita di petrolio e l’acquisto dei materiali e servizi piu’ vari.
Questo interesse e’ non solo un fattore di cui media e quant’altro ben raramente parlano, ma rivela anche che l’immigrazione di musulmani – e la conversione di coloro che non lo sono – sono una priorita’ (perlomeno) dell’Arabia Saudita.

Arabia Saudita – Un case study
E’ ovvio che una – peraltro estremamente improbabile – presa di posizione della UE contro l’immigrazione e’ di fatto impossibile. Lo stesso vale per paesi come il Regno Unito o la Francia, ma anche per gli USA – perlomeno quando l’Arabia Saudita c’entra in qualche modo.
E’ infatti ovvio che chiunque assumesse tale posizione si porrebbe in aperto contrasto con:
- L’Arabia Saudita ed i paesi da essa pesantemente finanziati – ad esempio l’Egitto, paese molto popoloso che fra l’altro contribuisce molto ad un’immigrazione che allegerisce la pressione demografica
- I paesi musulmani da cui proviene tanta immigrazione.
Non credo che sia un caso se le operazioni dei sauditi e dei loro alleati in Yemen – con le enormi conseguenze umanitarie – siano pressoche’ sconosciute al grande pubblico europeo.

Yemen: l’Europa preferisce non vedere
Mentre la UE persiste nelle sanzioni contro la Russia per la Crimea, niente dice delle operazioni saudite:
- In Yemen – dove e’ perfino scoppiata un’epidemia di colera
- Nell’Arabia Saudita Orientale, dove vive la maggioranza degli sciiti sauditi.
Per approfondire l’immigrazione in Europa, consiglio la lettura del mio articolo Immigrazione – Conseguenze Strategiche ed Aspetti di Gestione.

I RAPPORTI CON LA RUSSIA – RICCA DI GAS E PETROLIO
Una politica estera incomprensibile
La Russia e’ il principale produttore mondiale di petrolio, eppure chi beneficia – o beneficera’ in breve – maggiormente del gas e del petrolio russo e’ la Cina.
Per quanto la situazione energetica dell’Europa consigli eccellenti rapporti con la Russia, la UE ha fatto una quantita’ incredibile di cose per inimicarsi la Russia:
- L’appoggio a Maidan quando ha preso il potere in Ucraina
- Le sanzioni
- Lo schieramento di truppe NATO ad est, ecc.
Per quanto – come vedremo tra breve – la Germania abbia cominciato a riallacciare rapporti accettabili con la Russia, la UE ha (assieme agli USA) spinto la Russia tra le braccia cinesi. Non solo, ormai la rotta russa e’ decisa: chiaramente divergente da quella della UE, ormai vista come nemica irriducibile.

L‘affaire Ucraina
Fra l’altro, la UE ha anche favorito l’ascesa in Ucraina di un governo acerrimo nemico della Russia.
Ricordo qui che proprio per l’Ucraina passa tanto gas russo diretto in Europa Occidentale. Se anche i rapporti tra UE e Russia migliorassero decisamente, in mezzo restera’ un’Ucraina – fortemente sostenuta dagli USA, quindi non piu’ influenzabile di tanto – chiaramente ostile sia alla Russia che ad ogni normalizzazione dei rapporti tra i paesi della UE e la Russia.
Diciamocelo: si tratta di una “follia” geopolitica.

L’EUROPA NON HA FONTI ENERGETICHE – CONSEGUENZE SUI RAPPORTI CON I PAESI MUSULMANI
La “follia” geopolitica europea
Lo sanno anche i bambini che l’Europa non ha fonti energetiche importanti. Il petrolio del Mare del Nord non durera’ piu’ di tanto ed e’ comunque insufficiente.
Vista la follia geopolitica che ha portato a rendere la Russia un nemico, non resta che il petrolio che arriva da altre fonti. Leggi paesi arabi o comunque musulmani.
Considerato quanto gia’ visto relativamente ad immigrazione e paesi musulmani produttori di petrolio, ne consegue che tali paesi sono nella posizione di potere imporre scelte fondamentali ai paesi europei. Una di queste scelte e’ al politica migratoria.
Non solo i paesi fornitori potrebbero chiudere i rubinetti fino a fare crescere a dismisura il prezzo del petrolio, potrebbero anche smettere di comprare in Europa – cominciando dalle armi. Per inciso, una crescita decisa del prezzo del petrolio sarebbe un toccasana per la Russia.
Giusto per fare un esempio, l’Arabia Saudita ha in atto contratti enormi con il Regno Unito – ma anche contratti colossali con gli USA che la sostengono praticamente, sempre ed ovunque.

Le migrazioni come fattore di pressione politica
Diciamocelo: i paesi musulmani produttori di petrolio sono in grado di influenzare – anche tramite i musulmani gia’ presenti massicciamente in alcuni paesi europei – la politica europea.
Del resto, questo e’ quello che sta gia’ facendo pubblicamente la Turchia – anche se non esporta petrolio in Europa.
Voglio essere chiaro: se gli europei vogliono mantenere il loro tenore di vita, od anche solo andare al lavoro in auto o riscaldarsi, non possono prendere decisioni invise ai paesi musulmani produttori di petrolio.
Del resto, se la politica dell’immigrazione europea non cambia vi saranno sempre piu’ musulmani – che si presume riempiranno sempre piu’ moschee finanziate dall’Arabia Saudita e/o altri paesi ricchi perche’ hanno il petrolio. Paesi a mio avviso spesso sempre piu’ instabili e/o inaffidabili.
Per saperne di piu’ sull’Arabia Saudita e la situazione del Medio Oriente, consiglio la lettura della lunga ed approfondita analisi Il Qatar ed il Medio Oriente – L’Inferno Geopolitico.

L’EURASIA E’ IL FUTURO
Idee poche ma confuse?
Come ben sapete – vedi PMI ed Export – Eurafrica od Eurasia? – secondo me il futuro dell’export e dell’internazionalizzazione sta ad est, non a sud. In poche parole, sta in Eurasia.
Se parliamo di Italia e Francia, sono entrambe fissate con l’Africa – la seconda per motivi storici, la prima non si capisce perche’.
Invece, i tentativi tedeschi dimostrano che la Germania si e’ resa conto – per quanto in grave ritardo – di una semplice ed evidente verita’. La Germania sembra avere realizzato che la Russia e l’Eurasia – e quindi la Cina, con la sua via della seta ed altre iniziative – e certamente non l’Africa, sono il futuro dell’export tedesco.

Esportare in Medio Oriente?
In quanto al Medio Oriente, vorrei ricordare che la popolazione dei paesi piu’ ricchi – ovvero quelli che esportano petrolio – e’ limitata. Con pochi consumatori, si fa poco export.
Spero che non vi sia qualcuno che ora tiri fuori l’export di beni di lusso. Se si parla di export ed internazionalizzazione di un’azienda va infatti benissimo, ma se si parla di export di una nazione od addirittura della UE non ha senso.
In quanto alla politica – chiaramente orientata verso l’Africa anziche’ l’Eurasia – come quella dell’Italia, ne ho gia’ parlato nell’articolo poco fa citato. Posso solo dire che mi pare una totale assurdita’ politica ed economica.

E LE AZIENDE DELL’EXPORT E DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE?
Forse ora potrete meglio comprendere perche’ scrivo spesso che le imprese – quando esportano od internazionalizzano – dovrebbero svincolarsi dal sistema statale. Quest’ultimo e’ chiaramente orientato verso un modello legato alle scelte geopolitiche – o meglio, solo politiche, perche’ chiamarle geopolitiche mi sembra quasi uno scherzo – totalmente inadeguato.
Di tale modello sono figli:
- I voucher per l’internazionalizzazione
- La “politica” di tante societa’ di consulenza – le piu’ grandi per prime – italiane
- I temporary export manager Italian style, ecc.
Del modello che dovrebbero invece seguire le aziende ho spesso parlato nei miei articoli. Vorrei qui solo ricordare che le aziende devono ricominciare a:
- Fare impresa
- Muoversi con le loro gambe in un contesto economico e politico dove l’instabilita’ e’ ormai la norma.
Ma di questo ho gia’ scritto in Imprese ed Instabilità – Fare Export Oggi.

Come fare?
Mi sembra evidente:
- Affidarsi ad un consulente o ad una societa’ di consulenza che sappia come muoversi nel mondo reale
- Non esportare od internazionalizzare solo se ci sono voucher o incentivi statali o quant’altro.
Concludo con una precisazione dovuta, perche’ magari questo e’ il mio primo articolo che leggete: sono anche consulente – non solo di export, come avrete gia’ capito.

PER APPROFONDIRE
I commenti mi fanno sempre piacere.
Se desiderate approfondire ulterioromente la materia, scrivetemi.
In caso desideriate una consulenza approfondita – questo e’ solo un articolo divulgativo – fatevi sentire.
