La Guerra dei Mari – Russia ed Export
I mari, i porti e le rotte marittime sono alla base di tante scelte Russe e spiegano le ragioni della nuova guerra fredda tra NATO e Russia. Non e’ quindi possibile fare export efficace senza tenere conto della geopolitica.
Video – Russia’s Kirov Class Battle Cruiser
EXPORT, GEOPOLITICA ED IL CONTROLLO DI MARI E PORTI
Come tutti i miei lettori sanno, e’ da tanto che faccio notare come lo scontro tra UE-NATO e Russia sia strettamente legato:
- Ai mari
- In particolare all’accesso per via marittima alla Russia. Leggi rotte marittime.
In poche parole, lo scontro e’ legato ai porti russi.
E’ evidente che tanti – anche cosiddetti specialisti di geopolitica – si ostinano a non considerare le rotte dell’import e dell’export nelle loro analisi.
Tuttavia, il predominio dei mari ed il controllo dell’accesso ai porti e’ stata la ragione per tante guerre e scontri. Potrebbe anche essere il motivo dell’inizio della III guerra mondiale.

NOTIZIE SCONOSCIUTE DALLA RUSSIA
Ma veniamo a delle notizie tanto interessanti quanto misconosciute. Eppure, verrebbe da supporre che ogni export manager interessato all’Est Europa ed a tanti altri mercati – ad esempio il Medio Oriente – dovrebbe dare la caccia a notizie come questa.
Purtroppo, la triste verita’ e’ che tanti parlano di temporary export manager, voucher per l’internazionalizzazione e quant’altro – ma ben poche societa’ di consulenza si preoccupano di capire dove sta andando il mondo.

Uno
Per la prima volta nella storia, la Russia sta seriamente pensando di:
- Creare una grossa base navale sulle isole Curili, ovvero immediatamente a nord del Giappone
- Fortificare – in senso moderno – le isole.
Alcune delle Curili erano giapponesi fino alla fine della seconda guerra mondiale, inclusa l’isola di Matua – dove sarebbe basata la principale base navale russa.

Due
Putin ha incontrato per due ore il primo ministro Giapponese, Shinzo Abe, a Sochi. Precedentemente, il presidente USA aveva personalmente chiesto ad Abe di non andare al meeting con Putin.
Tre
Pare che nel marzo 2016, il cancelliere tedesco Angela Merkel abbia lanciato una proposta ai giapponesi – entrare nella NATO.
Impossibile, per i russi, non vedere la mano anche di altri paesi e degli Stati Uniti dietro questa proposta.

Geopolitica: le isole Curili
Ora, e’ fin troppo evidente che la decisione russa di fortificare le Curili potrebbe anche essere dovuta alla proposta della Merkel. Tuttavia, ritengo che non sia necessariamente cosi’.
Anche se precedentemente ho preferito concentrarmi sui porti occidentali della Russia – limitandomi ad accennare ad una situazione non molto migliore ad Oriente – e’ ovvio che chiunque cercherebbe di migliorare la sicurezza degli accessi ai suoi pochi porti.
Qual’e’ il problema?
Gli USA e la UE-NATO, questo non riescono a capirlo. Oppure lo capiscono fin troppo bene, perche’, onestamente, una NATO estesa al Giappone lascia ben pochi dubbi relativamente agli obiettivi della NATO stessa.

LE ISOLE CURILI E LA LORO POSIZIONE STRATEGICA ANCHE PER L’EXPORT
La storia delle isole Curili
Si tratta di una storia abbastanza complessa, per cui consiglio qualche buon sito che ne tratti.
Come gia’ ricordato, il Giappone rivendica alcune isole, peraltro assegnate alla Russia dalla conferenza di Yalta del 1945 – in cambio dell’entrata in guerra russa contro il Giappone.
Peraltro, dopo la guerra gli USA cercarono di tenersi almeno una delle Curili per se’ stessi; la velata minaccia di difenderle con le armi da parte russa chiuse la questione.
In poche parole, che le Curili siano strategiche e’ evidente.

Approfondendo la situazione dei porti russi in Siberia Orientale, e’ evidente che:
- Il grande porto di Vladivostok, e’ completamente “racchiuso” dal Giappone. Il possesso russo della grande isola di Sakhalin non cambia la situazione piu’ di tanto.
- Le Curili costituiscono il prolungamento del “muro” giapponese fino alla Penisola russa della Kamchatka
- L’unico porto di dimensioni medie libero da questo “accerchiamento” e’ Petroplavosk nella Kamchatka, a breve distanza dalle Curili e non molto lontano dalle Aleutine. Quest’ultime sono in mano americana
- I pochi porti – di piccole dimensioni – russi nel Mare di Bering sono facilmente bloccabili da forze che utilizzino le Aleutine come base. Uscire dal Mar di Bering, se non molto vicino alla Kamchatka, e’ molto difficile in caso di blocco.

LE LIMITAZIONI GEOGRAFICHE ALL’EXPORT RUSSO
Per la situazione dei porti russi in Occidente – nonche’ per considerazioni sulla Crimea, la crisi del Donbass e l’Iran – rimando al mio articolo Il Mar Nero e le Rotte dell’Export.
Ricordo inoltre che stiamo parlando di un paese con una rete stradale ancora scarsa.
In poche parole, e’ fin troppo evidente che l’export della Russia puo’ essere bloccato molto facilmente in Occidente, e con non molta piu’ difficolta’ in Oriente.
C’e’ poi da aggiungere che spostare merci fino alla Siberia Orientale e’ molto costoso oltre che difficoltoso. Inoltre, la marina americana puo’ essere ancora piu’ determinante in un simile settore.

GUERRA, BLOCCO OD EMBARGO?
Mari e porti sono il tallone di Achille russo
Intendiamoci:
- Una guerra aperta e’ abbastanza difficile
- In effetti, un embargo – sanzioni e’ solo una parola piu’ diplomatica – e’ gia’ in atto
- Un blocco e’ tutt’altro che da escludere.
In fondo, gli USA si ritrovano ancora con una flotta di superficie estremamente potente. Flotta che e’ forse superata come concetto ma piu’ che adeguata per un blocco od una guerra “glaciale”.

Siria, Mar Baltico, Siberia orientale ed Iran
Se la Russia dovesse perdere la base di Tartus in Siria – da cui potrebbe colpire il traffico marittimo turco – nessuno potrebbe impedire alla Turchia di chiudere il Bosforo alle navi russe.
Per quanto riguarda il Mar Baltico, e’ fin troppo evidente la facilita’ con cui potrebbe essere chiuso al traffico russo. Peraltro, i russi hanno gia’ fatto capire molto chiaramente che sono pronti alla guerra aperta in quel caso.
Restano i pochi porti della Siberia orientale. Tuttavia, l’apparente offerta della Merkel ai giapponesi (entrare nella NATO) rende evidente che l’intenzione e’ di rendere facilmente bloccabile ogni accesso marittimo alla Russia. Senza export, il paese morirebbe.
Per quanto riguarda la via iraniana – di cui parlo nel gia’ citato Il Mar Nero e le Rotte dell’Export – la politica USA verso l’Iran e’ ben nota. Personalmente, ritengo che sia legata anche all’amicizia che si e’ instaurata tra Russia ed Iran – amicizia peraltro dovuta anche alla grande strategia americana.

Un gioco geopolitico pericoloso?
Ho sempre cercato di non spingere troppo in la’ i miei giudizi, ma a questo punto mi sembra ovvio che USA, UE e NATO stiano facendo un gioco estremamente “pericoloso”. Non per dare ragione ai russi, ma e’ evidente che tali entita‘ stanno cercando di:
- “Isolare” la Russia
- Porsi in posizione tale da tagliare ogni possibile accesso ai porti russi.

Perche’ pericoloso?
Ecco qua:
- I russi stanno potenziando le loro forze nei paesi baltici, nella Siberia Orientale e – ovviamente – nel settore centro-meridionale
- I “messaggi” dimostrativi, da una parte e dall’altra, si moltiplicano
- Le “prove di forza” diventano sempre piu’ evidenti. Peraltro, nel caso della NATO, sono spesso tanto simboliche quanto sintomo di debolezza militare.
Ci si attendeva che molto avrebbe potuto dipendere dal risultato delle elezioni presidenziali americane, ma e’ ben evidente che l’atteggiamento USA verso la Russia non e’ cambiato. Se anche Trump la pensa diversamente, non e’ certamente nella posizione di potere fare piu’ di tanto.

E L’EXPORT?
La situazione dell’Unione Europea
L’export senza rischi non e’ mai esistito. Tuttavia, la situazione geopolitica globale sta diventando sempre piu’ instabile – anche in Europa.
Anche senza considerare la Brexit – personalmente, ho l’impressione che i suoi possibili effetti siano esagerati da tanta stampa – e’ fin troppo evidente che la UE sta diventando una polveriera geopolitica.
L’immigrazione rischia di scatenare tensioni incredibili, ed in generale il sentimento popolare appare in totale contrasto con le posizioni dei capi – ufficialmente tali o meno – della UE.

Come reagira’ la Russia?
Mi aspetto che la Russia cerchi di approfittare di tali tensioni, non fosse altro che per diminuire la pressione della UE-NATO su se’ stessa. Del resto, la visita di Putin in Grecia ed il ritorno dell’idea del South Stream – attraverso la grecia – parlano chiaro.
In La Caduta degli Dei – Parte 1: UE, Turchia, Immigrazione e Missili Russi avevo scritto:
‘… E se la Russia promettesse alla Grecia qualche batteria di S-300, in grado di garantire il suo territorio dalle continue violazioni turche?
E se fosse rispolverato il progetto del South Stream, ovvero gas attraverso Grecia e Bulgaria, con tutti i vantaggi economici nonche’ il potere di lasciare al freddo la UE o parte di essa?
E se la Grecia, (che si sente) umiliata dalla UE e messa inginocchio dal fenomeno migratorio caro alla UE e favorito dalla Turchia, decidesse di dire basta perlomeno alle umiliazioni piu’ eclatanti? …‘

Sviluppi geopolitici
Nel frattempo, ed a seguito del tentativo di colpo di stato in Turchia, Russia e Turchia si sono riavvicinate – tanto che la Russia fornira’ alla Turchia missili S-400. Inoltre, gli eccellenti rapporti tra Russia e Grecia restano.
In poche parole, nessuna impresa, ne’ PMI ne’ grande azienda, puo’ piu’ fare a meno di
- Un’analisi (e gestione) dei rischi
- Una seria analisi geopolitica indipendente. Le pseudo-mappe dei rischi o gli “esperti” che manco prendono in considerazione le rotte marittime – o magari chi ragiona con i paraocchi ideologici – non risolveranno i vostri problemi.

Analisi economiche? E pensate di fare export cosi’?
Le analisi puramente economiche andavano forse piu’ o meno bene quando c’era stabilita’ – anche se vi sono parecchi racconti “dell’orrore” in proposito.
Siamo entrati in pieno nell’era dell’incertezza: l’azienda che si adegua – e soprattutto cambia modo di ragionare – fa export, le altre temo che chiuderanno.
Cio’ dovrebbe essere realizzato in primis dalle societa’ di consulenza per l’internazionalizzazione e, soprattutto, dai temporary export manager.
Purtroppo, non mi sembra che le cose stiano andando cosi’. Semmai, noto un rifiuto pressoche’ totale di tutto cio’ che e’ legato alla geopolitica.
Ora, comprendo che il tipico export manager abbia una formazione esclusivamente economica – ed al massimo culturale. Ma l’impresa che non sta al passo con i tempi, non credo proprio che eccellera’ nell’export.

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