I Media, i Social Networks e la Brexit
Brexit e social networks. Qual’e’ – ancora oggi – l’influenza dei social media sulla Brexit? Cosa dire di Facebook e LinkedIn?

LA BREXIT ED I SOCIALS
Non solo il referendum vinto dal leave
Alcuni fatti mi hanno spinto a parlare di media, Brexit e social networks. E’ infatti evidente che l’influenza dei social media sulla Brexit e’ stata di capitale importanza.
In realta’ si tratta di un discorso piu’ generale e che non si ferma certamente alla Brexit. Tuttavia, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e’ il punto di partenza ed il fulcro dell’articolo.
Ritengo che ormai non si possano piu’ separare in maniera netta i media dai socials. Del resto, i principali mass media sono presenti in modo massiccio sui social networks.

Mass media e social networks stanno convergendo
Tanto tempo fa ho imparato che la verita’ si vede nei momenti di crisi e di tensione per gli attori coinvolti.
Cosa mi hanno insegnato i mesi prima, durante e dopo il referendum inglese?
Anche se per me era evidente il vantaggio crescente per il campo del leave prima del referendum, ben pochi pensavano che il remain perdesse.
Il risultato favorevole alla Brexit ha poi posto parecchie organizzazioni e persone in uno stato non solo di grande tensione. Spesso addirittura di panico.
La convergenza tra socials e mass media ha cominciato a manifestarsi pesantemente proprio in occasione del referendum poi perso dal remain.
Come background per questo articolo, consiglio la lettura di Brexit, la UE ed il Futuro dell’Europa. L’avevo originariamente scritto prima della Brexit, poi l’ho aggiornato.

LINKEDIN E LA BREXIT
Delusione
Sono rimasto molto deluso da Linkedin, tanto che ho deciso di non postare piu’ i miei articoli su Pulse – l’area del social network dedicata ai post. Si tratta di una sorta di blog interno a Linkedin. Per dirla tutta:
- Prima usavo Pulse solo per il SEO, ora l’ho completamente abbandonato
- Lo stesso Linkedin e’ ormai utile solo per i contatti fatti ai bei tempi.

I motivi?
- La piattaforma ha possibilita’ molto limitate e non consente di pubblicare posts di qualita’ grafica adeguata. Inoltre, la grafica di Pulse e’ cambiata – sinceramente, e’ diventata molto scadente ed estremamente sgradevole
- Non era possibile scegliere keywords diverse da quelle gia’ previste da Linkedin. Al di la’ della limitazione assurda, questo mi ha sempre portato a pormi una semplice domanda: chi decideva quali keywords potevano essere utilizzate?
- Ogni tanto, c’e’ un’ulteriore riduzione del numero di persone che vedono gli articoli. Come non bastasse, a fronte di articoli con piu’ del 30% di likes, la diffusione e’ restata ridicola; o meglio, lo e’ restata dopo un inspiegabile calo di diffusione.

Ancora Linkedin
Vorrei aggiungere che:
- Dopo un mese in cui – per i motivi gia’ visti – non avevo postato nulla, ho postato un altro articolo. Nel corso di vari giorni e’ stato visto da 15 persone, una cosa sinceramente “assurda”. L’articolo, che parla anche di aspetti allarmanti, e’ questo: Social Media e Facebook – Aspetti Geopolitici
- Poco prima del referendum sulla Brexit sono andato su Pulse. Mi sono ritrovato come prima proposta una editor’s choice. In poche parole, un dipendente di Linkedin aveva deciso che tale articolo (sulla Brexit) era migliore degli altri
- L’articolo di cui sopra era di una qualita’ che oserei definire abysmal. Dello stesso parere erano molti dei commentatori. Inoltre, si trattava di un articolo scritto da un non inglese ed apertamente a favore del campo del remain – qualcosa del tipo che in caso di Brexit l’innovazione potrebbe risentirne.

Linkedin – Un social network per il business?
In poche parole, mi sembra evidente che quello che dovrebbe essere un social professionale abbia preso una posizione precisa: decisamente contrario alla Brexit.
Quello che fa pensare e’ che non credo che questa presa di posizione sia un caso: l’influenza dei social networks e’ ormai perlomeno pari se non superiore a quella dei media.
Altra notizia che riguarda Linkedin: il co-fondatore e presidente esecutivo era tra gli invitati al Bilderberg di Dresda.
Il Guardian, quasi unico tra i media principali, ha pubblicato un lungo articolo di analisi cui rimando, Bilderberg in Dresden: an innocent conference or conflict of interests?
Al di la’ di ogni considerazione sul Bilderberg e’ evidente l’importanza che viene ascritta ai social media, ed a Linkedin in particolare.
Fatto sta, che perfino il social network professionale per eccellenza e’ evidentemente diventato ben piu’ di un social. Come tutti gli altri socials, e’ anche un veicolo tramite cui e’ possibile influenzare – esattamente come i mass media.

GLI ALTRI SOCIALS – FACEBOOK
Facebook e la Brexit
Prima della Brexit ho seguito la keyword Brexit su Facebook:
- Fino ad un certo punto erano prevalenti i posts a favore della Brexit
- Poi – a circa due settimane dal referendum – c’e’ stata una brusca inversione di tendenza.
Personalmente, vista anche l’impennata a favore del leave degli stessi giorni, penso che due siano le possibilita’:
- E’ stata lanciata una mega-campagna a favore del remain
- E’ cambiato qualcosa.

Perche’ scelgo Facebook come esempio?
Perche’ e’ il social piu’ diffuso ed influente. Inoltre, negli anni ho eseguito vari esperimenti – anche sulle campagne a pagamento, ma non e’ questo il nostro caso.
Cio’ detto, ho notato che sembrerebbe che una certa pagina che prendeva certe posizioni – lecite, ovviamente, ma contro-corrente – subisse periodici e drastici cali di diffusione dei post. Apparentemente, cio’ accadeva soprattutto quando la pagina stava “sfondando”.
Mi riferisco in particolare ad una pagina che si era schierata apertamente contro la Brexit: le statistiche di Facebook rivelavano:
- Un calo di diffusione
- Che i posts venivano praticamente visti solo da coloro che avevano messo Mi piace alla pagina.
Ho sentito molte lamentele (espresse a pelle) da parte di gestori di pagine – e anche di singoli profili – su Facebook. Lo scontento, in particolare per la percepita arbitrarieta’ della piattaforma, sta crescendo.
Se a qualcuno interessa approfondire l’uso dei socials in campo business, rimando al mio articolo Social Networks – Difetti e Pregi per le Imprese, l’Internazionalizzazione e l’Export.
Video – Social Media and Politics
I MEDIA E LA BREXIT
I mass media non sono propriamente neutrali
Ritengo che ci sia di piu’ dell’influenza dei social media sulla Brexit di cui parlare.
In generale, i mass media vantano una lunga storia di informazione non proprio obiettiva.
Quello che mi ha colpito e’ il modo in cui molti media europei si sono schierati apertamente contro la Brexit. Cosi’ come tali media si sono schierati apertamente contro la campagna di Trump negli Stati Uniti.
Visto che sto scrivendo in italiano, restringero’ l’analisi ai media italiani.

I media italiani
Per farla breve, non solo tali media erano (e sono) generalmente schierati.
Le notizie sono quasi sempre date con un taglio cosi’ di parte da “inficiare” il valore dell’informazione. Ad esempio, se i sondaggi erano a favore della Brexit, perche’ dare i risultati di sondaggi piu’ vecchi?
Personalmente, ritengo che cio’ sia riconducibile ad un sentimento popolare piu’ o meno apertamente ostile all’Unione Europea. Per approfondimenti consiglio Imprese ed Export – Il Sentimento Popolare in UE.
Sta di fatto che gli inglesi – e tutti gli altri europei – si dovevano sorbire ogni santo giorno appelli di stranieri potenti e/o influenti e/o famosi. Questi ultimi sostenevano che in caso di Brexit il Regno Unito sarebbe diventato il regno dell’anticristo. Sto scherzando, ovviamente, ma spero di avere reso l’idea.

Mass media e social networks
Posto che, come detto, i media hanno una lunga storia di posizioni non proprio obiettive, cosa e’ cambiato oggi?
Semplice: gli articoli dei giornali ed i video di giornali e TV finiscono sui socials, ottenendo spesso posizioni di primo piano e grandissima diffusione. Per quanto accaduto in proposito su Facebook, rimando al gia’ citato Social Media e Facebook – Aspetti Geopolitici.
Aggiungo che e’ nota la nuova policy di Facebook: privilegiare le fonti “affidabili”, ovvero i media, e penalizzare le fake news. Il problema essendo che le ultime sembra sia diventato di moda classificarle in base al fatto che siano o no confermate dai media.
Per quanto riguarda i mass media, basta prendere in considerazione quanto poco parlino di ISIS in Europa per trarre le dovute conclusioni.

La giunzione tra media e socials
Fatto sta, che si e’ verificata la giunzione tra social media e media.
I tempi in cui i socials consentivano a chiunque di fare circolare in lungo ed in largo messaggi alternativi a quelli dei mass media e’ finito.
Ora i media hanno una posizione di primo piano anche su Facebook ed i suoi fratelli.

Il caso RT ed il Daily Telegraph
Per quanto riguarda i media, ho notato il caso RT – ex Russia Today.
E’ vero che vi sono anche articoli schierati – anche se nella media delle fonti di informazione, anche occidentali. Ma vi sono pure articoli eccellenti con ottime fonti.
Spesso, tali articoli riportano notizie estremamente interessanti che gli altri media non riportano. RT sta riscuotendo un notevole successo editoriale, come lo stanno riscuotendo i suoi video – od i video del canale Ruptly.
Ebbene, ho notato una tendenza, sui socials, a:
- Criticare fortemente RT come di parte
- Fare passare il messaggio che e’ propaganda pura.
Personalmente, quando si tratta di certi argomenti trovo RT molto meno di parte dal Daily Telegraph.
Prima, trovavo il giornale inglese molto ben informato e lo consultavo giornalmente. Ora, evito di leggere gli articoli su certi argomenti.
Perche’? Perche’ mi sembra che manchino totalmente di obiettivita’.

DOVE TROVARE L’INFORMAZIONE?
I social networks tendono a cercare di mantenere l’utente al loro interno:
- LinkedIn trasforma quasi tutti i link esterni in short links proprietari – una caratteristica che non sopporto
- Facebook da’ talvolta generici avvertimenti sui link esterni
- Su Twitter (dati i pochi caratteri) si e’ costretti ad usare gli shortlinks, di fronte ai quali molti esitano. E non a torto. Ora i tweet consentono molti piu’ caratteri, pero’ e’ di questi giorni la notizia di sospensione/eliminazione di vari accounts di area populista
- Ecc.

Escludendo YouTube, che comunque appartiene a Google, i vari motori di ricerca interni sono spesso alquanto scadenti.
E qui si arriva al Google di oggi:
- Rispetto a qualche anno fa, e forse anche a causa della possibilita’ di cancellazione, moltissime cose non si trovano (piu’)
- Questo blog riceve ora una diffusione (impressions) estremamente limitata nonostante l’elevato CTR (Click Through Rate). Inoltre, ha sbalzi incredibili nel posizionamento. E’ chiaramente un caso, ma questo e’ iniziato dopo alcuni articoli geopolitici in inglese che badavano alla sostanza e non al politically correct – ad esempio The USA after Charlottesville – A New Civil War?
- Recentemente, trovo Google molto inferiore a qualche anno fa, tanto che uso spesso motori di ricerca alternativi. Solitamente, questi ultimi trovano molta piu’ informazione
- Anche nel caso di Google, c’e’ stata una lamentela da parte di un sito inglese anti-Brexit. Tale sito internte ha visto la sua posizione crollare improvvisamente in seconda o terza pagina
- Personalmente, non lo trovo piu’ uno strumento soddisfacente
Nonostante quello che abbiamo appena visto, Google resta di gran lunga il motore di ricerca piu’ utilizzato.

Google ha potere “di vita e di morte”
Per quanto riguarda l’influenza di Google, con il suo “potere di vita e di morte” sui siti web, anche il presidente esecutivo di Alphabet Inc. – che possiede Google – era tra gli invitati al Bilderberg di Dresda.
Erano invitati anche vari giornalisti. E’ quindi evidente che non solo i media, ma anche i social networks ed i motori di ricerca sono considerati importanti. Essi sono cosi’ importanti da essere invitati al Bilderberg.
Consultare vari mass media e’ ormai imperativo per chi cerca l’oro – l’informazione utile.
Ma dove trovare l’informazione?

IL CARO VECCHIO BLOG
Trovare l’informazione con la I maiuscola richiede:
- Impegno
- Intelligenza
- L’uso di vari motori di ricerca
- Spesso, varie iterazioni.
Buone fonti di informazione, o comunque ottimi punti di partenza, sono spesso i blog. Il problema sta nel fatto che usando solo Google spesso non si trova molto, recentemente.
Dice la teoria moderna del SEO (Search Engine Optimization) che i social media sono fondamentali nella diffusione del blog.
Io dico che, vista l’arbitrarieta’ dei socials, non c’e’ da contarci troppo – soprattutto se non si scrivono banalita’ innocue o si fanno analisi contro-tendenza.

Google ed i blog
Ho visto troppi blog di qualita’ eccellente penalizzati da qualche social e/o relegati a dopo la prima pagina da Google. Spesso, tali blog sono preceduti nei risultati di ricerca da siti commerciali “grondanti” pubblicita’ pura e senza il minimo elemento informativo. Questo accade magari anche con blog incentrati sul livello locale, quindi molto focalizzati.
Pur tuttavia, il blog personale e’ ancora una delle fonti di informazione piu’ importanti. Spesso, gli articoli del blogger sono il frutto di estenuanti ricerche. Magari a volte va un po’ troppo sul cospiratorio, pero’ vi sono spesso riferimenti preziosi.
Il problema e’ che ormai le persone vogliono l’informazione immediata. Magari via video, cosi’ non fanno fatica.

COME FARE PASSARE IL MESSAGGIO?
Non e’ solo questione di Brexit
Mi sembra che, ad ogni giorno che passa, chi vuole fare passare un messaggio non convenzionale faccia sempre piu’ fatica.
Personalmente ho fatto miracoli per una pagina Facebook – messaggio perfettamente lecito, ma contro-tendenza – che ho seguito. Tuttavia, le cose diventano sempre peggiori:
- Ad ogni eventuale escamotage viene prima o poi posto rimedio
- Se un certo tipo di post riceve automaticamente diffusione maggiore di altri, dopo un po’ questo non accade piu’.
A giudicare dai posts di parecchie persone, la liberta’ di parola – free speech – e’ molto relativa.
Prevedo che a breve restera’ solo il passa-parola, o quasi. Allora ci ritroveremo inondati di banalita’.

La guerra per il controllo di internet
Anche il web e’ ormai diventato un terreno di battaglia. L’informazione e’ troppo importante perche’ nessuno provi a controllarla in qualche modo.
La novita’ sta nel fatto che i tre mondi sono ormai solo uno: TV, giornali, socials.
Nel frattempo, i blog hanno subito un declino costante.
Mesi fa ho subito attacchi spietati quanto totalmente assurdi su LinkedIn. In poche parole, a qualcuno non piaceva il mio onesto ed informato parere sull’abbattimento del SU-24 russo in Siria da parte della Turchia, nonche’ questo articolo: Dominion – Missili ed Export. Non mi sembra che LinkedIn abbia fatto qualcosa in proposito. Questo, nonostante i personaggi fossero chiaramente su Linkedin per cercare di influenzare in senso puramente politico.
La Brexit e’ un esempio lampante di quello che sta accadendo: un evidente tentativo di influenzare le persone tramite social networks e media, affinche’:
- Votassero remain
- Abbiano una percezione piu’ positiva della UE .
Un nuovo social media dedicato alla liberta’ di parola?
Spero sempre che spunti all’orizzonte un nuovo social network indipendente.
Non lo spero solo io:
- Se continua cosi’, molti abbandoneranno il mondo dei socials
- I social media “settoriali” stanno conoscendo una diffusione sempre piu’ grande.
E spero anche che qualcuno lanci un nuovo motore di ricerca. Non solo, sto orientando la mia attivita’ verso motori di ricerca e socials alternativi.

Nel frattempo continuo a scrivere sul mio blog, perche’ mi piace
So che a molti le mie analisi, specie se sulla UE e sulla Brexit, non “piacciono”.
Per non parlare delle analisi geopolitiche applicate all’internazionalizzazione o di quelle sui temporary export manager “formato” burocrazia italiana.
Me ne faro’ una ragione – nel frattempo molti responsabili di impresa mi hanno ringraziato per le mie analisi geopolitiche e strategiche.

TEMO CHE NON SARO’ MAI INVITATO AL BILDERBERG
Temo che:
- Esprimere liberamente il proprio pensiero su Facebook e la Brexit non ti renda popolare presso le piattaforme social
- Parlare in modo critico dell’influenza dei social media sulla Brexit sia inviso a parecchie piattaforme.
Dopotutto, questo e’ quello che capita alla stragrande maggioranza delle persone, ed io mi considero una persona semplice. E poi, non so se sarei in grado di saldare la camera in uno di quei posti stile Bilderberg.

Consiglierei a tutti di:
- Stare meno sui socials e cercare di piu’ l’informazione, magari non solo con Google
- Fare passa-parola, eventualmente anche sui social networks. Se vi piace un blog, iscrivetevi ed invitate atri ad iscriversi.

DESIDERI SAPERNE DI PIU’?
Ti servono chiarimenti sui social media e la Brexit?
Cerco sempre di rispondere alle domande ed alle richieste di chiarimenti – nonche’ a quesiti specifici.
Contattami quando vuoi. Puoi commentare qui, scrivermi alla pagina di Contatto
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