Il Conflitto tra Occidente e Russia – Parte 2: Guerra dell’Informazione e Fattori Ideologici
I fattori ideologici dell’information warfare, o infowar, tra Russia ed Occidente. Quali sono le conseguenze piu’ immediate della guerra dell’informazione sulle aziende?
LA GUERRA DELL’INFORMAZIONE E’ IN PIENO SVOLGIMENTO
Nella prima parte – La Verita’ sul Conflitto tra Occidente e Russia – Parte 1: Fattori Geopolitici – ho parlato dei fattori geopolitici del conflitto. Passiamo ora ad ideologia ed information warfare – infowar in breve.
Nell’appena citata prima parte, terminavo con la frase seguente:
[…] Se la reazione [USA] contro la Cina e’ di tipo militare – anche perche’ i media ed i socials sono di origine cinese, o controllati dal governo – la reazione contro la Russia e’ principalmente una vera e propria guerra dell’informazione, condotta da USA ed UE […]
Rispetto a quando avevo originariamente scritto questo articolo, la situazione si e’ evoluta nel senso che avevo predetto:
- La guerra dell’informazione imperversa a tutti i livelli
- Pochi si sono accorti di quanto le infowars stiano permeando larga parte della comunicazione dei mass media e sui social networks.
Passiamo ad un’analisi preliminare:
- Dei fattori ideologici, apparentemente piu’ influenti – soprattutto in Europa – di quelli geopolitici
- Dell’infowar. Questa mi sembra piu’ legata a fattori ideologici che geopolitici. In effetti, e’ difficile capire dove e finiscano i primi e comincino i secondi.

LA GUERRA TRA ELITISMO E POPULISMO – SVILUPPI NEGLI USA
Russia e populismo?
Di quella che si puo’ definire come una vera e propria guerra tra elitismo e populismo ho gia’ parlato in vari articoli. Per un’analisi approfondita ed ancora attualissima della situazione consiglio la lettura di Elezioni USA – Scontro Globale tra Due Mondi.
Vorrei qui approfondire un aspetto fondamentale di questa guerra: la Russia di Putin e’ chiaramente il campione dei populismi, o perlomeno come tale viene percepita:
- Dai populisti o sovranisti
- Dagli elitisti o globalisti, oltre che da praticamente tutti i governi occidentali.

Parliamo degli USA?
Gia’ qui, e considerato l’articolo appena citato, qualcuno potrebbe obiettare che quello di Donald J. Trump e’ un governo populista.
Visti gli ultimi sviluppi, oserei dire che Trump lo e’, ma lo staff di cui si e’ circondato no.
E’ fin troppo evidente che:
- La fazione elitista – o mondialista – ha un’influenza forte e crescente su Trump
- Bisogna tenere conto dei militari americani, che hanno una rappresentanza nell’amministrazione ed un’influenza sulla politica estera forse mai viste prima.

Trump e’ veramente populista?
E’ inoltre nota la lotta “all’ultimo sangue” che si e’ svolta tra:
- Il marito della figlia di Trump – Ivanka, estremamente influente sulle scelte del padre
- Steve Bannon, artefice della vittoria di Trump e leader di Breitbart News.
La lotta pareva essersi conclusa con l’emarginazione di Steve Bannon.
Per capirci, Breitbart News viene considerato il campione dell’alt right americana, nonche’ del populismo made in USA. Per inciso: quanti temporary export manager conoscono Breitbart News e la sua influenza?
In poche parole: la politica estera – ed in una certa misura canche quella interna – dell’amministrazione Trump si e’ allontanata sempre piu’ dal populismo, fino ad assumere caratteri elitistici. Cio’ e’ avvenuto in particolare quando si parla della Russia.

FATTORI IDEOLOGICI DELLO SCONTRO TRA OCCIDENTE E RUSSIA
La Brexit, le elezioni USA e gli sviluppi francesi – vedi i Gilet gialli – nonche’ il risultato di varie elezioni europee, dimostrano la forza ed il radicamento dei populismi.
Ci sono dei fattori fondamentali da considerare:
- Spesso i populismi – soprattutto europei – hanno la Russia come riferimento ideale
- La Russia e’ un paese dove vige in pieno il concetto classico di stato nazionale, in piena opposizione al concetto mondialista della UE, dell’intellighenzia europea e – in misura minore – di quella americana
- La Russia se la passa tutto sommato bene e dimostra che lo stato nazionale non e’ superato. E’ difficile, per i campioni dell’elitismo – ovvero la quasi totalita’ dei governi occidentali – sostenere la necessita’ del mondialismo e di una UE piu’ forte.

Immigrazione ed ideologia
- L’immigrazione e le sue conseguenze, di cui ho gia’ trattato – ad esempio in Immigrazione – Conseguenze Strategiche ed Aspetti di Gestione – costituisce ormai la principale preoccupazione degli europei ed e’ una preoccupazione non indifferente dei cittadini degli Stati Uniti. Vedi il muro di Donald Trump
- E’ evidente che l’immigrazione e’ frutto innanzitutto di una scelta ideologica dell’intellighenzia occidentale
- Le indagini della magistratura italiana stavano portando alla luce elementi estremamente interessanti, elementi che sembrerebbero mettere in dubbio il ruolo delle ONG .Quest’ultime sono sempre state messe su un piedistallo dai governi occidentali
- Ricordo che le ONG occidentali sono un po’ la “bestia nera” della Russia – ma anche del governo ungherese – che le considera veicolo di influenza ed instabilita’.

Immigrazione ed Unione Europea
Tutto cio’ che ruota attorno all’immigrazione – quest’ultima essendo il principale fattore che porta ad un’espansione delle forze populiste – e’ tendenzialmente il frutto di una scelta ideologica.
Le élites occidentali non hanno mai fatto segreto di volere una societa’ multi-etnica, multi-culturale, senza confini nazionali.
Altri frutti di una scelta ideologica sono
- Specialmente con i trattati di Dublino, l’Unione Europea
- La volonta’ di una UE sempre piu’ stretta.

Information war
La storia insegna che ogni ideologia ha bisogno di un grande nemico. L’elitismo – o globalismo – ha apparentemente individuato nella Russia il “grande satana”, ovvero cio’ che dimostra che vi e’ un’alternativa al sogno mondialista delle élites stesse.
E’ del resto indubbio che senza l’esempio della Russia di Putin – estremamente popolare in Europa – i vari movimenti populisti europei avrebbero meno seguito.
Qui arriviamo all’importanza fondamentale della:
- Information war
- Vittoria nella guerra per il controllo dell’informazione per l’esito dello scontro tra globalisti e sovranisti in Occidente.
Notate bene: le rivoluzioni orange e la primavera araba dimostrano che perfino la Russia di Putin potrebbe essere vulnerabile se perdesse la guerra dell’informazione.

INFOWAR – GUERRA DELL’INFORMAZIONE
Mi limito qui alla guerra dell’informazione classica. Per altri aspetti consiglio la lettura di Cyberwar, Cyberguerrilla e le Conseguenze sulle Imprese e l’Export.
Come visto nella prima parte di questo articolo:
- Uno scontro fisico tra USA e Russia sarebbe tanto catastrofico che nessuno lo desidera veramente
- Come visto nell’articolo appena citato, anche un’eventuale cyberwar sarebbe disastrosa. Resta un’unica opzione: l’infowar.
Tale forma di guerra non e’ altro che una forma moderna di propaganda, e viene gia’ ampiamente utilizzata dall’Occidente in vari scenari. Vedi Terrorismo, Immigrazione e Brexit – Questione di Marketing.

Information war contro la Russia
Agli ultimo sviluppi della infowar contro i populismi interni dedichero’ magari un articolo. Mi concentro qui piu’ sulla guerra dell’informazione contro la Russia.
Esempi di tale guerra sono evidenti:
- La copertura mediatica della battaglia per Aleppo e l’ampio utilizzo di fonti di dubbia affidabilita’, oltre a quella del – ormai molto presunto – attacco chimico di Idlib
- L’ostracismo – che ha raggiunto livelli “paranoici” – contro la testata russa online RT, ex Russia Today. Personalmente, ho utilizzato spesso – anche in tempi non sospetti – articoli di RT: per quanto sia spesso schierata, pubblica alcuni articoli estremamente interessanti e documentati. Devo anche dire che recentemente il numero di articoli interessanti e’ diminuito; purtroppo, l’infowar sta portando ad una diminuzione della qualita’ dell’informazione – da una parte e anche dall’altra
- La “caccia” alle streghe in atto negli Stati Uniti. Obiettivamente, stabilire la verita’ e’ doveroso, arrivare a certi livelli di sospetto – nei confronti di persone che hanno contatti con un paese con cui non si e’ in guerra – mi ricorda l’epoca di McCarthy. Peraltro, il fatto stesso che sia stato raggiunto un simile livello indica chiaramente che sono all’opera anche fattori ideologici.

Fake news
Ci sono varie condiserazioni da fare su fake news e dintorni:
- Le fake news o bufale. E’ mia impressione che le cosiddette fake news siano spesso notizie invise agli globalisti – ovvero a chi generalmente ha grande influenza sui media occidentali. Spesso sono notizie sgradite sulla Siria, sull’immigrazione, ecc.
- I principali socials occidentali – e non solo – sono solitamente controllati da societa’ USA. Ho l’impressione evidente che ci sia un bias verso fonti collegate in qualche modo alla Russia – od ai populisti
- La decisione di Facebook di cancellare 30.000 account creati prima del ballottaggio presidenziale francese; in base a quali criteri stabilira’ in futuro Facebook se un account e’ falso o meno? Non metto in dubbio le intenzioni di Facebook, ma questo e’ l’esempio di come gli USA potrebbero ipoteticamente influire – non dico che sia il caso – attraverso una societa’ americana
- L’annuncio di Facebook conferma in ogni caso che l’azienda di Mark Zuckerberg non e’ piu’ solamente un’azienda che fornisce servizi socials. E’ anche una parte attiva che prende decisioni legate a valutazioni piu’ politiche – e forse perfino ideologiche – che aziendali.

La guerra dell’informazione in atto diventera’ sempre piu’ dura
Ormai:
- Il campo di battaglia e’ l’informazione, o meglio come questa viene percepita dall’uomo della strada
- L’uomo della strada che ormai e’ divenuto l’uomo di internet.

Information warfare: la chiave sta nella velocita’
Essendo il web cosi’ importante, l’infowar e’ una forma di guerra molto veloce. Questo spiega la superiorita’ dei populisti, che si sanno generalmente muovere molto piu’ velocemente delle organizzazioni tradizionali.
Ma non e’ tutto qui: quelli che ora vengono chiamati populisti, e che vengono definiti anche come nazionalisti o sovranisti, operano su internet da anni ed hanno una notevole esperienza e capacita’. Spesso esclusi dai canali tradizionali, i sovranistisi sono concentrati su internet.

Occidente e Russia
Per quanto riguarda la Russia, l’Occidente sta reagendo al successo di testate come RT con un fuoco di sbarramento e la demonizzazione dell’avversario.
Vedremo come reagira’ la Russia, ma ho l’impressione che l’Occidente abbia trascurato troppo la qualita’ a favore della quantita’. La campagna occidentale ha avuto si’ un certo successo – nonche’ un notevole successo per quanto riguarda le fake news – pero’ ho l’impressione che la quantita’ esagerata di propaganda sia diventata contro-producente.
Vittime collaterali?
Le imprese dell’export e dell’internazionalizzazione: quella che e’ una vera e propria guerra fredda tra Occidente e Russia crea problemi – vedi sanzioni e contro-sanzioni – per non parlare dell’incertezza sul futuro dei commerci.

CONSEGUENZE SULLE AZIENDE DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE E DELL’EXPORT
Le imprese si trovano prese nel mezzo.
Il caso Facebook
Facebook e’ utile, ma nemmeno lontanamente quanto sostengono varie societa’ di consulenza:
- Sono abbastanza critico sulle possibilita’ reali di Facebook per l’export e l’internazionalizzazione
- Il social network per eccellenza sta assumendo caratteristiche sempre piu’ “politiche”.
E non si tratta solo di Facebook.

Le conseguenze?
Vedi la pubblicita’ di una crema di bellezza, ritirata perche’ ritenuta razzista. Ovviamente, il razzismo non c’entrava niente, ma l’impresa ha dovuto sospendere la campagna pubblicitaria e scusarsi – per non parlare dei soldi buttati al vento.
La foto sbagliata, la frase giusta ma nel momento sbagliato: qualunque impresa potrebbe trovarsi in un attimo nell’occhio del ciclone.
La cosa diventa ancora piu’ critica quando si parla di export ed internazionalizzazione:
- Un post scherzoso potrebbe essere classificato come fake news
- Mettere un post dedicato al mercato russo potrebbe essere interpretato come propaganda pro-Russia, ecc.

Infowars, export ed internazionalizzazione
Quando vari attori sono impegnati in una o piu’ infowars, non si sa mai cosa possa accadere.
Mai come ora le imprese che fanno export dovrebbero affidare la parte internet ad un vero esperto.
Purtroppo, normalmente gli esperti sono tali per la parte tecnica ma non conoscono la parte “politica”. L’azienda che fa un errore nella scelta di chi gestisce la comunicazione su internet potrebbe trovarsi nei guai molto velocemente.
Ovviamente, ne consegue la necessita’ di scegliere eventuali societa’ di consulenza per l’internazionalizzazione con estrema oculatezza.
Forse e’ ora piu’ chiaro il perche’ della mia scarsa simpatia per i Temporary Export Manager (TEM) “formato” burocrazia italiana ed i voucher per l’internazionalizzazione.

CURIOSI?
Per approfondire
Se questo articolo vi ha incuriositi e desiderate saperne di piu’ – od esprimere la vostra opinione – i commenti sono i benvenuti.
In caso desideriate andare oltre il livello di articolo divulgativo, potete scrivermi tramite la pagina di contatto.

Cosa faccio?
Oltre a fare consulenze ed analisi geopolitiche approfondite e dedicate, seguo altri settori:
- Export ed internazionalizzazione
- Il progetto Societa’ 5.0, ovvero il primo in assoluto che introduce Society 5.0 in Italia
- Risk ed emergency management
- Project management
- Strategia aziendale
- Formazione
- Industria 4.0, perizie incluse.
